Dieci cose sul Roland Garros 201510 min read

8 Giugno 2015 Uncategorized -

Dieci cose sul Roland Garros 201510 min read

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roland garros 2015
@RolandGarros

1. Il trionfo di “Stanimal” Wawrinka

Ovvero l’uomo chiamato dal destino per rendere imprevedibile ciò che più scontato non poteva essere. Lo scorso anno demolì Nadal in finale a Melbourne, in barba ai precedenti che fino ad allora lo vedevano sempre sconfitto nettamente contro lo spagnolo, stavolta manda in frantumi i sogni di Career Grand Slam di Nole Djokovic, che mai aveva battuto sulla terra (la finale di Umago, con il serbo ritiratosi sul 6-6 del primo set, non fa testo). È la consacrazione di un giocatore che è arrivato all’eccellenza in tarda età grazie alla sapiente guida di Magnus Norman, uno che trasforma in oro tutto ciò che tocca: ci era già riuscito con Robin Soderling, diventato campione nonostante le innate doti di serial killer, ma con Stan ha saputo fare meglio. Norman ha plasmato un giocatore fenomenale, capace di unire la potenza alla bellezza del gesto tecnico, con un rovescio che da eccellente è diventato arma impropria e un dritto che fa sempre più male. Nel 2000 lo svedese perdeva la finale a Parigi contro Gustavo Kuerten, quindici anni dopo il suo pupillo solleva la Coppa dei Moschettieri, consegnatagli tra le mani proprio da “Guga”. È un cerchio che si chiude, con buona pace del povero Nole.

2. La resa di Nole Djokovic

È così Novak Djokovic dovrà aspettare ancora. Sembrava il suo anno, per davvero: era il più forte, il più in forma, la vittoria su Nadal appariva un vero e proprio passaggio di consegne, quella sofferta su Murray la prova di maturità finale prima del trionfo definitivo. Invece Wawrinka lo ha preso a pallate e lui non ha avuto la forza di reagire. È sembrato scarico, fiacco, ha giocato d’attesa cercando di creare un muro di gomma che Stan ha sfondato con ogni fondamentale. Il Philippe Chatrier gli ha riservato un’ovazione infinita, 3-4 minuti di applausi che lo hanno commosso e sostenuto in un momento difficile. La logica dice che avrà altre chance, ma quante? E soprattutto: si ripresenterà ancora in condizioni così scintillanti negli anni a venire? Nadal sembra al tramonto, Murray ha una marcia in meno, Wawrinka difficilmente potrà giocarsi un nuovo jolly, altri avversari degni sulla terra non se ne vedono e i giovanissimi sono ancora troppo acerbi soprattutto per un torneo complicato come il Roland Garros: insomma Nole sarà ancora il favorito numero 1, ma basterà?

https://www.youtube.com/watch?v=JzLC_CVvLdw

3. Roland Garros 2015: la fine del regno di Rafa Nadal

Il Roland Garros 2015 ha sancito la fine della dittatura parigina di Rafa Nadal. È questo il risultato che ha fatto più rumore in questi 15 giorni, anche più del successo di Wawrinka. Che ci fossero dei segnali molto negativi era evidente, lo dimostravano le brutte prestazioni nei tornei di preparazione, ma il Roland Garros era un’altra cosa. Tre su cinque, sull’immenso Philippe Chatrier, magari in una giornata di sole: in queste condizioni chi può batterlo? Novak Djokovic, e infatti così è andata. Rafa ha “festeggiato” il suo ventinovesimo compleanno prendendo una stesa dal serbo, che avrebbe potuto essere ancora più pesante se quest’ultimo non avesse avuto un po’ di insicurezza nel primo set. Mai Nadal era sembrato così debole, vulnerabile, impotente. Nel 2009 Soderling fece il miracolo, ma era una giornata uggiosa che rendeva meno affilate le armi dello spagnolo, peraltro alle prese con le ginocchia scassate. Stavolta non ci sono appigli: Nadal ha perso perché più debole, non è più il migliore, nemmeno sulla terra. Già altre volte ha passato momenti difficili da cui è sempre uscito alla grande, ma erano crisi dovute ai problemi fisici. Stavolta il fisico è a posto, solo che non riesce più a sostenerlo come ai bei tempi e in queste condizioni si fa dura programmare una nuova rinascita.

