Sondaggi elezioni Germania 2017 | Si vota32 min read

18 Settembre 2017 Politica -

Sondaggi elezioni Germania 2017 | Si vota32 min read

Reading Time: 24 minutes

18 luglio 2015

Dopo le trattative che hanno portato al tanto contestato accordo per la Grecia, molti osservatori internazionali hanno fortemente criticato il ruolo della cancelliera Angela Merkel e del ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble nella formulazione delle proposte. Ma che opinione hanno gli elettori tedeschi riguardo alla questione greca e quali possono essere i possibili scenari in vista delle elezioni del 2017?

Il dualismo fra Merkel e Schäuble

Le posizioni assunte da Angela Merkel durante il corso delle trattative sul debito greco hanno messo in discussione il suo effettivo valore agli occhi dell’opinione pubblica tedesca: il comportamento del governo ellenico negli ultimi mesi aveva distrutto quasi completamente la fiducia nel popolo tedesco sul fatto che la Grecia fosse in grado di rispettare qualunque accordo preso e le conseguenze di questa convinzione sono ricadute tutte sulle spalle della cancelliera. La volontà dichiarata della Merkel era quella di mantenere la Grecia nella zona euro a determinate condizioni, ma il continuo arenarsi delle trattative aveva esasperato l’opinione pubblica. La disponibilità della cancelliera a fare delle concessioni alla Grecia è stato percepito come un’ingiustizia verso il popolo tedesco, sicuro di dover in futuro pagare di propria tasca le mancanze di un popolo insolvente. La vittoria dell’“OXI” al referendum greco ha rappresentato un pesante ostacolo per la linea seguita dalla Merkel. Le condizione imposte da lei e dagli altri creditori non erano state accettate dal popolo greco manifestando, dal punto di vista tedesco, la volontà di non voler necessariamente rimanere all’interno della moneta unica. Lo stesso vice-cancelliere social-democratico Gabriel lo aveva annunciato alla vigilia:

il referendum sarà una scelta del popolo greco sulla permanenza nell’euro

Arrivata a questo punto, la Merkel ha dovuto sostenere un duro confronto col suo ministro delle finanze Wolfgang Schäuble, con il quale i rapporti non sono mai stati idilliaci. Il ministro aveva già paventato l’ipotesi dell’uscita della Grecia dall’euro nel 2012, ma allora questa eventualità non era ancora stata presa in considerazione dalla cancelliera. Secondo alcuni sondaggi, Schäuble negli ultimi tempi avrebbe addirittura superato la Merkel negli indici di popolarità dell’elettorato tedesco, il tutto grazie alle sue posizioni più intransigenti nei confronti del debitore greco. Sua è, fra le altre, la proposta della Grexit temporanea di 5 anni. L’opinione pubblica tedesca è molto sensibile al tema, i tedeschi rivendicano di aver vissuto in prima persona gli effetti dell’austerity sotto il Governo del socialdemocratico Schroeder (poi non riconfermato). Buona parte del popolo tedesco si aspetta che anche i greci facciano i loro sacrifici per superare questo momento difficile senza che debbano essere altri a pagare per le loro mancanze. A riprova di queste considerazioni vi è un sondaggio rilevato subito dopo all’accordo: esso rileva infatti che il 49% dei tedeschi non avrebbe concesso nuovi aiuti alla Grecia, con il 46% che invece lo avrebbe fatto e con il 5% di indecisi.

Nell’accordo finale raggiunto, sembra che proprio Schäuble abbia avuto un ruolo importante nel definire gli impegni che la Grecia si è dovuta assumere per ottenere il nuovo finanziamento e rimanere nell’area Euro. Ma in questo caso, il contributo del ministro delle Finanze ha avuto riscontri positivi per la cancelliera: un sondaggio dell’istituto Forsa ha evidenziato che il 55% dei tedeschi è soddisfatto della linea assunta dalla Merkel nel corso dell’ultima trattativa, mentre il 31% ritiene che avrebbe dovuto costringere la Grecia ad uscire dall’euro. A riprova della poca fiducia dei tedeschi verso la Grecia, ben l’81% ritiene che il governo ellenico non rispetterà gli impegni presi. Le misure per il nuovo finanziamento sono state approvate dal Parlamento tedesco non con poche riserve all’interno della maggioranza, soprattutto interna al CDU. La sfiducia nei confronti del governo ellenico è ricaduta anche sulla Merkel, ma la cancelliera rimane al momento salda al suo posto, forte del favore dalla maggioranza dell’elettorato.

Sondaggi elezioni Germania 2017: la Merkel sarà riconfermata?

