Sgombero Rom Milano, non c’è nessun piano del Comune2 min read

27 Novembre 2013 Politica Società -

Sgombero Rom Milano, non c’è nessun piano del Comune2 min read

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14-Alcuni abitanti reclamano i loro diritti con la Guida redatta dai volontari del NAGA _MG_6414

A 48 ore dallo sgombero di 900 persone dal campo rom di Montefeltro e Brunetti, molti rom sono ancora per stradaA volte sarebbe bello avere torto, sarebbe bello dover chiedere scusa a chi ha lavorato bene, nonostante l’altrui diffidenza. Se così fosse, questa notte di fronte a Milano non si sarebbero levate le fiamme. Gli abitanti del quartiere di Musocco non sarebbero spaventati. E 50 famiglie – almeno 100-150 persone – non avrebbero passato la seconda notte all’addiaccio, al capolinea del 14, di fronte al cimitero.

A 48 ore dal maxi-sgombero si scoperchia il vaso di Pandora di una programmazione inefficiente. Il Comune ha proposto, secondo l’ottimistica versione ufficiale, 2 posti letto ogni 9 persone. Dove pensava che sarebbero finite le restanti 700 persone, in gran parte famiglie con bambini, ex-abitanti del campo regolare di via Triboniano, sgomberato nel 2011 per i lavori dell’Expo?

Con il freddo che incombe, gli ex-abitanti di via Montefeltro e via Brunetti raccontano al Naga di essersi presentati ai cancelli del centro di assistenza di via Barzaghi, una delle strutture proposte dal Comune per far fronte all’emergenza, chiedendo che la promessa venisse mantenuta. La risposta non si sarebbe fatta attendere: “Siamo pieni”.

Sembra che alcune delle famiglie si siano poi spostate verso Quarto Oggiaro, dove avrebbero tentato di insediarsi negli edifici dell’ex-Istituto Negri, che dopo il trasloco del 2007 è stato completamente abbandonato a se stesso. Ma anche da lì sono state viste uscire poco dopo insieme ai loro materassi. Ora, cercando inutilmente di dimenticare la vera e propria emergenza umanitaria di cui si sta parlando, risulta evidente l’inefficienza di una gestione di questo tipo. Ricordiamo che le operazioni di sgombero, comportano un dispendio di risorse straordinario, che provengono da un pozzo che purtroppo non è inesauribile.

In questo momento l’Amministrazione può ancora attingere al fondo di oltre 5 milioni di euro avanzati dal piano Maroni del 2008. Ma come li sta utilizzando? La giunta Moratti, come dichiarato ad aprile da Granelli (Assessore alla sicurezza e coesione sociale), ne spese 8 “principalmente chiudendo il campo di via Triboniano, progettando la riqualificazione dei campi di Chiesa Rossa e Martirano senza finire i lavori e dando 15.000 euro alle famiglie rom che dichiararono di tornare nei Paesi d’origine“.

Il Piano Rom di questa Amministrazione è invece fondato su “allontanamenti, centri di emergenza e integrazione”. Ma se non esistono adeguate strutture di assistenza, come risulta evidente dagli avvenimenti di questi giorni, e il percorso di integrazione è un biglietto della lotteria che vince 1 persona su 100, siamo sicuri che questi 5 milioni non vengano dilapidati in fretta con allontanamenti senza risultati?

Immagine| Nikolas Kallmorgen Travel Photographer

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Viaggiatore per indole, fotografo per passione, imprenditore per (bi)sogno di libertà. Ama sentirsi in viaggio anche quando sta fermo. Per questo ascolta storie, legge National Geographic e fa il volontario per il Naga. Lo trovate in Plan Be.
6 Commenti
  1. Fabio Colombo

    Complimenti, reportage scritto e fotografato bene, che ricostruisce e aggiorna la situazione ponendo interrogativi e proponendo connessioni

  2. Paolo Dell'Oca

    Permangono dei dubbi, li metto in mezzo che magari qualcuno conosce meglio di me la situazione. 1. Perché le famiglie che erano entrate negli edifici dell'ex Istituto Negri hanno poi desistito? 2. Granelli sostiene che la proposta di accoglienza nei centri di emergenza sociale sia stata fatta a tutte le famiglie con minori e non tutti abbiano accettato, in circa 450 persone (ma questo numero fa riferimento al totale dei 900 e non alle famiglie con minori) avrebbero rifiutato; non rileva (e potrebbe?) il tutto esaurito nei Centri di Emergenza Sociale. Vi risulta? 3. "Negli otto mesi di sperimentazione (...) abbiamo potuto accogliere nei due centri di emergenza sociale 315 persone e di queste 130 oggi sono in appartamenti o strutture di seconda accoglienza", scrive l'assessore sulla sua pagina FB. Questa possibilità non sarà più concessa, che voi sappiate?