4. Serena Williams e il sogno Grande Slam

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@RolandGarros

Perdendo contro Wawrinka, Djokovic ha dovuto rinunciare non solo al Career Slam ma anche alla possibilità (in ogni caso difficilissima) di poter completare il vero Grande Slam, ovvero vincere tutti e quattro i Major nell’anno solare. Probabilmente non sarà così soddisfatta Serena Williams, perché adesso gli occhi saranno tutti puntati su di lei: perché per Meeka l’impresa è possibile, avendo vinto sia in Australia che a Parigi. Il suo terzo Roland Garros è stato lo Slam più sofferto, fiaccata dall’influenza ha dovuto rimontare un set di svantaggio in ben quattro occasioni, in finale sembrava tutto facile fino al 6-3 4-1 40-15, poi si è lasciata sorprendere da una bravissima Lucie Safarova e ha rischiato di ripetere il clamoroso K.O. subito nel 2011 nella finale di Flushing Meadows contro Sam Stosur. Invece per la ventesima volta può stringere tra le braccia un titolo del Grande Slam, gliene mancano solo due per raggiungere Steffi Graf, quattro per eguagliare Margaret Court, la più vincente. Può farcela, perché ha una forza, una determinazione e una fame di vittorie sempre più grande e una rosa di papabili avversarie sempre più ristretta.

5. La favola di Timea Bacsinszky

La Storia, con la s maiuscola non poteva che essere quella di una ragazza passata dal bancone del bar alla semifinale del Roland Garros 2015 in appena due anni. È la favola di Timea Bacsinszky, 26enne di Losanna che con il tennis aveva deciso di dire basta: da piccina era un talento puro, lasciava presagire una carriera davvero interessante, ma lei non era felice. Colpa di un padre-padrone oppressivo che aveva trasformato la sua infanzia in un incubo, in una parabola che ricorda un po’ quella di Andre Agassi e di papà Mike. A differenza di Andre, Timea non ce l’ha fatta, a un certo punto ha detto basta e si è concentrata su altro. Voleva lavorare nel mondo della ristorazione, così si è iscritta a una scuola alberghiera e ha passato qualche mese a fare la barista, poi la cameriera, la lavapiatti. Tutt’altro rispetto a racchette e palline. La nuova svolta arriva nella primavera del 2013: risultava ancora iscritta alle qualificazioni del Roland Garros, le arriva la mail degli organizzatori e nel cuore di Timea si riaccende il fuoco della passione. Non ci pensa due volte e dice sì: torna in campo. Due anni dopo lotta punto su punto una semifinale Slam contro Serena Williams, perde in tre set ma a vederla giocare appare chiaro che questo risultato non è un caso e che rivederla ancora protagonista è più che possibile.

6. Safarova e le altre sorprese del Roland Garros 2015 femminile

Quella di Timea Bacsinszky è la favola per antonomasia, ma in generale è stato un torneo femminile ricco di sorprese, a cominciare da Lucie Safarova, finalista assolutamente degna e ora meritatamente nelle top 10. La ceca ha avuto un tabellone veramente duro, si è trovata di fronte anche la campionessa in carica Maria Sharapova, ma ha gestito ogni singolo momento con grande freddezza, soprattutto quelli più importanti: non a caso ha vinto sei tie-break su sei. La copertina la merita anche Alison Van Uytvanck, ragazza belga che ha saputo approfittare dei flop delle varie Bouchard, Kuznetsova e Pliskova che hanno reso quella parte di tabellone privo di teste di serie. Lei però è stata la più brava di tutte e ha colto al volo l’occasione e anche ai quarti contro Bacsinszky, pur perdendo, ha offerto una prova di tutto rispetto. Se tra le donne le sorprese non sono mancate, lo stesso non si può dire degli uomini: ai quarti erano presenti 7 delle prime 8 teste di serie, unico assente Berdych, battuto da Tsonga, non certo il primo carneade che passa il convento.

7. Il Roland Garros 2015 degli italiani

Luci e ombre per i ragazzi italiani: Fognini ha ceduto a Paire e al mal di pancia, causato dal pesce ordinato la sera prima, Seppi al rientro non poteva fare molto contro Isner, Vanni invece è stato schiacciato dal peso di una situazione nuova, troppo grande anche per un ragazzone come lui. Ci sono anche motivi per sorridere: ad esempio l’aver ritrovato un grande Simone Bolelli. Il bolognese negli ultimi mesi è tornato su buoni livelli e a Parigi si è confermato raggiungendo il terzo turno. Ha battuto nettamente, con personalità, Darcis e Troicki, sfiorando il colpaccio contro David Ferrer: è riuscito a portarsi in vantaggio due set a uno, prima di finire la benzina ed essere travolto dallo spagnolo. Lo scorso anno, contro lo stesso avversario, era finita in tre set senza mai fare partita, stavolta è andata in maniera totalmente diversa e questo è un segnale importante per un ragazzo che sembra determinato a tornare nella top 30, posizione che più gli compete.

