Renzi contro Partite Iva: 5 passaggi che lo dimostrano2 min read
Reading Time: 2 minutesGià qualche settimana fa parlavamo della guerra di Matteo Renzi contro gli autonomi e le partite Iva, davvero sorprendente se pensiamo che anche lì si annidava lo zoccolo duro renziano, i cosiddetti non tutelati.
Invece il giovane premier sembra aver cambiato idea e la legge di stabilità carica a testa bassa contro i coetanei di Renzi e i liberi professionisti. Tentativo di far cadere in disuso lo strumento? O mossa di conservazione? Difficile dirlo, intanto è già in vigore la nuova legge che, secondo alcuni studi, porterà alla chiusura di 300mila partite iva. Un altro governo per cui esiste solo il lavoro dipendente?
Vediamo i passaggi cruciali contenuti nella Legge di Stabilità.
Renzi contro Partite Iva: 5 passaggi
1) La legge di stabilità NON blocca l’aumento (dal 27,72% al 29,72%) dell’aliquota della gestione separata Inps per freelance e liberi professionisti come invece previsto dai governi Monti e Letta
2)La riforma del sistema di contribuzione delle Partite Iva porta gli under 35 a pagare dal 5% al 15% di imposta: un + 300% che ammazzerebbe chiunque. Il limite di 30mila euro annui non sarà più uguale per tutti ma cambierà in base all’attività svolta. Per farla più semplice, la montagna che si sta per abbattere sulle partite iva è riassumibile in un esempio: per un reddito di 1400 euro al mese, la legge di stabilità significa 200 euro al mese in meno rispetto a prima.
3)I cosiddetti nuovi poveri, ad un reddito già esiguo, potrebbero dover sottrarre anche un contributo per la pensione visto che difficilmente ne vedranno una con la gestione separata Inps.
4)Nella stessa Legge di Stabilità viene stanziato un fondo di 900 milioni di euro a favore del lavoro autonomo tradizionale, ovvero quegli artigiani e commercianti che hanno un reddito intorno ai 40mila euro annui. Da un lato mazzate per i freelance, dall’altra carezze per quelle partite Iva già protette da rappresentanze di categoria.
5)Chi sono questi nuovi poveri? Tantissimi lavorano nel mondo della cultura e dell’editoria, attività dunque intellettuali e già parecchio vessate in Italia. Il governo più giovane e innovativo se la prende quindi sempre con gli stessi, tanto da far dichiarare ad Anna Soru, presidente di Acta
Non siamo i bancomat dello Stato. Faremo di tutto per agevolare la fuga dalla gestione separata e per trovare strategie contro il peso di queste decisioni. Per esempio aprire una Sas o, per chi può, il diritto d’autore, restando nella legalità. Non abbiamo alternative.