Il sistema di accoglienza dei migranti in Italia, spiegato per bene38 min read

8 Marzo 2024 Dati migrazioni Migrazioni Politiche migratorie -

Il sistema di accoglienza dei migranti in Italia, spiegato per bene38 min read

Reading Time: 28 minutes

Secondo gli ultimi dati del Ministero dell’Interno, al 15 febbraio 2024, le persone in accoglienza sul territorio italiano sono quasi 139mila. Ma come si accede al percorso di accoglienza? Quali strutture esistono? Quali servizi vengono erogati?

Poiché la normativa riguardante l’accoglienza e l’integrazione dei richiedenti asilo e rifugiati è soggetta a continui cambiamenti, proviamo a ripercorrere le varie fasi dell’accoglienza, evidenziando che cosa è cambiato con l’entrata in vigore del DL 20/2023. DL meglio noto come “Decreto Cutro” perché messo a punto dopo il naufragio del 26 febbraio 2023, quando un’imbarcazione di legno partita dalla Turchia, con a bordo 180 persone, si è spezzata a pochi metri dalla spiaggia di Steccato di Cutro. Saranno 94 le vittime accertate e decine i dispersi.

Le prime fasi dell’accoglienza: hotspot, CPA E CAS

Le persone approdate sul territorio nazionale vengono condotte negli hotspot. Queste strutture sono localizzate in prossimità delle principali aree di sbarco o dei porti nei quali, solitamente, vengono convogliati i flussi migratori in arrivo via mare. Infatti, gli hotspot attualmente attivi si trovano a Lampedusa, Messina, Pozzallo e Taranto. In aggiunta, dal 2023 dovrebbe essere operativo anche l’hotspot di Porto Empedocle, la cui gestione è stata affidata, per sei mesi, alla Croce Rossa Italiana. Qui i migranti sono trattenuti il tempo necessario per il completamento delle operazioni di primo soccorso e identificazione, con fotosegnalamento e raccolta delle impronte. Inoltre, è negli hotspot che i migranti ricevono l’informativa legale e possono manifestare la volontà di chiedere protezione internazionale. Se questo accade, ma non è stato possibile ultimare le procedure necessarie ad avviare la domanda di asilo, i migranti possono essere trasferiti, su disposizione del prefetto, nei Centri di Prima Accoglienza (CPA): strutture governative dislocate sull’intero territorio nazionale e riservate, appunto, ai richiedenti asilo. Tra questi rientrano anche gli ex CARA (Centri di accoglienza per richiedenti asilo) e gli ex CDA (centri di accoglienza). Nei CPA sono erogate l’assistenza materiale, sanitaria e la mediazione linguistico-culturale. Il DL 20/2023 ha eliminato l’assistenza psicologica – e questo potrebbe compromettere l’emersione di eventuali vulnerabilità dei migranti, soprattutto di tipo psichico e\o legate a questioni di identità di genere e orientamento sessuale – l’insegnamento dell’italiano e i servizi di orientamento legale e al territorio, disposti dal DL 130/2020.

