Recensione Mafia 3: il gioco che voleva essere un film5 min read

14 Ottobre 2016 Giochi -

Recensione Mafia 3: il gioco che voleva essere un film5 min read

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mafia 3 recensione

Mafia 3 è senza dubbio uno dei videogiochi multipiattaforma più attesi dell’anno. Il titolo è croce e delizia perché, se da un lato parte con una marcia in più per il fatto di appartenere ad una serie molto amata (soprattutto grazie al primo, storico capitolo), dall’altro è inevitabilmente sottoposto al paragone con i predecessori. Senza girarci troppo intorno, possiamo dire che gli sviluppatori sono riusciti solo in parte a soddisfare le aspettative dei videogiocatori.

Trama e gameplay (avviso: spoiler)

La trama di Mafia 3: ci troviamo a New Bordeaux, città fittizia ispirata a New Orleans, nel 1968. Impersoniamo Lincoln Clay, ragazzo nero, già impegnato nella guerra del Vietnam e invischiato in alcuni affari loschi con la mafia del posto, guidata da Sal Marcano. Manco a dirlo, lo stesso Marcano sarà protagonista di un violento voltafaccia ai danni nostri e dei nostri amici e famigliari. Sopravvissuti per miracolo, voteremo la nostra vita alla vendetta, lavorando per demolire tutti i racket cittadini facenti capo a Marcano ed eliminando i suoi sottoposti, per arrivare fino al grande capo.

Il videogioco è un classico open world alla GTA, nel quale possiamo muoverci liberamente per tutta la vasta mappa della città, a piedi, con le numerose vetture o in barca.

L’interazione con co-protagonisti e informatori ci permette di individuare gli obiettivi da attaccare per indebolire i vari racket e stanare così i boss da eliminare. La libertà si traduce nella possibilità di scegliere quando e come iniziare una delle missioni – con approccio stealth o armi alla mano in stile Rambo, per intenderci – ma mancano, ad esempio, attività collaterali amene come quelle a cui siamo abituati dai capolavori della Rockstar Games, e non solo.

mafia 3 recensione

Recensione Mafia 3: ottima regia, scarsa giocabilità

Le recensioni del gioco sono quasi tutte unanimi. Gli sviluppatori hanno fatto un lavoro eccezionale per quanto riguarda la regia, tessendo la storia intorno a cut-scene di altissimo livello, strutturate in modo da ricostruire la vicenda attraverso flashback, interviste e dichiarazioni rilasciate dai protagonisti (quelli sopravvissuti) anni dopo gli eventi. La prima ora e mezzo di gioco, che introduce ai comandi e alla storia, fino al tradimento di Sal Marcano, è entusiasmante, coinvolgente, dinamica, intricata giusto quel tanto da incuriosire e poi lasciare soddisfatti una volta che ogni tassello trova il proprio posto.

La colonna sonora che fa da sfondo è davvero ai massimi livelli, cosa che vale per tutta l’esperienza di gioco, così come il doppiaggio in italiano, davvero meritevole e curato, il carisma e la caratterizzazione dei personaggi e l’atmosfera generale della città intorno a noi. Peccato che poi inizi il gioco vero e proprio, libero ed incentrato sul meccanismo “informati, indebolisci il racket, uccidi il boss”. Meccanismo che di fatto si ripete, uguale, per i diversi quartieri della città da conquistare. A spezzare la prevedibilità e una certa monotonia di questo sistema si inseriscono altre cut-scene che aggiungono qualche elemento, fanno il punto e comunque tengono viva la struttura narrativa generale del gioco.

