Rugby e tradizione: guida al Sei Nazioni 201711 min read
Reading Time: 9 minutesSei Nazioni 2017: la Scozia
Da quando l’Italia è stata ammessa al Sei Nazioni, ha spesso atteso con impazienza il match con la Scozia, in quanto il più delle volte si presentava come l’unico abbordabile. Non a caso, dal 2000 a oggi, i blu delle Highlands non hanno mai vinto il torneo e sono stati l’avversario con cui gli azzurri hanno ottenuto la maggior parte dei loro successi, tra cui gli unici due fuori casa. Recentemente le cose sono un po’ cambiate: nel 2016 la Scozia ha vinto nettamente a Roma e prima ancora aveva fatto suoi altri due test match. Una crescita che, quest’anno, potrebbe rendere proibitivo per l’Italia il viaggio a Murrayfield. La Scozia, guidata da un allenatore neozelandese al pari di Galles e Irlanda, Vern Cotter, sta attraversando uno dei migliori periodi di sempre, è salita al settimo posto nel ranking mondiale e ha fatto vedere ottime cose nei test match autunnali.
Una grande fase di crescita nell’impostazione del gioco d’attacco, suo storico limite, che va ad aggiungersi a una difesa tradizionalmente solida e alla precisione nei calci, appannaggio di capitan Laidlaw. L’estremo Stuart Hogg, 24 anni, è l’elemento più forte, nominato miglior giocatore dello scorso Sei Nazioni: i suoi break possono far male. La Scozia, nonostante un cambio di tecnico in vista (dopo il torneo arriverà Gregor Townsend), ha tutte le premesse per incentivare i suoi progressi e sta inoltre sviluppando giovani interessanti come Watson, Gray, Fagerson. Sarà dura per gli azzurri, attesi a Edimburgo il 18 marzo.