Ci sono poi i Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS), strutture temporanee pensate per far fronte all’esaurimento dei posti nei centri governativi e, per questo, individuate sul territorio all’occorrenza dalle prefetture. Tuttavia, negli anni i CAS sono diventati parte stabile del sistema, tant’è che per molte persone hanno rappresentato l’unico strumento di inserimento sul territorio. Anche qui, come nei CPA, dal 2023 i servizi erogati sono stati ridotti al minimo, rispetto quanto previsto dalla normativa in vigore precedentemente (DL 130/2020). Si tratta di tagli non nuovi per il Sistema di accoglienza italiano: nel 2018 il “Decreto Sicurezza” (DL 113/2018) aveva diminuito drasticamente le prestazioni (ne avevamo parlato qui), mantenendo però, a differenza del DL 20/2023, l’informativa legale. Così facendo, diverse realtà hanno preferito non partecipare ai bandi aperti dalle prefetture per la gestione operativa dei CAS. Nei bandi, infatti, viene calcolata una retta giornaliera per ciascun utente, che diminuisce con il calare dei servizi. Se questa è troppo bassa risulta impossibile per l’ente assumere personale qualificato ed erogare un servizio dignitoso alle persone accolte. In questo modo si rischia di rendere il sistema maggiormente esposto ad azioni speculative, attuate da enti privati quasi unicamente interessati al profitto. In merito, il Decreto Cutro ha previsto la nomina di un commissario per la gestione temporanea dei CAS, così come degli hotspot, dei CPA e dei CPR (Centri di permanenza per il rimpatrio), qualora ricorra un grave inadempimento degli obblighi previsti dallo schema del capitolato di gara adottato per ciascuna tipologia di centro, ove l’immediata cessazione dell’esecuzione del contratto possa compromettere la continuità dei servizi indifferibili per la tutela dei diritti fondamentali nonché la salvaguardia dei livelli occupazionali (art.6).

Al di là di quanto appena detto, la diminuzione dei servizi comporta ripercussioni soprattutto sui beneficiari e sul loro processo di integrazione. Erogare corsi di italiano, assistenza legale o attività finalizzate all’inclusione lavorativa e/o sociale, significa innanzitutto riempire il tempo dei richiedenti asilo, contenendo l’inattività, l’isolamento e il senso di impotenza che spesso accompagna i migranti nei loro percorsi. Secondariamente, queste attività concorrono a prevenire eventuali situazioni di vulnerabilità, sociale ed economica, perché funzionali a fornire gli strumenti indispensabili al raggiungimento dell’autonomia. La prevenzione della marginalità, dell’illegalità, dello sfruttamento lavorativo e dei problemi di ordine pubblico, passano quindi anche da qui, ma un sistema che continua ad essere impostato sull’emergenza sembra dimenticalo: nell’agosto 2023, per assicurare un maggior turn over nelle strutture di accoglienza, una circolare del Ministero dell’Interno esortava i prefetti a concludere le misure d’accoglienza per i richiedenti che hanno ottenuto la protezione internazionale, sebbene in attesa del permesso di soggiorno o di accedere al Sistema di Accoglienza e Integrazione.

Sempre per fronteggiare l’eventuale carenza di posti nei CPA o nei CAS, nel DL 20/2023 (art.5-bis) è stata inserita la possibilità di trasferire i richiedenti asilo in strutture di accoglienza provvisoria, rispetto alle quali non sono forniti molti dettagli, se non che la modalità di attivazione è analoga a quella dei CAS, così come le prestazioni erogate. Rimanendo sempre all’interno di una visione emergenziale, fino al 31 dicembre 2025, sarà possibile realizzare nuovi hotspot e CPA anche in deroga ad ogni disposizione di legge, diverse da quella penale, antimafia e dalle disposizioni dettate dall’UE.

La seconda accoglienza: il SAI

La seconda accoglienza, che ha come obiettivo la riacquisizione dell’autonomia individuale dei migranti sul territorio, viene garantita all’intero dei progetti SAI, ossia del Sistema di accoglienza e integrazione (ex SPRAR ed ex-SIPROIMI), al quale, dal 2023 tornano (come nel 2018) ad accedere al servizio soltanto i rifugiati o i titolari di altre protezioni, salvo casi specifici di richiedenti. Tra questi i minori stranieri non accompagnati; i neomaggiorenni affidati ai servizi sociali in prosieguo amministrativo; i migranti che si trovano in particolari situazioni di vulnerabilità; coloro che sono entrati in Italia grazie ai corridoi umanitari o programmi di reinsediamento nel territorio nazionale; i profughi afghani arrivati in Italia tramite operazioni di evacuazione; infine, i profughi ucraini secondo le disposizioni previste dalla normativa emergenziale seguita al conflitto in atto.

