Resilienza: dove nasce e come si sviluppa – parte 26 min read

17 Gennaio 2014 Resilienza -

Resilienza: dove nasce e come si sviluppa – parte 26 min read

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Resilienza
@reservoir frog

L’essere umano ha un potere inimmaginabile: qualsiasi evento gli accada è lui a scegliere che significato dargli e quindi quale reazione avere. Siamo talmente abituati a reagire in modo meccanico agli eventi della vita, che abbiamo dimenticato questa nostra straordinaria abilità, essenza della resilienza. La tecnica ABCDE serve a rammentarci questa abilità. Dopo aver visto dove nasce la resilienza andiamo a studiarne metodi e applicazioni.

Resilienza: la tecnica ABCDE

Vediamo nel dettaglio le lettere che danno il nome a questa tecnica non sono altro che delle iniziali:

A di Adversity. La prima lettera sta ad indicare le difficoltà che possiamo incontrare nella nostra vita, gli eventi negativi su cui non abbiamo il controllo e che inevitabilmente accadono. Possono includere piccole “tragedie” come un esame andato storto, o difficoltà molto più rilevanti.

B di Beliefs. La seconda lettera sta ad indicare le nostre credenze. L’insieme delle convinzioni che abbiamo maturato nel corso della nostra vita rappresentano il filtro attraverso il quale percepiamo la realtà. La nostra percezione della realtà infatti è sempre soggettiva, così come le nostre reazioni.

C di Consequences. La terza lettera del modello sta ad indicare le nostre reazioni emotive e fisiche agli eventi. Tali reazioni sono sempre la somma dell’evento e delle nostre credenze.

D di Discussion. Le prime 3 lettere indicano la normale sequenza adottata dalla nostra mente di fronte ad un evento. Con la lettera D entra in gioco la resilienza. Quando siamo in grado di mettere in discussione le nostre reazioni irrazionali, iniziamo a riprendere il controllo della nostra vita.

E di Effects. A differenza delle reazioni (consequences) gli effetti derivano dalla nostra messa in discussione delle nostre credenze. Se spesso sentiamo di non avere il controllo sulle nostre reazioni, gli effetti, in quanto risultato di un processo di rielaborazione della nostra mente, sono pienamente sotto il nostro controllo.

Allenare la nostra resilienza significa dunque porsi continuamente una domanda di fronte agli accadimenti della vita: “Cosa c’è di buono in quello che sta succedendo?“, ovvero “Qual è il miglior significato che posso attribuire a quanto sta accadendo?“

La resilienza (sia di esito che di processo) presuppone quindi due elementi: i fattori di rischio che sono variabili presenti ad ogni livello sistemico (persona, famiglia, comunità, società) in grado di predire successivi problemi psicosociali (per es. alcolismo, comportamento delinquenziale, insuccesso scolastico, ecc.) e l’adattamento.

Si può sostenere che l’adattamento e la resilienza hanno due significati differenti, soprattutto quando si intende resilienza come processo. Se invece si intende resilienza come esito allora i due termini possono assumere lo stesso significato a patto che si parli di esito a seguito di un’esposizione ad una situazione a rischio.

Infatti potremmo avere adattamento anche senza il superamento di un elemento perturbante come, per esempio, l’abuso. Per spiegare l’adattamento si ricorre ai fattori di protezione, ossia variabili, presenti anch’esse ad ogni livello sistemico (persona, famiglia, comunità, società), che sono in grado di controbilanciare l’effetto dei fattori di rischio.

Quando si intende la resilienza come processo i termini fattori di protezione o di resilienza possono essere considerati sinonimi. Nelle definizioni centrate sull’esito la resilienza è stata intesa in differenti modi: come assenza di indicatori di disturbi, come presenza di indicatori di salute in senso positivo, come successo scolastico e/o lavorativo, come comportamento pro sociale o assenza di delinquenza, ecc.

