Referendum 4 dicembre: 5 momenti ‘memorabili’ di una campagna infinita6 min read
Reading Time: 5 minutesLa campagna referendaria che sta per giungere al termine è stata definita una delle più lunghe, aspre, irrispettose al limite della volgarità che si ricordino. Combattuta su moltissimi fronti, dalle piazze reali a quelle virtuali di Facebook e Twitter, dai salotti televisivi di Mentana, Vespa e Del Debbio alle caselle postali degli italiani d’Italia e che vivono all’estero, si è svolta in un clima di botta e risposta dai toni sempre più coloriti.
Il risultato è che spesso le ragioni dell’uno e dell’altro schieramento, che abbiamo riepilogato qui, sono passate in secondo piano, trasformando il voto in una manifestazione di simpatia/antipatia verso questo o quel leader, verso questo o quel partito politico. Il merito della modifica degli articoli della Costituzione è stato quasi sempre affrontato sbrigativamente, per dedicarsi alla denigrazione degli avversari basata su errori, contraddizioni storico/politiche e dati economici, in perfetto stile da campagna elettorale pre-elezioni politiche.
Una situazione del genere ha regalato però alcune chicche che, affrontate con un sorriso, possono accompagnarci verso gli ultimissimi giorni che ci separano dalle urne. Le quali, vada come vada, sanciranno almeno la fine del monopolio televisivo/giornalistico/social della lotta tra fazioni.
1. Il caso Beatrice Di Maio
Se Arthur Conan Doyle avesse inventato una storia come questa per una delle sue avventure di Sherlock Holmes, probabilmente l’editore non l’avrebbe pubblicato perché troppo inverosimile. Ma la politica italiana non conosce limiti in questo senso.
I fatti: a metà novembre La Stampa scrive che il sottosegretario Luca Lotti ha sporto denuncia alla Procura di Firenze e che il PD ha presentato due interrogazioni parlamentari contro l’utente Twitter Beatrice Di Maio. L’accusa? L’utente, che vanta un gran numero di follower, pubblica post denigratori/satirici contro il Governo ed i suoi esponenti e sarebbe parte di una macchina del fango organizzata, di una rete occulta dedita a cyber-propaganda targata Movimento 5 Stelle, basata su algoritmi da far intimidire gli hacker!
Immediata la replica del blog di Grillo, che tra smentite, richiami alla libertà di espressione ed hashtag (#IoStoConBea) sottolinea come la Di Maio non sia che una comune cittadina che esprime liberamente il proprio dissenso. Duri anche diversi esponenti del Movimento, che richiamano il Governo ad occuparsi di questioni serie e a non perdere tempo con interrogazioni parlamentari assurde.
La soluzione del caso arriva neanche dieci giorni più tardi, e non grazie all’investigatore privato di Londra, ma al giornalista di Libero Franco Bechis. Il quale svela che dietro all’account incriminato si cela nientepopodimeno che Tommasa Giovannoni “Titti” Ottaviani, meglio identificabile come la moglie di Renato Brunetta!
Signori ecco Beatrice di Maio, alias Titti Brunetta, con suo marito. Su Libero questa mattina in edicola la sua… https://t.co/NCHMZpx1gE
— Franco Bechis (@FrancoBechis) November 23, 2016
La Ottaviani spiega di aver agito all’insaputa del marito e di non temere la denuncia di Lotti, anzi di essere pronta a sporgerne una a sua volta. Il M5S ne esce pulito, il PD e La Stampa un po’ meno, ma vivono tutti felici e contenti.