Ricordiamo, brevemente, che il SAI è coordinato dal Servizio Centrale, attivato dal Ministero dell’Interno, ed è costituito dagli enti locali che vi aderiscono volontariamente, e che, assieme agli enti del terzo settore, realizzano sul territorio progetti di accoglienza integrata. Il Decreto Cutro ha lasciato invariati i tempi di permanenza nei progetti (6 mesi prorogabili di altri 6) e i servizi erogati. Quindi, oltre all’alloggio (che può essere in appartamenti o in centri collettivi) e all’assistenza materiale, sono previste ad esempio attività di accompagnamento rivolte alla conoscenza del territorio e all’accesso ai servizi locali; l’insegnamento della lingua italiana; l’orientamento e l’accompagnamento all’inserimento lavorativo e, successivamente, abitativo; attività atte a favorire la costruzione di una rete territoriale, anche mediante attività socio-culturali e sportive; il sostegno psicologico; l’orientamento e il supporto legale.

Al 31 gennaio 2024, si contano 887 progetti attivi sul territorio italiano, per un totale di 37.869 posti di accoglienza. I grafici seguenti riportano il numero di progetti e di posti di accoglienza attivi nei tre anni appena trascorsi:

Il 2022, secondo l’ultimo rapporto annuale presentato lo scorso 2 febbraio, si è concluso con 945 progetti – 41 destinati a persone affette da disagio mentale e\o disabilità fisica, 217 per minori stranieri non accompagnati e 687 per i cosiddetti “ordinari” – che hanno coinvolto 804 enti locali.

Grafici estrapolati dal Rapporto SAI 2023: Presentato nuovo Rapporto annuale SAI: confermata la solidità del sistema | RETESAI

Rispetto ai beneficiari accolti, 53.222, si osserva un incremento del 2,9% della presenza femminile, che conferma il trend in crescita in atto da qualche anno, sia all’interno del SAI che, più in generale, del fenomeno della femminilizzazione dei flussi migratori. Oltre il 59% dei rifugiati accolti ha un età compresa tra gli 0 e i 25 anni. Ad incidere su entrambi i dati è stato il conflitto in Ucraina, che ha spinto non solo un numero maggiore di donne e bambini a fuggire, ma anche ad un ampliamento dei posti SAI dedicati ai nuclei familiari. L’Ucraina, inoltre, rientra al quarto posto tra le venti nazioni da cui proviene ben il 92,5% dei beneficiari: Nigeria, Afghanistan, Pakistan, Ucraina, Bangladesh, Mali, Somalia, Gambia, Tunisia, Costa d’Avorio, Senegal, Guinea, Ghana, Siria, Egitto, Iraq, Camerun, Marocco, Sudan ed Eritrea.

La tipologia abitativa prevalente, in cui si realizzano oltre l’80% dei progetti, è l’appartamento, preferibile ai centri collettivi di medie e grandi dimensioni in quanto consente di distribuire i migranti sul territorio, evitando la formazione di eventuali “ghetti” e, inoltre, sembra essere più adatto a facilitare il percorso di inclusione e i autonomia dei beneficiari.

In conclusione

Le modifiche attuate dal Governo Meloni continuano ad affrontare l’accoglienza dei migranti dal punto di vista emergenziale, senza provare a proporre un cambio strutturale quantomeno per chi ha diritto a chiedere e, eventualmente, ottenere la protezione internazionale in un Paese diverso dal proprio. Un cambio che, invece di interpretare l’accoglienza solamente come obbligo e dispersione di risorse, potrebbe pensarla come parte imprescindibile di un percorso più lungo e complesso: il processo di integrazione.

📸 Foto credits | Unsplash

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Laureata in filosofia all'Università di Verona, inizia a lavorare come operatrice nel Sistema di Accoglienza e Integrazione. Frequenta il master migrazione e sviluppo presso l'Università Sapienza di Roma e nel tempo libero studia la criminalità organizzata e scrive articoli di approfondimento sulle migrazioni e sulla criminalità.
48 Commenti
  1. Mariasara

    grazie fabio! un articolo che era doveroso fare!