Oltre alla ripetitività del meccanismo di conquista, lo stesso difetto si trasmette alle fasi di combattimento. L’approccio verso i nemici può essere duplice. Se scegliamo di attaccarli apertamente verremo circondati, eventualmente anche da poliziotti, e dovremo sfruttare la nostra abilità con armi, mira, ripari e, se servono, ritirate. Ma se prediligiamo l’azione silenziosa, avremo un vantaggio fin troppo evidente dato dalla scelta degli sviluppatori di introdurre l’escamotage del fischio: attirando così un nemico alla volta dietro al nostro riparo potremo eliminarlo senza dare nell’occhio e, di fatto, ripetere la stessa cosa con tutti gli altri, fino a liberare facilmente l’intera area.

In tutto ciò l’intelligenza artificiale di nemici e poliziotti è davvero poco curata. È sempre molto facile, sia durante i combattimenti che durante gli inseguimenti, fare stragi senza essere realmente messi in difficoltà o, in questa evenienza, fuggire e far perdere le proprie tracce. Anche al livello di difficoltà massimo concesso dal gioco.

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Film o videogioco?

Estendendo la riflessione oltre la semplice recensione – se ne trovano ormai a decine in rete – è curioso come Mafia 3 riesca meglio quando si comporta da film e mostri diverse mancanze quando diventa ciò che è: un videogioco.

L’esaltazione che deriva dalle fasi iniziali, nelle quali la nostra interazione è ridotta al minimo ed è asservita al procedere di una narrazione prestabilita, subisce un crollo vertiginoso non appena inizia il gioco vero e proprio:come quando si guardano dei trailer coinvolgenti e super-pompati di un film che poi inizia e si sviluppa con ritmi lenti e appena qualche picco emotivo qua e là.

Dopo le vicende introduttive e il tradimento, belli carichi, ci sentiamo pronti a vendicarci in modo spettacolare; dopo un paio di boss, invece, ci chiediamo quando arriveremo a Sal Marcano, nella speranza di vedere qualcosa di nuovo, o almeno se il prossimo racket richiederà maggiore preparazione, tattica, abilità, varietà per essere indebolito.

Come mai gli sviluppatori, in primis amanti dei giochi, non hanno pensato ai limiti che ripetitività e bassa IA avrebbero imposto al loro lavoro? E viene anche da chiedersi se, in realtà, non abbiano sacrificato questo aspetto per curarne altri – come la struttura open-world e, appunto, la componente video-narrativa – che però, da soli, non bastano.

Per quanto i videogiochi ultimamente si rifacciano sempre più al mondo cinematografico, non devono scordare di essere qualcosa di diverso e di non poter prescindere da alcuni punti fermi. Ben venga la componente narrativa, ma senza indebolire quella videoludica: altrimenti andremmo al cinema.

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Mafia 3: in sintesi

Mafia 3, nel complesso, non è un brutto gioco. Ma non è nemmeno il gioco che molti si aspettavano, il gioco che avrebbe potuto essere. Le migliorie e gli aspetti di eccellenza, già citati, non sono tali da nascondere i limiti – oltre a quelli di gameplay segnaliamo pure qualche difetto grafico. Anche la sfida derivante dal confronto con Mafia e Mafia 2 non è del tutto vinta, perché Mafia 3 è piuttosto l’anti-mafia, il titolo nel quale, più che “entrare nella famiglia”, cerchiamo di sbarazzarcene per vendetta. Il che, volutamente o meno, segnerà forse la fine stessa di questa grande serie.

mafia 3 recensioneGrafica: 4/5
Longevità: 4/5
Gameplay: 2/5
Sonoro: 5/5
Globale: 3,5/5

Immagini| facebook.com/mafiagame

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Classe '85, divido il tempo tra la moglie e i tre figli e le più svariate passioni. Amo la lettura, la scrittura (ho pubblicato cinque romanzi) ed i videogiochi, non disprezzo fumetti, calcio, cinema e cucina. Eterno bambino, amo la vita e credo che sia troppo breve per non interessarsi a... tutto!
1 Commenti
  1. Marco

    Sono davvero deluso per le missioni ripetitive che non si sa quali portare avanti. Spero un grosso miglioramento in futuro

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