Sondaggi elezioni Germania 2017

Le ultime elezioni del 2013 hanno visto il trionfo della coalizione di Angela Merkel il CDU/CSU che ha portato a casa il 49% dei seggi parlamentari, con i diretti avversari dell’SPD fermi al 30%. Il mancato raggiungimento della maggioranza assoluta e il fatto che il partito liberale fosse rimasto fuori dal nuovo Bundestag a causa delle soglie di sbarramento, ha costretto l’attuale cancelliera a trovare nuovi alleati per poter ottenere in Aula i numeri necessari a governare. Dopo un paio di mesi di consultazioni, ha finalmente preso forma un Governo di grandi intese formato da una inaspettata coalizione fra CDU/CSU e SPD, con l’incarico di primo ministro affidato ad Angela Merkel e come vice-cancelliere e ministro dell’economia il socialdemocratico Sigmar Gabriel.

Gli scenari per le prossime elezioni del 2017 sono difficili da immaginare vista la situazione attuale. Non è ancora chiaro se la Merkel ha intenzione di presentarsi per un eventuale quarto mandato o se preferirà focalizzarsi su un importante incarico in altri organismi internazionali (si parla addirittura di una probabile candidatura al segretariato generale dell’ONU). In quest’ultimo caso, la coalizione CDU/CSU avrà bisogno di una nuovo leader, ma il nome di Schäuble, tanto chiacchierato negli ultimi giorni, non sembra al momento accontentare tutte le parti in causa. È comunque improbabile che si apra una lotta alla leadership e finché non saranno chiare le intenzioni della Merkel la coalizione non sembra decisa ad affrontare il problema.

Discorso diverso riguarda invece l’SPD. Già adesso sono iniziati i primi valzer di nomi per il prossimo candidato cancelliere: i più popolari sembrano attualmente essere proprio Sigmar Gabriel, e Frank-Walter Steinmeier, l’attuale ministro degli Esteri. Un recente sondaggio tedesco ha evidenziato come Steinmeier (già candidato cancelliere nel 2009) avrebbe la possibilità di competere con Merkel per il 40% degli elettori, rispetto al 16% di Gabriel ed al 10% di Martin Schulz, nel 2017 in scadenza del suo mandato come Presidente del Parlamento Europeo. Malgrado il lavoro svolto a fianco della Merkel e le dure posizioni dei socialdemocratici nei confronti della Grecia, l’SPD rimane indietro nei sondaggi politici: il 41% delle preferenze va all’Unione (CDU/CSU), mentre i socialdemocratici si fermano al 24%; la Sinistra è al 9%, i Verdi all’11%, gli anti-europeisti dell’AfD al 4%, mentre i liberali sono tornati oltre la soglia di sbarramento al 6%.

Con questi numeri e con una probabile ricandidatura di Angela Merkel, l’SPD si troverebbe in netta difficoltà visto il divario enorme da colmare con l’Unione. Inoltre, le posizioni dell’SPD su molte questioni chiave sono state molto ambigue in questi anni di governo col centro-destra (vedi posizioni vicine all’austerity per la Grecia) e i suoi elettori potrebbero trovarsi spiazzati di fronte ad un agenda politica in discontinuità con quanto portato avanti finora. Come in Europa, l’appiattimento dei socialdemocratici su posizioni popolari porta ad un forte distacco dell’elettorato di centro sinistra dai socialisti europei.

La strategia di seguire la posizioni della popolare Merkel e del suo partito penalizza l’SPD in favore della stessa Unione o della sinistra della Die Linke. Data l’esperienza condivisa di Governo, è difficile per i dirigenti prendere posizioni di contrasto nette, spingendo l’SPD sempre più vicino al CDU. L’unica speranza per i socialdemocratici è quella di mettere in mostra le proprie competenze di governo col Governo di larghe intese per poi cercare, nel 2017, un’alleanza con i Verdi e la Sinistra per abbattere lo strapotere del CDU/CSU.

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Fiorentino di nascita, Web Marketing Specialist per diletto e Nerd di professione. Si nutre di cultura pop e vive la sua vita perennemente in direzione ostinata e contraria. Per Le Nius supporta l'area editoriale, in ambito politica, e l'area social. matteo@lenius.it
3 Commenti
  1. Max