  2. Paolo Sbraga

    Complimenti Fabio, per l'articolo e per la chiarezza del tuo stile.

  3. Nicolo

    Ciao, sono stato a contatto con queste realtà nel mio territorio e confermo il problema politico, ma non nell'accezione descritta nell'articolo. Il problema è la gestione degli SPAR, affidata spesso a realtà totalmente incompetenti. Abbiamo esempi assurdi di situazioni in cui il personale a stento parla inglese, corsi di lingue affidati a volontari, programmazione ridicola delle attività ed estremi problemi nell'integrazione. Dall'esterno quindi vediamo giovani ragazzi che da più di un anno ormai dormono fino alle 10 e ogni tanto escono a giocare a calcio, pochi progressi e sicuramente un ambiente totalmente diseducativo. Capisco che non sarà sempre così, ci saranno realtà virtuose e funzionanti sicuramente ma allora perché non prenderle come modello? Perché non impostare una strategia e un programma di inserimento univoco e a cui tutte le cooperative/associazioni facciano riferimento e vengano giudicate in base ai risultati? Potrebbero forse farlo i comuni, ma nel mio caso dall'alto dei nostri 1300 abitanti abbiamo un solo assessore e un consigliere che si occupano di assistenza sociale (pro bono ovviamente) e sono già al limite delle loro possibilità, come si può pretendere di affidare a principianti o incompetenti nel settore anche ulteriori situazioni così complesse. Tralasciando volutamente nel discorso il risanamento economico di molte cooperative locali che probabilmente non hanno come obiettivo il benessere ed il futuro delle persone a loro affidate. Ripeto, non voglio fare di tutta l'erba un fascio, ma il sistema attuale fa acqua da tutte le parti e permette ai più furbi di muoversi tranquillamente.

    • Fabio Colombo

      Buongiorno Nicolò, grazie del commento. Quello che descrivi mi risulta soprattutto nella gestione dei CAS, più che degli SPRAR. In teoria, ad ogni modo, sia per gli SPRAR che per i CAS c'è un modello come dici tu, in cui le Prefetture dovrebbero fare controlli e ispezioni e sanzionare i soggetti che si dimostrano poco affidabili quando non peggio, fino all'interruzione degli appalti. Il problema è che in questo momento le Prefetture sono in grossa difficoltà, non tanto ad effettuare i controlli (mi risulta che li fanno, anche se a macchia di leopardo) quanto a privarsi degli enti gestori, perché si troverebbero con centinaia di migranti da ricollocare nel giro di poche ore e non saprebbero dove e a chi collocarli. In questo momento quindi gli enti gestori (dei CAS, soprattutto) hanno molto potere. Come se ne esce? Beh, o con una diminuzione degli arrivi (cosa che sta avvenendo) per cui le Prefetture possano lavorare meno col fiato sul collo, oppure (meglio) come dici tu con una programmazione di medio periodo che consenta di uscire dalla logica dell'emergenza. Come si dice nell'articolo, nel 2017, almeno fino a giugno, sono arrivati molti migranti, ma è anche vero che questi numeri erano previsti. Si poteva allora pianificare meglio certamente. Mi sembra esagerato però dire che il sistema fa acqua da tutte le parti. Certamente ci sono falle, anche gravi, ma considerata la difficoltà della gestione di un sistema così complesso su un tema così delicato, la baracca tutto sommato regge, si potrebbe dire.

      • Nicolo

        Sarà per il fatto che io sono nei pressi di Ventimiglia e la situazione è particolarmente complessa e satura. Sarebbe interessante a livello statistico avere un quadro della situazione con sondaggi e risultati ottenuti nei vari centri.

        • Fabio Colombo

          Sì certo nell'articolo si dà un quadro di insieme ma ci sono poi situazioni molto differenziate sui diversi territori. Sull'Atlante Sprar, disponibile sul sito dello Sprar, si trovano alcuni dati, parziali, su risultati in termini di inclusione sociale, abitativa, lavorativa... Sempre riferiti all'insieme dei progetti su tutto il territorio nazionale.

