La crisi del Qatar e l’ipocrisia di sauditi e americani10 min read

13 Giugno 2017 Mondo -

La crisi del Qatar e l’ipocrisia di sauditi e americani10 min read

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Aggiornamento 7 dicembre 2015

Qatar, l’alleato di Stati Uniti e Turchia che sostiene ISIS

Il Qatar è un importante partner strategico dell’Occidente nella Penisola Araba sia sul piano economico, con l’esportazione e distribuzione del petrolio estratto dal Paese arabo, che militare, in quanto sia gli Stati Uniti che la Gran Bretagna sfruttano le basi nel Paese per coordinare le proprie truppe nella regione. È ormai noto alla comunità internazionale che il Qatar sia stato uno dei maggiori finanziatori dell’Isis nella sua fase di nascita e che il sostegno economico al Califfato perduri tutt’oggi. Ma prima di Daesh, altri hanno goduto con meno fortuna dell’appoggio del ricco stato arabo…

Il sostegno del Qatar ai Fratelli Musulmani

Prima e durante le rivoluzioni della primavera araba, è stato appurato che il Qatar ha versato ingenti finanziamenti per diverse formazioni radicali e fondamentaliste in vari Paesi: dai ribelli del Mali del Nord, fino ad Hamas in Palestina, ma sicuramente a beneficiarne di più sono stati i Fratelli Musulmani di Tunisia, Libia ed Egitto. Proprio nel Paese delle piramidi sono stati investiti più di due miliardi e mezzo di dollari per favorire l’ascesa politica di Mohammed Morsi nel post-Mubarak, con anche il supporto dell’intelligence qatarina. Proprio i servizi segreti qatarini avevano messo in guardia il neo-Presidente egiziano da un possibile colpo di Stato da parte dell’esercito dopo la reintroduzione della Sharia in Egitto. Scenario che si è infatti realizzato con il consecutivo arresto di Morsi, il subentro al potere di Al-Sisi e la grande contrarietà del Qatar. Tutt’oggi, i rapporti diplomatici fra i due Paesi non sono idilliaci, come possiamo ben vedere anche dalla situazione in Libia.

Il territorio libico è sostanzialmente conteso fra due diversi governi nazionali: a controllare la parte orientale del Paese è il governo Tobruk, riconosciuto legittimo dalla comunità internazionale e appoggiato soprattutto dall’Egitto; la parte occidentale è invece sotto il controllo del governo di Tripoli, fortemente sostenuto dalle formazioni di Fratelli Musulmani e riconosciuto da Qatar e Turchia, che non hanno mancato di rifornirlo risorse più o meno velatamente. La vicinanza del Qatar alle formazioni islamiche fondamentaliste è spiegabile dall’obiettivo della famiglia dei sovrani di formare una grande coalizione Islamica che riunisca tutto il mondo arabo sotto la propria influenza. Sogno che persegue anche il nuovo emiro sovrano Tamim bin Hamad al-Thani: nel 2013 ha costretto il padre ad abdicare ed ha espresso la volontà di “essere ricordato come colui che ha risollevato il mondo arabo”, come ha sottolineato Luciani Tirinnanzi su Panorama. Dopo il ridimensionamento di Fratelli Musulmani, in continuità con le strategie del padre ha subito cercato nuove realtà emergenti a cui offrire sostegno economico al fine di allargare la propria sfera di influenza. E la sua scelta, tra le altre, è ricaduta proprio su una cellula separatista di Al-Qaeda che, proprio in quel periodo, aveva iniziato a farsi chiamare Isis.

Qatar, l'alleato di Stati Uniti e Turchia che sostiene ISIS
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Il Qatar e la vicinanza a Isis

Dopo il fallimento del tentativo di imporre la propria influenza attraverso i regimi democratici con i Fratelli Musulmani, il Qatar ha spostato le proprie attenzioni sul nascente Stato Islamico fornendo loro qualcosa in più di soldi e armi: attraverso le proprie risorse e l’esperienza dei tecnici dell’emittente Al-Jazeera, nella capitale Doha pare siano stati appositamente formati i registi dell’Isis che poi hanno confezionato i famosi filmati di stampo cinematografico per la propaganda jihadista. Non si tratta quindi solo di un supporto economico, ma di un vero supporto mediatico e culturale legato alla visione di un mondo arabo unito. Secondo diversi osservatori i finanziamenti che dal Qatar giungono a Daesh hanno una doppia valenza: da una parte permettono il mantenimento e l’avanzata dei miliziani jihadisti sui diversi fronti aperti dall’Isis; dall’altra, a parere di Daniel Serwer (ex vice ambasciatore americano a Roma), garantiscono al momento un non-coinvolgimento diretto nel conflitto, scongiurando l’organizzazione e la realizzazione di attentati terroristici sul territorio nazionale. La presenza della base militare anglo-americana ad Udeld, dalla quale vengono coordinate diverse operazioni contro l’Isis, sarebbe infatti una motivazione più che sufficiente per spingere il Califfato a prendere di mira anche il Qatar.

Secondo le speranze del sovrano al-Thani, il fatto di finanziare in maniera consistente i terroristi metterebbe al sicuro il Paese da possibili tentativi di invasione da parte del’Isis e rafforzerebbe la speranza di poter dialogare col Califfato, forti delle convergenze culturali che legano fra loro i due Stati sunniti. La doppiezza del Qatar è apparentemente tollerata dagli Usa per la doppia valenza strategica di cui abbiamo parlato all’inizio: il petrolio proveniente dal Paese arabo è troppo prezioso per l’Occidente per compromettere i rapporti coi governanti e, nel Golfo, le basi presenti in Qatar hanno un’importanza militare unica. Secondo un’inchiesta del New York Times, però, la tolleranza degli Stati Uniti certe situazioni potrebbe essersi trasformata in una vera e propria complicità. Ne sono l’esempio una serie di voli di C-17 qatarini volati dalla Libia a Doha per poi dirigersi verso una città turca sul confine siriano: il NYT ritiene fondata l’ipotesi che il carico dei cargo fossero armi e che i funzionari statunitensi responsabili dei permessi di volo necessari per sorvolare le zone di guerra non potessero non saperlo. Ad aumentare le speculazione è il fatto che a pianificare ed a organizzare la logistica di quei voli è stata una società di trasporti che i media statunitensi hanno in passato definito come “l’agente di viaggio della Cia”.

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Fiorentino di nascita, Web Marketing Specialist per diletto e Nerd di professione. Si nutre di cultura pop e vive la sua vita perennemente in direzione ostinata e contraria. Per Le Nius supporta l'area editoriale, in ambito politica, e l'area social. matteo@lenius.it
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