Serie A: il sigillo di Pirlo e quella frase di Galliani4 min read

18 Marzo 2014 Uncategorized -

Serie A: il sigillo di Pirlo e quella frase di Galliani4 min read

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Andrea Pirlo ha messo il bollino di qualità su uno scudetto che aveva già preso una precisa strada. Come il capo pignolo di una vecchia pubblicità, quello che riprende il giovane dipendente perché “manca un puntino” sul prosciutto, il centrocampista a Genova di punti (in classifica) ne ha messi tre quasi da solo. Lo ha aiutato Buffon, parando un rigore di Calaiò. Ad essere onesti per respingerlo bastava intuirlo, da tempo non vedevamo un penalty calciato peggio ed è per questo che i meriti pendono più dalla parte di Pirlo.

Due anni fa, nel mezzo della prima stagione alla Juventus del metodista azzurro, Adriano Galliani ebbe a dire: “La nostra scelta di non prolungare il contratto a Pirlo e quella dei bianconeri di fargli firmare un accordo triennale andranno valutate alla fine dei tre anni, non adesso”. Eccoci qui, siamo pronti alle valutazioni. La prima è che i rossoneri hanno regalato a una diretta concorrente di allora l’uomo cardine della bi-detentrice e futura vincente della Serie A. I restanti giudizi li lasciamo a voi, perché di questi tempi al Milan sembrano avere problemi maggiori.

In parte riguardano sempre l’ad e il rapporto burrascoso con i tifosi, che dopo il 2-4 contro il Parma hanno manifestato dubbi e malumori a colloquio con Seedorf e alcuni giocatori. Nel mirino è finito anche Balotelli, sono stati pochi a salvarsi. Lo stesso tecnico, confermato a parole da Berlusconi, non è così certo di proseguire la propria avventura. D’accordo l’aver raccolto una squadra dalle macerie, ma curare la fase difensiva non è un optional e nemmeno rivedere le proprie idee sul modulo in funzione della rosa. Il 4-2-3-1 è diventato troppo presto un cardine imprescindibile, una specie di sacrificio agli dei in funzione delle fortune future. Prepararsi per la prossima stagione è certamente importante, chiudere quella corrente in una posizione dignitosa lo è altrettanto. La corsa all’Europa League è stata abbandonata con sorprendente incuranza, lasciando che anche Cassano e Schelotto (già mattatore in un derby lo scorso anno) facessero razzia nella metà campo milanista.

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Tra chi in zona coppe c’è già e chi spera di arrivarci si è creato un piccolo solco. Le prime sette hanno vinto tutte, la Lazio (dopo il successo a Cagliari) ha comunque cinque punti da recuperare sul Parma del presidente Ghirardi. Dal quarto posto della Fiorentina al sesto dei gialloblu ci sono tre squadre in tre punti, con l’Inter in mezzo. Apertissima anche la lotta per il secondo posto: Roma a 51 e Napoli a 48, anche se i giallorossi dovranno recuperare una gara all’Olimpico proprio contro il Parma. Nel weekend in cui la Juve ha sofferto e vinto, immeritatamente, a Genova, le prime inseguitrici hanno dimostrato che il calo di forma è un comun denominatore per tutte e tre le squadre davanti. I giallorossi non avevano mai preso due gol in casa, è servita una magia di Torosidis per blindare il risultato. Ancor più fortunato è stato il Napoli, se di sorte si può parlare quando a risolverti la sfida sono i campioni che hai comprato. Il Torino è una delle tante squadre passate sotto il giudizio di Higuain, ma Ventura può recriminare per un fallo dell’argentino in occasione del gol e per quanto sprecato nell’arco dei ’90.

Stanno meglio le contendenti per il quarto posto. In primis la Fiorentina, per nulla distratta dal confronto in Europa League con la Juventus che sta mobilitando l’intera città. Il 3-1 al Chievo fa morale in vista della sfida di giovedì al Franchi ed è la prova di maturità che Montella cercava. Molto convincente la prestazione dell’Inter a Verona, 0-2 e Jonathan in grande spolvero. I nerazzurri devono ritrovare al Meazza la brillantezza che sta contraddistinguendo le campagne in esterna. Per conformazione, quella di Mazzarri sembra una squadra a proprio agio quando può giocare a viso aperto, meno quando gli avversari aspettano nella propria metà campo.

Settimana prossima a San Siro sbarcherà l’Atalanta, formazione da prendere con le molle e senza più i tremori di una lotta salvezza lasciata definitivamente alle spalle. Il 3-0 alla Samp ha fatto infuriare Mihaijlovic, le cui citazioni dantesche si sono spostate dai propositi paradisiaci ai gironi infernali. I doriani sono comunque a distanza di sicurezza dalla zona “calda” della graduatoria, dove l’Inferno della B fa scottare il pallone tra i piedi. Inattesa la sconfitta casalinga del Cagliari, ora a +6 dalla terzultima. I sardi hanno cinque squadre alle spalle, tre di queste scenderanno di categoria, quattro si sono affrontate tra loro nell’ultimo turno. Gli amaranto di Livorno, pur con qualche problema di rossi (due gli espulsi), hanno superato il Bologna, mentre il Sassuolo ha rimontato il Catania fino al 3-1. Successi fondamentali, ma c’è ancora da correre. Da quota 20 a quota 24 punti ci sono cinque squadre. “Lunga e tortuosa è la strada che dall’inferno si snoda verso la luce”. Lo diceva Dante. Lo sa bene Mihajlovic.

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Realizzatore di sogni parzialmente mancato, giornalista sportivo riuscito. Segno che qualcosa è andato per il verso giusto, dai venti in poi. Sostenitore convinto della necessità di pensare e divulgare, meglio se in un pub, peggio se in discoteca. Scrittore per diletto, con la fortuna di vivere del mio lavoro.
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