      • Nicolo

        Sarà la mia visione locale allora che qui, nei pressi di Ventimiglia, mi fa apparire la situazione ben diversa e appunto... lacunosa a causa di perdite d'acqua notevoli. Ma il flusso di chi non rientra in nessuno dei canali programmati è alto.

  4. abaco

    Grazie per l'articolo, mi chiedo solo se non fosse possibile renderlo un po' più sintetico in modo da farlo arrivare ad un pubblico più ampio (spesso distratto, svogliato e poco concentrato). Se si riuscisse ad estendere una buona informazione alle masse saremmo in grado di cambiare il mondo!

    • Fabio Colombo

      Grazie Abaco, è quello che cerchiamo di fare. In molti altri articoli su temi affini siamo stati anche più brevi, ma in questo caso il sistema è di una tale complessità da rendere complicato fare un'ulteriore sintesi. Comunque ce lo siamo chiesti anche noi e il tuo commento ci spingerà nei prossimi articoli a lavorare in questa direzione. Grazie.

  5. Giulio varotto

    Complimenti mi è stato molto d'aiuto per una ricerca scolastica

  6. Diletta

    Ciao! Articolo molto interessante! Sto scrivendo una tesi magistrale sul sistema di accoglienza e sto cercando ricerche italiane che si sono occupate dell'argomento. Qualcuno può aiutarmi? Grazie :) Diletta

  7. Redazione

    Ottimo articolo, lo citerò nel prossimo numero di "Sviluppo Felice" (23 aprile).

  8. Ornella Caspani

    Ciao Diletta, anche io sto srivendo una tesi magistrale sul sistema di accoglienza a Roma, possiamo parlare?

  9. Ornella Caspani

    Caro Fabio Grazie mille per aver scritto questo articolo, ho letto molte notizie, articoli, leggi, ecc con uno scopo accademico e sei riuscito a riassumere perfettamente la situazione complessa e molto chiaramente. Mi congratulo con te!

    • Fabio Colombo

      Ti ringrazio Ornella, si va avanti anche grazie a commenti come questo :)

  10. Matt75

    Ciao Ornella, sono interessato all'outcome della tua tesi. Ti dispiacerebbe metterti in contatto con me? Puoi farlo attraverso il form email del mio sito web oppure credo via FB.

  11. Matt75

    Ciao Diletta, stessa richiesta a te come già chiesto a Ornella. Sono interessato anche io all'argomento. Se puoi metterti in contatto, sarebbe d'aiuto. M.

  12. Martino

    Grazie mille Fabio, un articolo chiaro e informativo! Solo non capisco un'apparente incongruenza tra i dati di due statistiche che hai usato, quella di Openpolis/Actionaid e il successivo grafico di atlante Sprar. I numeri di persone presenti ogni anno nelle strutture Sprar sembra differente dall'uno all'altro: per esempio nell'anno 2017 secondo il primo erano 24.741 mentre il secondo riporta la cifra di 36.955. A cosa è dovuta la differenza? Grazie mille

    • Fabio Colombo

      Grazie mille del tuo commento Martino e della domanda molto pertinente. La differenza è dovuta al fatto che il rapporto SPRAR fa riferimento alle 36.955 persone accolte in totale nel 2017, mentre il rapporto di Openpolis/Actionaid riporta le 24.741 persone presenti al 31 dicembre 2017. Circa 12 mila delle 36.955 persone accolte durante l'anno sono uscite dal sistema prima del 31 dicembre per diversi motivi (alcune hanno terminato il loro percorso ad esempio perché hanno trovato altre sistemazioni, alcune sono andate via di loro iniziativa, alcune - molto poche - sono state espulse).

  13. Martino

    Chiarissimo grazie mille!