    il suicido del popolo tedesco in diretta

  2. ulisse

    Il popolo tedesco è molto disciplinato; gli venne imposto il nazismo e loro lo votarono democraticamente. Gli venne imposto l’unificazione tedesca cavalcando ragioni sentimentali (i fratelli divisi che si riabbracciano, un cuore un’anima…) e loro aderirono democraticamente. La sicurezza in Germania, soprattutto degli ultimi anni, non è più tale e questo lo dicono i tedeschi, i reati nel 2015 sono aumentati, fonte polizia federale, del 31,6% rispetto l’anno precedente e i principali responsabili sono extracomunitari. La frase “mai nella storia i tedeschi sono stati tanto bene” è un puro slogan di propaganda, non solo perché la signora Merkel negli anni ’80, anni di vero benessere per i tedeschi, viveva altrove ma anche perché la realtà tedesca è, tra la gente comune, molto diversa da quella che si vuole mostrare nei media oggi. La notevole differenza, soprattutto rispetto gli atteggiamenti culturali, ad esempio dei mussulmani nei confronti delle donne, e questo anche nella seconda generazione, pone un muro con gli stranieri soprattutto extraeuropei nell’ambito privato come mai si era vista prima. La politica tedesca ha manipolato e censurato l’informazione pubblica, soprattutto dopo gli episodi del capodanno di Colonia, nel tema principe che affligge la Germania (certamente conoscerà il report della fondazione Otto Brenner del 2017 con titolo “Die „Flüchtlingskrise“ in den Medien - Tagesaktueller Journalismus zwischen Meinung und Information“),le “gegenstimmen” (pareri opposti) vengono diffamate e sul quale l’AFD (e mi permetta è di destra ma non estrema; altrimenti NPD cosa sarebbe ?) sta crescendo nei consensi. Rimane da capire se i tedeschi, come disse la sig.ra Merkel nel 2015, riusciranno con il “Wir schaffen das”.

  3. Gastone L.

    "Ugo Volli dà una lettura davvero fuori dal coro, di questa Europa alle prese col fenomeno migranti e con la minaccia del terrorismo. Milano - «Sì, l'essenza vera del fascismo oggi sta nell'islam politico». Grande semiologo (è considerato l'erede di Umberto Eco), critico letterario per importanti giornali di sinistra, ebreo, Ugo Volli dà una lettura davvero fuori dal coro, di questa Europa alle prese col fenomeno migranti e con la minaccia del terrorismo. Professore, cos'è successo in Germania?«Il Paese ha una situazione economica ottima, non vive problemi politici particolari, ma Cdu e Spd hanno perso un quarto dei voti. È una sconfitta grave. Ma cosa è in gioco? Per me è molto chiaro che il punto è l'immigrazione ed è confermato dalla vittoria dell'Afd. Ma protagonisti non sono i partiti, sono gli elettori che hanno punito le forze di governo, come altrove».Un voto di protesta?«Non sono diventati tutti neo nazisti e non lo sono i quadri dell'Afd, che in parte arrivano dalla Cdu. È un voto di preoccupazione su un'agenda che i partiti non vogliono discutere. Come quelli che dicono: Votiamo ora lo ius soli. Strana concezione della democrazia, per cui le scelte decisive non si devono lasciare agli elettori».Malafede o ideologia?«C'è speculazione politica. Chi si oppone all'immigrazione è populista e i populisti sono neonazisti. È la reductio ad Hitlerum di Leo Strauss: chi dice cose che non ci piacciono è nazista. Ma in Italia il sistema politico si è rafforzato quando con Berlusconi sono stati integrati e sdoganati coloro che erano emarginati. Ho dato un'occhiata al manifesto elettorale dell'Afd, hanno una piattaforma liberale, oltre a ostentare una simpatia per Israele che per me è importante. Non bastano uscite folcloristiche o parole mal tradotte».Lei si definirebbe di sinistra oggi?«Io ho fatto il '68, nel Movimento studentesco, prima ero iscritto alla Fgci, poi non ho più fatto politica, la mia ultima tessera è del '72, a 23 anni. Ho avuto una progressiva presa di coscienza, come tanti, sul fatto che dicevamo assurdità, sciocchezze, non capivano niente. Poi ho sviluppato convinzioni progressiste, a lungo ho votato Pci, poi Pd. Oggi non mi identifico».Nelle comunità ebraiche il timore per le forze neofasciste è molto comprensibile.«Io sono un ebreo, molto attaccato alla sua identità. Difendo Israele come sola democrazia del Medio oriente, unico posto in cui donne, omosessuali e minoranze sono libere e in cui c'è spazio per i musulmani che vogliono pregare. La libertà dell'Europa si difende davvero sotto le mura di Gerusalemme. Mio padre fu cacciato da scuola nel '38, mio nonno messo confino, familiari vittime della shoah, mi sono sempre considerato antifascista e non ho alcuna simpatia per il negazionismo. Ma bisogna conoscere i nemici per guardarsene. Chi uccide gli ebrei oggi sono musulmani. E chi difende questo terrorismo sta soprattutto a sinistra».L'islam politico è il nuovo fascismo?«Sì, credo di sì. Organizzazione paramilitare, società organica e non aperta e liberale, odio per la democrazia. Sono caratteristiche che porta in modo sanguinoso quell'islam, ma anche certe organizzazioni di sinistra, che tappano la bocca a chi non la pensa come loro».

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