Roma-Barcellona e quei cinque lunghissimi secondi3 min read

17 Settembre 2015 Uncategorized -

Roma-Barcellona e quei cinque lunghissimi secondi3 min read

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roma-barcellonaIl cellulare mi continua a vibrare in tasca, pure se dentro l’Olimpico praticamente l’ultima volta che ha funzionato il 3G ce stava l’iphone 3, e infatti la vibrazione sta lì a ricordarmi soltanto che c’ho due promemoria scaduti e non aperti. Come se davvero me sarebbero dovuti servì. Il primo suonato 14 ore fa, diceva: RICORDATI I BIGLIETTI (nel passaporto). Che si sa il passaporto è la cassaforte migliore quando non hai una cassaforte e poi che non lo prendi ogni volta che devi anda’ allo stadio? L’altro promemoria me dice semplicemente Roma-Barcellona. Perché inconsciamente io sarei potuto uscì dal lavoro e andare diretto a casa scordandomi dello stadio. Che se non li disattivo è solo perché adesso so’ un attimo distratto, ma ora lo faccio, lo giuro.

Intorno a me ho contato 3 tatuaggi con frasi di Vasco Rossi, due delle quali sono “Siamo solo noi”, troppi borselli, due maglie della coppa Italia del ’91 dell’Adidas e ci sono almeno 4 canne contemporaneamente accese in questo momento. Pare roba buona. Pare. Ma davvero durante e formazioni qualcuno ha chiesto Perché non ci sta Carlo Zampa? Vorrei un Borghetti ma non se po’ durante le partite di coppa, allora acqua e fatica. Tocca fatica’ stasera del resto stamo già a perde. Un giorno vorrò scrive un saggio sulle battute scarse da stadio e su come penetrino nella mente in un momento di grossa vulnerabilità da risultare divertenti. Il secondo saggio sarà invece sulla capacità di influenzarsi a vicenda. Tira dice uno, tira dice l’altro, tira in coro dicono due, tre file più dietro. Ed è un attimo che tutta la curva dice tira. E infatti tira. L’H di Salah è muta. E pure la D di Dzeko, tipo Django e infatti se pronuncia Djeco, anzi Jeco, che sennò la D nun era muta. Insomma vabbè avete capito. Dgioca Dzeko, Dgià? Sarebbe un bello scioglilingua e intanto la lingua me se intreccia e movo il collo pe’ cerca’ una fine logica e plausibile a un pallone tirato da troppo lontano.

Chissà se mi padre è riuscito a fa funziona’ rojadirecta.  Che io gliel’ho spiegato, ma la vedo difficile e chissà se quelli che non riuscivano a trova’ il posto alla fine l’hanno trovato o so’ andati a casa. Che seguì due lettere e un numero non pensavo fosse così difficile pe’ così tanta gente. Che poi la scusa per non dover dire me so’ sbagliato è Non so abituato ai distinti che significherà? Non ce stanno i numeri pure nell’altri settori? Dio del calcio perdonali. Dio del calcio però fallo dopo, non distrarti adesso che me servi ancora un momento concentrato. Pe’ l’ultimi 5 metri, pe’ l’ultimo secondo, dai mandala dentro.

Questo è quello che è passato per la testa nei cinque secondi in cui osservavo girare, curioso di sapere dove sarebbe finita, la palla calciata da Florenzi tre passi dopo la linea di centrocampo. Tutto spostato sulla destra. Praticamente da Vitinia.

 

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Anche noto come Coso. Classe 1981, attualmente in vita. Nasce brutto e povero e non potendosi permettere di cambiare vita chirurgicamente è costretto a vendere il suo corpo al giornalismo, ma nessuno se lo compra. Casca, si rialza, non se rompe. È tipo il pongo. Scrive cose, fa lavatrici.
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