  14. Sofia

    Articolo perfettamente chiaro! Sto facendo una tesi di Master a Londra sul sistema di accoglienza adottato a Riace e ho dovuto brevemente spiegare come è strutturato il sistema di accoglienza italiano. Questo articolo è stato una preziosissima fonte :D

    • Fabio Colombo

      Grazie Sofia per esserti presa il tempo di scrivere questo commento, che ci fa bene :)

  15. Marco Ulivi

    Mi sono permesso di citare questo vostro articolo, insieme alla fotografia del'agosto 2017, in una discussione scritta avvenuta questa mattina, in calce alle numerose prese di posizione di questi giorni sulla Legge Salvini da parte delle AGeSCI regionali. Mi stupisce sempre di più la scarsa informazione di molti sedicenti capi scout (o ex capi) che commentano le dichiarazioni associative senza aver mai letto nulla del e sul decreto Salvini con la seguente Legge e sulle precedenti leggi in materia di immigrazione. I vostri due articoli mi sono sembrati così chiari e completi che non ho potuto esimermi dal linkarli.

  16. mael

    Buongiorno, La ringrazio tantissimo per aver scritto un articolo cosi interessante e preciso. Sono francese e ho lavorato durante 3 mesi preso 1SPRAR e 2 CAS (dormivo anch'io li). Ho lavorato come mediatore e interprete. Sono d'accordo con lei a 200% ... I responsabili/direttori non sono competenti. Molto spesso, non c'è nessuno che sia in grado di parlare inglese. Ho visto cose molto triste li. Anzi, la situazione è molto triste ; i migranti hanno già molto da fare/pensare ma gli operatori dei centri non parlano inglese/francese/arabo/mandinka (a volte non parlano nemmeno bene italiano). La settimana prossima, tenero una conferenza all'università di Brest ; racconterò le mie esperienze in Sicilia. Il suo articolo mi ha aiutato ad organizzare la mia presentazione. Grazie!

    • Fabio Colombo

      Grazie davvero del tuo commento Mael e buona fortuna per la tua presentazione! :)

  17. Sergio Messere

    Complimenti, articolo dettagliato su tutti i fronti e ha contribuito a schiarirmi le idee... considerando che i mass m. non aiutano certo.

  18. cama

    Articolo delirante, l'auspicio finale è sempre lo stesso (e qui si colgono chiaramente le idee politiche di chi ha redatto l'articolo), ovvero incentivare, diffondere ed educare all'accettazione dell'immigrazione di massa. Il punto è che bisogna bloccare l'immigrazione e rimpatriare quelli che sono già qui, l'immigrazione andrebbe affrontata solamente in 2 modalità: respingimenti e rimpatri. Qui invece si auspica che sempre più comuni mettano a disposizione sempre più posti per accogliere sempre più migranti, questo è l'obiettivo finale, il tutto corredato dalle solite parole vuote e oramai logore di significato (integrazione e accoglienza), che però tradotte correttamente diventano Business e sostituzione etnica, perchè è di questo che si sta parlando: infarcire l'Italia di sempre più immigrati e obbligare gli autoctoni a stare a contatto con soggetti sgraditi. La storia dell'accoglienza diffusa l'abbiamo già sperimentata in italia, ed è semplicemente un modalità elaborata dalla sinistra per disperdere queste persone e renderne impossibile il controllo e il successivo rimpatrio. Nell'articolo poi, unitamente all' "accoglienza diffusa" si parla della concessione di tanti diritti ai migranti, il tutto al solo scopo di rendere impossibile il loro rimpatrio e infarcire l'Italia sempre più di immigrati. Lascia però che ti faccia i complimenti quantomeno per lo sforzo da te compiuto, un altro estremista di sinistra si sarebbe lasciato andare a dei più veloci e sbrigativi insulti su quanto sono razzisti e fascisti gli italiani che rifiutano l'idea dell'accoglienza e non voglio queste persone a casa propria, tu invece hai fatto un giro lungo 20km per arrivare bene o male alla stessa conclusione (ovvero incentivare l'immigrazione di massa), senza però insultare gli altri, ti do atto quantomeno di questo tuo sforzo.

