Sport e differenze di genere: i falsi miti da cui liberarsi4 min read

21 Agosto 2014 Genere -

Sport e differenze di genere: i falsi miti da cui liberarsi4 min read

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sport e differenze di genereSport e differenze di genere: un tema significativo per mostrare come spesso si creda che il sesso di una persona determini necessariamente anche il suo modo di stare al mondo e le sue scelte. Fin da piccoli siamo portati a pensare che bambine e bambini si comportino in maniera diversa in base al sesso, senza valutare le caratteristiche individuali, le predisposizioni caratteriali, i gusti. Ognuno di noi rischia di diventare lo specchio di un modello imposto arbitrariamente dalla nascita.

Il sesso però non è il genere: il primo è l’insieme delle caratteristiche biologiche e genetiche di una persona, il secondo indica invece i tratti sociali e culturali che danno significato al sesso. Il genere, in breve, è una costruzione sociale. È per questo che il legame tra sport e differenze di genere (di genere, non di sesso!) può dirci molte cose sul modo in cui l’immaginario socio-culturale influenza le nostre vite.

Sport e differenze di genere: stereotipi in azione

Partiamo dal presupposto che lo sport sia un mezzo importantissimo per la formazione della personalità, e ci chiediamo: quanto i modelli sociali descritti sopra possono influire negativamente sullo sviluppo di una persona?

Le differenze di genere sono decodificate attraverso l’uso di stereotipi, che veicolano un’immagine rigida e semplificata della realtà. Il contenuto degli stereotipi è ancorato alla divisione dei ruoli e dipinge, ad esempio, la donna come un essere amorevole, sensibile, capace di sentimenti profondi, e l’uomo come un essere sicuro e determinato, razionale, adatto alla leadership.

Gli stereotipi non risparmiano neanche il rapporto tra sport e differenze di genere. Lo sport offre un terreno fertile per i falsi miti. Siamo ad esempio convinti che le donne a causa della loro scarsa aggressività e della loro morbida indole siano meno inclini a praticare certi sport.

Così come esistono giochi per bambine e giochi per bambini, esistono sport da maschi e sport da femmine. Avremo quindi calciatori maschietti, pallavoliste femminucce, ballerine femminucce, rugbisti maschietti. Ognuno di noi è indirizzato ad uno sport non in base alle proprie inclinazioni, ma in base a standard sociali.

In realtà non esistono sport da bambini e sport da bambine, esistono semplicemente sport. Il fatto che le prestazioni fisiche delle donne non siano paragonabili a quelle maschili non le esclude a priori da nessuna disciplina sportiva.

La diffusione dello sport al femminile è segnato da una continua lotta contro le barriere simboliche che relegano le donne nella sfera domestica: solo alle ultime Olimpiadi di Londra le donne hanno per la prima volta nella storia avuto diritto a partecipare alle stesse competizioni maschili.

Lo sport rimane un terreno fondamentalmente maschile: sono in maggioranza gli uomini a praticarlo, sono quasi tutti uomini che ne rappresentano i vertici istituzionali, e sono maschili i linguaggi.

Sport e differenze di genere: quali prospettive?

L’Unione Europea ha dichiarato guerra alla discriminazione di genere nello sport. A sollecitarne l’urgenza è stata Androulla Vassiliou, esponente della Commissione Europea negli anni di Barroso e promotrice di una serie di iniziative culminate in una conferenza sulla parità tra uomo e donna tenutasi a Vilnius in Lituania, il 3 e il 4 dicembre 2013.

L’obiettivo era quello di creare un insieme di azioni, coordinate a più livelli, tese alla realizzazione di un ambiente privo di discriminazioni e molestie. L’evento ha riunito i rappresentanti delle organizzazioni dello sport, tra cui il Comitato Olimpico Internazionale, il Comitato Paraolimpico Internazionale e l’Uefa, l’associazione che raggruppa le federazione europee di calcio.

La conferenza di Vilnius ha demandato a un gruppo di esperti la definizione di una strategia per il periodo 2015-2020 per incrementare la presenza femminile nei ruoli dirigenziali e la presenza delle donne nello sport a tutti i livelli. Ma in un mondo in cui la visione della donna è ancora osteggiata la strada da percorrere sarà ancora lunga.

Lo sport è portatore di principi di tolleranza, eguaglianza, parità, reciprocità. Ragion per cui dovrebbe preservare le differenze, e trasformarle in occasioni di sana competizione. Non ci dimentichiamo che proprio lo sport fu un veicolo straordinario di riconciliazione nel Sudafrica post-apartheid: Mandela portò i mondiali di rugby in Sudafrica proprio per abbattere le barriere razziali, mettendo in atto in maniera esemplare le potenzialità culturali della pratica sportiva. Auguriamoci che lo stesso possa accadere anche per le differenze di genere.

Sport e differenze di genere: letture consigliate

– Neumann Erich, La psicologia del femminile, Astrolabio editrice.
– Porro Nicola, Lineamenti di sociologia dello sport, Carocci editore.
– Tripodi Vera, Filosofia della sessualità, Carocci editore.

Immagine | Chris Phutully

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Sono nato e vivo a Firenze dal 1984. Ho una laurea in scienze motorie e un master in programmazione neurolinguistica. Scrivo e collaboro con la casa editrice digitale Go ware edizioni. Sono educatore sportivo professionista e ho tre grandi passioni: la scrittura, la politica e il teatro. Non sopporto la Fiorentina ma amo Firenze alla follia.
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