Resident Evil. Umbrella Corporation: our business is life itself6 min read

17 Gennaio 2014 Giochi -

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Resident Evil. Umbrella Corporation: our business is life itself6 min read

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Salve a tutti, miei cari prodotti dell’industria biochimica, e bentornati nel mio castello. Venite pure avanti.

Prima di principiare vorrei mostrarvi questo filmato, che sicuramente ricorderà qualcosa a taluni e farà ridere talaltri (e nel caso li attendo dietro l’angolo). È un documento a dir poco storico, che ha cambiato per sempre la storia videoludica.

Ve lo ricordate? Si tratta dello storico filmato di apertura, comparso sulla vecchia PlayStation, di Resident Evil, il primo capitolo di una delle più anziane e longeve saghe mai create ed esportate. Da qui è nato il genere survival horror, da qui è nata una serie di titoli dove vige l’incubo zombie alternato all’enigma, che metterà piede pure nei cinema. Questa che vi mostrato è la versione NON censurata: troppo cruenta, era stata inserita nel videogioco in bianco e nero e orbata di alcune scene. Impensabile alla luce dei successivi sviluppi. E, ancora più interessante, gli attori! Non è un filmato in computer grafica; come sono cambiati i tempi. E se dice che nel 1998 l’apocalisse zombie c’è già stata, in realtà noi siamo già tutti undead… Ma non divaghiamo.

Se fossi in voi esigerei un riassunto dei fatti da Resident Evil 0, la cui trama è un prequel, a RE6, passando per gli spin off. Cosa detta, cosa fatta.

Raccoon City: una ditta che fa esperimenti di genetica e biochimica in un laboratorio sotterraneo ha un incidente di percorso che causa l’esposizione di tutti i suoi dipendenti al Virus T, un agente patogeno che provoca mutazioni e trasforma in zombie. La Umbrella Corporation decide di insabbiare il tutto, ma non riesce: ben presto eventi inspiegabili si verificano nella foresta circostante Raccoon City, e la squadra BRAVO, mandata ad indagare, sparisce. Viene quindi inviata la squadra STARS, formata da Chris Redfield, Jill Valentine, Barry Burton e il capitano Albert Wesker. Da qui prenderà il via un’intrecciatissima trama di intrighi, tradimenti, perversioni e aberrazioni di sorta che porteranno a una degenerazione sempre maggiore della situazione fino ad arrivare a una portata mondiale e all’incapacità di controllare l’espansione e l’evoluzione del virus.

Intrigante e mozzafiato. Peccato che il gameplay sia peggiorato proporzionalmente al miglioramento della grafica. Il trend è questo: il popolino ha deciso che è meglio spendere uno sproposito per giocare il nulla, piuttosto che pagare la metà e trovare un prodotto longevo. Il che spiega il successo di titoli come Minecraft o Devil May Cry, ma parleremo di questo in altra sede. Magari nella mia sala delle torture.

Resident Evil

Com’è peggiorato il gameplay? Facciamo un salto indietro e analizziamo la descensio ad inferos. Quando uscì il primo episodio, l’atmosfera terrificante, l’intreccio, gli enigmi e i colpi di scena, per non parlare dell’uso delle telecamere, offrivano uno scenario che ghiacciava il sangue nelle vene.

Tutti, almeno una volta, abbiamo immaginato di entrare in una casa abbandonata ed esplorarla, trovando atrocità e segreti inenarrabili e Resident Evil 1 ci offriva esattamente questo: documenti di persone ignote, pezzi di storie vissute, vite stroncate o rovinate, bandoli di matasse che lentamente riusciamo a recuperare. Il tipico gioco da prendere in mano dopo cena, magari con un paio di amici per non iniziare a tremare e a sudare freddo. Ogni angolo e ogni stanza davano una nuova sensazione di paura e suspance, ogni zona richiedeva l’orecchio teso e l’occhio svelto per trovare oggetti o scovare nemici. Era un film in prima persona, una sensazione irripetibile.

Nel secondo capitolo la situazione era analoga, con la novità di avere addirittura gli esterni a disposizione, elemento potenziato nel terzo episodio dove tutta Raccoon, oramai rovinata irrimediabilmente dal Virus T e varianti, era un pericolo da esplorare. Resident Evil 0 aggiunge la possibilità di giocare con due personaggi in contemporanea, ma si mantiene l’atmosfera e il gusto di un gioco dove la mente collabora coi nervi saldi e i riflessi.