In tutti i casi la resilienza è un elemento dinamico, soggetto ai cambiamenti delle circostanze in cui la persona gioca un ruolo attivo, e non dato una volta per tutte.

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@PopTech

Come sviluppare resilienza?

1. Creare rapporti. Buone relazioni con i familiari più prossimi, con gli amici, o con gli altri, sono importanti. Accettare aiuto e sostegno da chi è interessato e chi ascolta rafforza la resilienza. Alcune persone trovano che essere attivi in gruppi civici, organizzazioni religiose, o altri gruppi locali fornisca supporto sociale e che possa aiutare a recuperare speranza. Assistere gli altri nel momento del bisogno può beneficiare anche chi aiuta.

2. Evitare di vedere le crisi come problemi insormontabili. Non è possibile cambiare il fatto che eventi altamente stressanti succedano, ma si può cambiare come interpreti e rispondere agli stessi. Provare a guardare oltre al presente e a come le circostanze future possono essere un po’ migliori. Fare attenzione a qualsiasi esile possibilità di stare un po’ meglio quando si ha a che fare con situazioni difficoltose.

3. Accettare il fatto che il cambiamento è parte della vita. Certi obiettivi possono non essere più conseguibili per effetto di circostanze avverse. Accettare le situazioni che non possono essere modificate può aiutare a focalizzarsi su quelle che si possono cambiare.

4. Muoversi verso i propri obiettivi. Sviluppare obiettivi realistici. Fare qualcosa regolarmente, anche se sembra una realizzazione piccola, che permetta di muoversi verso i propri obiettivi. Invece di focalizzarsi sui compiti che sembrano irrealizzabili, domandare a se stessi, ” Che cosa posso compiere oggi che mi aiuti a muovermi nella direzione in cui voglio andare?”.

5. Compiere azioni decise. Nelle situazioni avverse, per quanto è possibile, agire. Compiere azioni decise, piuttosto che staccarsi completamente dai problemi e dalle fonti di stress e desiderare soltanto che scompaiano.

6. Cercare opportunità per imparare. Le persone spesso imparano qualcosa su loro stesse e osservano come, per certi aspetti, nella lotta con la perdita sono cresciute. Molte persone che hanno avuto esperienze tragiche ed avversità, hanno conseguito miglioramenti nelle relazioni, un più ampio senso di forza personale anche in momenti di vulnerabilità, un incremento di autostima, una più sviluppata spiritualità, e un maggiore apprezzamento per la vita.

7. Nutrire una visione positiva di se stessi. Accrescere la fiducia nella capacità di risolvere problemi e fidarsi dell’aiuto del proprio istinto sviluppa resilienza.

8. Mantenere le cose in prospettiva. Anche quando si fa fronte a eventi molto dolorosi, provare a considerare le situazioni stressanti in un più ampio contesto e mantienere una prospettiva di lungo periodo. Evitare di gonfiare oltre misura gli eventi.

9. Mantenere una visione fiduciosa. Una visione ottimistica permette di aspettarsi che nella propria vita succedano buone cose. Provare a visualizzare quello che si vuole, piuttosto che preoccuparsi di quello che si teme.

10.Prendersi cura di se stessi. Prestare attenzione ai propri bisogni e ai propri sentimenti. Impegnarsi in attività che piacciono e che troviamo rilassanti. Esercitarsi regolarmente. Prendersi cura di se stessi aiuta a mantenere la propria mente e il proprio corpo pronti per affrontare le situazioni che richiedono resilienza.

11. Imparare dal proprio passato. Focalizzare le passate esperienze e fonti di forza personale può aiutare a capire quali strategie potrebbero funzionare per accrescere la resilienza.

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Fondatore di Climalia, prima società italiana di servizi climatici per la resilienza territoriale. Collabora con il Kyoto Club come responsabile della cooperazione internazionale e come esperto di politiche di adattamento ai cambiamenti climatici. Consulente del Ministero dell’Ambiente, Acclimatise UK, AzzeroCO2 e Commissione Europea.
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