  3. Nikolas Kallmorgen

    1. Sono state sgomberate dalla polizia (secondo Granelli "fino ad ora abbiamo contrastato e risolto i tentativi di occupazione abusiva al cavalcavia Palizzi, in via Cantoni, all'ex Mario Negri, in via De Lemene, in via Airaghi"). 2. Ho letto anch'io quell'intervento di Granelli, secondo cui peraltro chi non ha accettato è un probabile criminale. Mi sembra una valutazione superficiale che alimenta i pregiudizi. Mentre uscivo dal campo durante lo sgombero diversi rom mi chiedevano personalmente se c'era la possibilità di ricevere dal comune qualche offerta di lavoro ("io sono un saldatore", "io faccio l'autista", ecc...). Parla poi di famiglie e ragazze incinte. So per testimonianza diretta di una ragazza incinta che, dopo la notte all'addiaccio di fronte al Cimitero Maggiore, è stata ricoverata in ospedale. E fa parte del gruppo che si sarebbe presentato al centro di emergenza di via Barzaghi chiedendo accoglienza. Che i centri siano esauriti è un altro fatto sicuro. Tanto che, per far posto in vista di questo sgombero, hanno spostato molta gente che stava in Barzaghi in un'altra struttura in via Novara. Sì, potrebbe rilevarlo. 3. In teoria il piano prevede sia proposte lavorative che di alloggio. I numeri che ho indicato anche nell'articolo precedente (es. 5 borse-lavoro proposte dal Comune) hanno come fonte il NAGA (dove lavoro come volontario). Con lo stesso NAGA stiamo avviando un monitoraggio più approfondito grazie al quale nel 2014 si potrà fare una valutazione più completa. Aggiungo che il piano in teoria è più che valido, a mio avviso. Anche molti rom con cui ho parlato erano contenti di ricevere la proposta (un po' diffidenti, ma curiosi direi) - una baracca circondata dai topi dopotutto non è un posto adatto a nessuno. Ma se l'alternativa è dormire all'addiaccio a -6, un compromesso lo farei anch'io...

  4. Carlo

    Il comune di Milano capeggiato dal grande sindaco Pisapia colui che ha vinto con l appoggio delle sx dei centri sociali con un tripudio di bandiere arancioni il nuovo messia l uomo che avrebbe cambiato Milano quando incontra un problema così grosso.......non gli bastano più gli slogan vogliamoci bene ecc......il problema Rom non si risolve se non con prese di posizioni forti bisogna scegliere allora gli slogan i discorsi triti e ritriti non hanno più riscontri nella realtà........auguri all uomo dei sogni

  5. Nikolas Kallmorgen

    Non credo che ci siano solo slogan e discorsi ritriti, Carlo. Credo anzi che ci sia un progetto complesso almeno quanto il problema che deve risolvere. Certo è, e qui sono d'accordo con te, che servono prese di posizione forti. Anche se non sono sicuro che intendiamo la stessa cosa...

  6. Elena Gagliardi

    Ciao! Mi spiace leggere solo ora questo articolo ... qualche informazione in ordine sparso per cercare di rendere questa complessità ancor più complessa :) - le persone ospitate il 25 novembre in Barzaghi sono state 150 (con 100 posti disponibili), mentre in Lombroso ne sono arrivate 67 (con 43 posti disponibili). Potrei sbagliarmi di poche unità ... Altre famiglie (non so quante ma poche rispetto al totale) sono state ospitate in altri posti. - che i posti erano nettamente inferiori ai rom presenti in montefeltro lo si sapeva fin troppo bene, ma la situazione nel quartiere stava diventando esplosiva ... il che mi fa pensare che il problema è stato quello di lasciare che in un anno si creasse una baraccopoli di quell'entità più che la decisione di uno sgombero. Ma questo aprirebbe un discorso ancora più complesso. (tra l'altro in montefeltro non c'erano solo rom ma anche stranieri per lo più irregolari di altre nazionalità). - Rispetto al centro in via Novara è stato chiamato Centro di Autonomia Abitativa e si tratta di una sorta di seconda accoglienza per le famiglie che hanno raggiunto un minimo di autonomia (di solito per lo più economica), ma non hanno ancora la stabilità di pagare un affitto vero e proprio. Nel centro di autonomia abitativa le famiglie pagano un minimo contributo mensile (basso e in base alle possibilità economiche delle famiglie) che è una sorta di cauzione che a fine accoglienza viene restituita alla famiglia (salvo eventuali detrazioni per danni arrecati al centro). Sperando di avervi reso il tutto ancor più complesso ... vado a leggere l'altro articolo ... quello del "un mese dopo" :)

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