Ma tutte le cose belle sono destinate a cambiare, soprattutto quando si parla di videogiochi.

Una nuova generazione di giocatori, definiti “bimbominkia”, ha iniziato a proliferare come una malattia penetrando anche le schiere dei betatester. E hanno diritto ad esprimere i loro gusti. Numerosi come un’orda di zombie, hanno intaccato la spettacolare struttura del gioco con i loro principi basilari per cui un videogame non deve richiedere troppo cervello al giocatore: il massimo del macello e delle azioni visivamente spettacolari col minimo sforzo, in modo da sentirsi onnipotenti e “pro” senza l’ausilio di alcun neurone.

Resident Evil bimbiminkia

Ed ecco che compare Resident Evil 4, l’inizio della fine. Non più telecamere fisse, non più suggestive ambientazioni, ma telecamera dietro al personaggio che oramai si limita a spaccare e raccogliere munizioni. Non più una trama profonda e da scoprire gradualmente. Leon diventa un mix tra Relic Hunter, Lara Croft e Indiana Jones. I nemici diventano dei bersagli progettati per fare spettacolo.

Nel gioco appare un venditore che c’entra con il contesto come un tirannosauro al gran ballo dello Zar. Ma perché?

Il tutto è un enorme tiro a segno, per bambini più o meno cresciuti. Nella versione Wii è ancor più palese, ma si può peggiorare ulteriormente: Resident Evil 5 ed infine Resident Evil 6. Gli enigmi? Non esistono più. I nemici? Insensatamente abnormi. L’unico dilemma è trovare le munizioni e farsele bastare. La tensione che si respirava girando l’angolo di ogni corridoio di Villa Spencer è caduta nell’oblio quando si assiste alla comparsa degli zombie nel cimitero in mezzo alla strada dopo un fulmine del temporale. Il riciclo dei cliché di film horror di serie Z, per intenderci. Nella stragrande maggioranza dei casi correremo e meneremo le mani nel mucchio di zombie, diventati nel frattempo killer provetti. Io uno zombie che maneggia un estintore, una sega elettrica o gira una manovella non l’avevo mai ammirato.

RE5 sega

La trama? Hanno raschiato tanto il fondo del barile che oramai si sono ridotti a creare dei retroscena con personaggi comparsi per caso in taluni documenti dei primi RE. Gli spin off dispensati nel corso della storia si accodano più o meno al trend, eccezion fatta per il recente first-person shooter (Resident Evil: Operation Raccoon City) e per gli ignavi sparatutto su rotaia (Resident Evil: The Umbrella Chronicles). E poiché un tale scempio piace ai proliferanti caproni che l’hanno provocato, la Capcom ha anche annunciato che difficilmente rivedremo un gioco fatto bene.

A quanto pare nulla è per sempre, nemmeno gli zombie, anche se è stato anche garantito che per Resident Evil 7 (2015) si vorrà riprendere la china horror. Per fare memoria, se ce ne fosse bisogno, vi lascio il primo e leggendario incontro della saga nella versione PSX refittata poi per Wii.

Parere personale: giocateli tutti per amor di completezza, spin off compresi, ma spendete tutto il tempo possibile a completare bene i primi 4 titoli.

Immagini| Dimitry Kislichenko

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La persona che non vorresti mai incontrare, un prof. Un folle. Peggio: un prof che adora giocare a giochi di strategia, avventure e giochi in scatola. Per non parlare dei giochi di ruolo e quelli di carte. L'importante è essere competitivi, fino alla morte. L'anima? È rimasta incastrata da qualche parte tra un rush e uno zerg... Se qualcuno la trova, può spedirmela via mail, eventualmente. Nessuno si aspetti favoritismi nei commenti, cinici si nasce, non si diventa!
2 Commenti
  1. Fabrizio

    Sono contento di essermi fermato a Code Name Veronica

    • Magus

      Personalmente l'emozione che ho provato nel primo episodio l'ho ritrovata solo con Resident Evil: Rebirth...ossia il primo episodio in nuova veste grafica per wii. Che assicuro è da provare in quanto...villa Spencer non è mai stata così mozzafiato.

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