  19. elena

    SALVE HO LETTO IL VOSTRO ARTICOLO E VOLEVO CHIEDERE DOVE SI PUO TROVARE PER UNA PERSONA IMMIGRATA CHE HA CHIESTO ASILO UN ALLOGGIO DOVE VIVERE? E UN MANTINEMENTO TEMPORALE CE LA POSSIBILITA AVERE UN LAVORO? se e possibile avere delle indicazione piu precisi per chi ne ha bisogno.

    • Fabio Colombo

      Buongiorno Elena, se la persona ha fatto domanda di asilo ha diritto a un posto nei progetti di accoglienza, dovrebbe essere indirizzato nel momento in cui fa domanda di asilo. Se non è stato così, dovrebbe tornare in questura dove ha fatto domanda, oppure conviene chiedere a un'associazione del territorio dove vive che si occupa di migranti e rifugiati che sarà certamente in grado di accompagnarvi. Essere inserito nei progetti di accoglienza comporta un alloggio, i pasti e un piccolo pocket money di 2-3 euro al giorno. Per il lavoro è molto più difficile. In quale città avete fatto domanda di asilo?

  20. Agostino

    I giovani migranti che arrivano senza parenti che fine fanno? Vengono vaccinati?

    • Fabio Colombo

      Buongiorno Agostino, ai minori stranieri non accompagnati abbiamo dedicato questo approfondimento: https://www.lenius.it/minori-stranieri-non-accompagnati-in-italia/

  21. Luca Sciortino

    Grazie mille per questo articolo (e altri pertinenti che ho trovato qui, come la differenza fra i vari tipi di protezione concessa nel permesso di soggiorno). Finalmente spiegazioni chiare, nella giusta misura sintetiche ed esaurienti, e corredate da fonti e dati. Tutto in una singola pagina! Ho passato il pomeriggio a cercare informazioni sul web e questa è senz'altro la scoperta migliore.

  22. IB

    Questo articolo si lamenta della carenza di fondi per l'integrazione (" ha fortemente limitato i servizi per l’integrazione"), ma il vero problema sono proprio gli sprechi di questi stessi fondi. Infatti, negli ultimi anni mediamente il 70% dei richiedenti asilo (che non sono solo gli sbarcati) ha ricevuto un diniego alla richiesta di asilo. Al momento, sbarcano prevalmente tunisini, bengalesi, egiziani che hanno percentuali di diniego intorno al 90% ( http://www.libertaciviliimmigrazione.dlci.interno.gov.it/sites/default/files/allegati/riepilogo_anno_2021_dato_non_ancora_consolidato_0.pdf ) Ne consegue che queste persone arrivano, le si ospita con costi miliardari, gli si insegna lingua, lavoro e altro. Dopo 60gg dalla domanda ( art. 22 del decreto legislativo del 18. agosto 2015 N°142 ) gli si dice pure che possono lavorare. Alla fine però probabilmente si scopre che la domanda era pretestuosa. Allora gli si dà un foglio in cui c'è scritto che devono andarsene. Nessuno lo fa e, necessariamente, devono mantenersi in modo illegale (accattonaggio, lavoro nero o criminalità). Solo se commettono crimini molto gravi, ci si decide a rimpatriarli, ma solo se ci si riesce nel tempo massimo per stare in un CPR. Altrimenti diventa una violazione della dei diritti umani e li si deve far uscire, così diventano nuovamente uccel di bosco e aspettano pazientemente la prossima sanatoria. Quindi, la vera schizofrenia è l'ingente investimento con l'assunto che otterranno un visto e che debbano iniziare a integrarsi anche se sappiamo che probabilmente non è vero. Si dice che arrivano sempre senza documenti, ma viene da pensare che questo serva proprio a massimizzare il periodo per avere un responso alla richiesta di asilo. Tempo che, grazie al dlg 18/2015, possono usare per lavorare pur con vitto e alloggio pagati dai contribuenti. Infatti, alle Canarie, dove i documenti consentono di prendere un aereo, i migranti sono "meno sbadati" e non perdono i documenti. https://www.elconfidencial.com/espana/2020-11-24/migrantes-faltan-canarias-espana-francia-irun_2844771/ Si dovrebbero introdurre meccanismi penalizzanti verso le domande pretestuose. Chi arriva da nazioni come la Tunisia che non sono in guerra, senza presentare documenti e senza prove tangibili per una richiesta di asilo, se ne sta chiuso in un confortevole centro di accoglienza, senza ricevere corsi o altri benefits. Lì verranno garantiti tutti i suoi diritti umani tranne proprio quello di uscire da lì. Questo, fino alla sentenza di accettazione o diniego della domanda. Al diniego, occorre il rimpatrio diretto. Dovrebbe essere chiaro che gli italiani non sono contrari a tutti i migranti. Sono contrari ai clandestini e agli sprechi.

