Refn, regista del binge watching di novembre5 min read

29 Ottobre 2014 Cultura -

Refn, regista del binge watching di novembre5 min read

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@Michał Sacharewicz

Se vi dico Danimarca e l’unico regista danese che vi viene in mente è Lars von Trier, vi consiglio di aggiornarvi con il binge watching di novembre. Già, perché questo mese si parla di Nicolas Winding Refn.

Il suo film più famoso, Drive, interpretato dal bel Ryan Gosling, ha vinto il premio per la miglior regia a Cannes nel 2011. Costato 15 milioni di dollari, Drive ne ha incassati 80 in tutto il mondo.

La storia è quella di un pilota automobilistico e stuntmen che, per arrotondare, fa anche da autista durante le rapine. Succede poi che il pilota incontra Irene (Carey Mulligan) e se ne innamora e allora tutte le sue priorità cambiano. Cambiano anche le vite di tutti i protagonisti, perché Irene è la compagna di un malvivente appena uscito di prigione e lo stuntman, pur di proteggerla, accetterà di fare da driver per un colpo in banca proprio con lui.

Refn

è un film violento Drive, ma allo stesso tempo romantico, dove l’amore tra i due rifulge come perla in un mare di petrolio: una società corrotta e abietta, senza nessuna pietà per chi infrange le regole del male.

Intensi giochi di sguardi vengono spezzati da fiotti di sangue e pallottole in fronte lasciano il posto alla tenerezza di due dita che si sfiorano sul cambio di un’auto. Scene orchestrate in un’armonia perfetta di voci e strumenti e, fuor di metafora, anche le musiche elettropop anni ’80, come Night Call di Kavinsky, colpiscono dritto al cuore e allo stomaco.

Ma cosa c’è stato prima di Drive? Ecco i quattro film da recuperare.

Nicolas Winding Refn: 4 film imperdibili

Il primo in realtà è una trilogia, La trilogia del Pusher, composta da Pusher – L’inizio (1996), Pusher II – Sangue sulle mie mani (2004) e Pusher III – L’angelo della morte (2005). Come suggerisce il titolo, si tratta di storie legate al mondo della droga, ambientate in Danimarca. Il primo fu il film d’esordio di Refn e in pochi anni divenne un cult del cinema underground.

RefnI tre lungometraggi sono caratterizzati da una regia realistica e da una tensione costante, con propensione alla tachicardia. Copenaghen, qui, non è rappresentata dalla Sirenetta di Andersen, ma da squali senza scrupoli affamati di denaro e potere. È ancora possibile una redenzione da tutto ciò? è questa la domanda di fondo che sembra farsi Refn attraverso le vicende dei suoi protagonisti.

Ancora una storia di violenza, ma questa volta ispirata ad un personaggio reale: Bronson (2008). Charles Bronson, nome d’arte di Michael Gordon Peterson, classe 1952, è il più violento e famoso detenuto inglese. Pur non avendo mai ucciso nessuno, Bronson, incline a una furia incontrollabile, ha trascorso trent’anni della sua vita in carcere di isolamento.

RefnRefn dirige un biopic sui generis in cui il protagonista (interpretato da un muscoloso Tom Hardy), un antieroe violento e fuori controllo, rappresenta se stesso dietro le sbarre, su un palcoscenico e in cella di isolamento. Rappresenta perché, secondo quello che ci mostra Refn, viene da chiedersi se Bronson ci è o ci fa. È completamente folle oppure è la fame del successo a guidarlo in questa pratica aggressiva ad ogni costo?

La regia è sublime: le scene brutali vengono alternate – senza nessuna coerenza apparente, proprio come la mente malata di Bronson – a sequenze grottesche, anche buffe. Si ha la sensazione di essere risucchiati da quei neuroni anarchici, in quella (non) logica perversa e soprattutto incomprensibile, lato oscuro dell’animo umano.

L’estetizzazione della violenza refniana continua poi con Valhalla Rising (2009): il film, diviso in sei capitoli, narra il viaggio di un guerriero liberatosi da coloro che lo tenevano prigioniero, e di un bambino che era addetto ai suoi pasti durante la prigionia.

Girato in Scozia, tra il grigio soffuso della nebbia e il verde brillante ma rarefatto di pianure e colline, si impone il rosso vivo del sangue. Ha dei tempi mistici Valhalla Rising, che solca abiezioni e valori morali, inserendo questi temi anche nel contesto della guerra di religione. Mistica è anche la messa in scena, con immagini visivamente forti e delicate al tempo stesso, immagini a cui essere devoti anche non capendone razionalmente il significato.

Refn-regista-del-binge-watching-di-novembreOrmai l’avrete capito che quelli di Refn non sono film da Coca-Cola e popcorn, quindi mi permetto anche di consigliarvi una digressione sul tema: se vedete questo film, guardatevi anche Aguirre furore di Dio di Werner Herzog. Il confronto e le similitudini fra le due pellicole potrebbero stimolarvi riflessioni interessanti.

Lo so che avevo detto quattro film per artista, ma in questo caso permettetemi di fare un’eccezione, se non altro perché l’ultimo film di Refn è passato quasi sotto silenzio e mi pare questa un’ottima occasione per parlarne. Si tratta di Solo Dio Perdona, presentato al Festival di Cannes nel 2013 e con protagonista di nuovo Ryan Gosling.

L’opera è ambientata in Tailandia, a Bangkok, dove Julian (Gosling) e suo fratello gestiscono dei traffici di droga. La situazione degenera quando il fratello uccide violentemente una prostituta. Da quel momento si innesca un circolo di vendette senza fine e a dar man forte a Julian arriva pure sua madre, una letale Kristin Scott Thomas.

RefnQuella di Julian è una discesa agli inferi in cui lui è impotente, reprime la propria rabbia e la propria frustrazione e così si autodistrugge, diventando un antieroe che implode senza lasciare nessuna speranza per se stesso e per il mondo che lo circonda. L’ambientazione orientale è valorizzata da una regia e una fotografia particolari: ancora una volta lo stile improntato all’estetica di Refn lascia stupefatti.

La realizzazione del suo prossimo film, I walk with the Dead, è stata annunciata via twitter dallo stesso Refn solo il 6 giugno scorso.
Avete quindi tutto il tempo necessario per vedere e metabolizzare i più bei film del regista danese. [quote align=”center” color=”#999999″]Buona visione![/quote]

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Una laurea in linguaggi dei media e un diploma di montaggio alla Civica di Cinema. Poi uno stage a Nocturno, tra Lucio Fulci e Rob Zombie e uno al TG5, tra George Clooney e Madonna. Approda a Iris (Mediaset) come assistente alla regia. Ora autrice televisiva e filmmaker. Divoratrice di film più che mangiatrice di uomini.
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