8. Andrea Arnaboldi, l’eroe azzurro

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@oasport.it

Un punto a parte merita Andrea Arnaboldi, vero eroe azzurro del torneo. Al primo turno delle qualificazioni ha battuto in rimonta Denis Kudla, così per antipasto. Contro Pierre-Hugues Herbert è entrato nella storia del gioco, vincendo il match più lungo al meglio dei tre set (6-4 3-6 27-25 in quattro ore e mezza), un record che apparteneva alla semi olimpica disputata a Londra da Roger Federer e Juan Martin Del Potro. Ma era solo l’inizio: nel match decisivo ha recuperato uno svantaggio di un set e un break contro Marco Trungelliti, vincendo 6-3 al terzo; il sorteggio gli ha offerto una bella occasione contro James Duckworth e lui ha sfruttato la chance, a suo modo ovviamente: vittoria al quinto dopo aver recuperato due set di svantaggio e salvato un match point. Il suo torneo è finito, come prevedibile, contro Marin Cilic, ma Andrea è tornato a casa con un bel gruzzolo e con la consapevolezza di poter ottenere più di un best ranking che recita 165. Forza “Arna”, si può fare.

9. L’orgoglio di Francesca Schiavone

Un affettuoso, commosso, sincero, infinito Grazie a Francesca Schiavone per averci fatto emozionare ancora una volta. Nessuno gioca bene come lei e probabilmente bisognerà aspettare un po’ prima di ammirare nuovamente una tennista con un repertorio così vario, unito a una grinta senza pari. È evidente che il Roland Garros non è un torneo come gli altri per la Leonessa, c’è una magia che la avvolge e che la sostiene anche adesso che le gambe non vanno più come qualche anno fa. Che frustrazione deve essere per una come lei, ancora vogliosa di far bene e di lottare: avere la consapevolezza che più di così non riesci a fare, che stai dando il 110% eppure non basta. Ma mai sottovalutare l’orgoglio di un Campione, anche quando ha passato i tempi migliori. Lo sa bene Svetlana Kuznetsova, non solo perché è uscita sconfitta 10-8 al terzo nella partita più bella del torneo femminile, ma perché anche lei come Francesca appartiene alla categoria dei grandi in decadenza che ad arrendersi non ci pensano proprio. Quindi Grazie a Francesca e anche a Sveta, per quello che hanno dato e per quello che daranno, perché fino all’ultimo punto della loro carriera sarà sempre una fantastica emozione.

10. La delusione del torneo: il Roland Garros 2015

10) Nadal? Sharapova? No, la delusione più grande di questo Roland Garros è… il Roland Garros! Parliamoci chiaro: non è possibile che nel 2015 un torneo dello Slam sia costretto a interrompere un match a causa del calare della sera. Passi per la mancanza di un tetto (che comunque rimane grave), ma è mai possibile che si assista a episodi che ormai nemmeno al Challenger di Orbetello? Lo Slam parigino è il peggiore dei quattro: gli australiani una volta erano poco considerati, ma adesso oltre a un ricco montepremi offrono un’organizzazione impeccabile che lo rendono il preferito da molti giocatori, Wimbledon ha dalla sua parte il fascino e la tradizione, ma anche un continuo rinnovamento (presto vedremo il tetto anche sul campo 1), a New York oltre alla potente offerta economica si sta lavorando per una copertura sull’Arthur Ashe. Il Roland Garros invece resta a guardare, incapace di rinnovarsi sotto ogni punto di vista. A Bois de Boulogne si sta stretti e le strutture ormai sono decisamente vecchie: durante il match tra Nishikori e Tsonga un grosso pezzo di lamiera si è staccato dal tabellone dello Chatrier finendo addosso ad alcuni spettatori che per fortuna se la sono cavata con qualche graffio e tanta paura. È ora che si cominci a discutere un rinnovamento serio, altrimenti saranno tempi duri per l’unico Slam sul rosso.

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Classe 1991, nato a Palermo e cresciuto a pane (e panelle), Milan e fumetti Disney. Folgorato da Federer durante Wimbledon 2003, ho iniziato ad interessarmi anche al tennis, praticandolo da autodidatta e con pessimi risultati. Divoratore di pizza, appassionato e ossessionato da ogni tipo di statistica, studio Comunicazione ma odio comunicare.
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