  23. Cinzia Pappalardo

    Ciao Fabio sono una psicologa, sto scrivendo una tesi sui minori migranti e il gruppo per il mio conseguimento diploma in psicoterapia. E' stato molto utile il tuo articolo. Vorrei approfittare della tua competenza se posso! vorrei approfondire il modo in cui il femminile viene visto nella cultura africana oggi hai qualche riferimento valido. grazie e buon lavoro a tutti Dott.ssa Cinzia Pappalardo

    • Fabio Colombo

      Cara Cinzia, grazie del commento! Non ho però riferimenti sull'argomento che mi chiedi. Buona fortuna per la tua tesi.

  24. Irene

    Buongiorno, sarebbe possibile conoscere le fonti da cui ha preso i dati del suo articolo? La ringrazio.

  25. Barbara

    Grazie del bellissimo articolo. Qualcuno sa consigliarmi un testo completo sull'argomento? Ho un'altra domanda: dato che più persone hanno dichiarato incompetenti responsabili e direttori, volevo chiedervi quali sono le principali falle della loro formazione visto che, se fossero solo le lingue, con un mediatore capace il problema sarebbe risolto. Inoltre, dato che la segnalazione di ogni criticità dovrebbe a mio avviso essere sempre accompagnata da un suggerimento di risoluzione, vorrei che qualcuno si soffermasse anche su questo aspetto. Grazie in anticipo.

    • Fabio Colombo

      Buongiorno Barbara, grazie del commento. Da dove ti risulta che responsabili e direttori siano incompetenti? Di quali servizi? Può essere che ci si riferisca soprattutto ai CAS, che sono stati dati in gestione anche a enti che non si occupano di accoglienza e gestione di servizi sociali, e che per questo non hanno le competenze per gestire simili servizi. Ti riferisci a questo?

  26. Massarelli Teresa

    Buongiorno e grazie a Fabio per il suo bel articolo. Sto scrivendo un libro sui rifugiati politici in Italia. Mi piacerebbe sapere di più sulle difficoltà che un rifugiato incontra quando arriva sul nostro territorio. Difficoltà che si aggiugono a quelle di riuscire a scappare dalla guerra , dalla fame. Difficoltà per quelli che, pur riuscendo a pagarsi un'attraversata al quanto insicura, sbarcano infine in Europa, e restano mesi in centri di accoglienza (detenzioni) prima che la loro domanda di asilo venga accettata o respinta... C'è qualcuno (rifugiato o non) che potrebbe dirmi di più? Vi ringrazio.

  27. ALBERTO MOSELE

    buongiorno. siamo 5 soci, ognuno con un proprio lavoro e 24 mesi fa abbiamo costituito una piccola onlus (iscritta al RUNTS), in provincia di Verona, per dare delle "piccole" risposte lavorative e abitative. C'è qualcuno che ci potrebbe insegnare a svolgere questo servizio di accoglienza? cosa si deve fare ? grazie Alberto 3931912460

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