Prostituzione 5/5: il piacere incatenato1 min read
Reading Time: < 1 minuteLa legislazione svedese è l’unica in Europa a tenere in considerazione la dimensione di genere nella regolamentazione del fenomeno prostituzione, come abbiamo visto nella precedente puntata.
Anche noi, in questo reportage, abbiamo del resto finora dato per scontato che la prostituzione sia esercitata dalle donne e che i clienti siano uomini, perché è il modo prevalente ed asimmetrico con cui il fenomeno si presenta. Ma non è certo l’unico, come non è una sola e monolitica la sessualità.
Iniziamo con la prostituzione maschile. Quella “uomo per uomo” ha una tradizione antichissima, basta pensare alla formazione dei giovani nell’antica Grecia, che transitava per un rapporto regolato e culturalmente definito (la pederastia che, nel suo significato originario nulla ha a che fare con la pedofilia), e una diffusione pressoché universale.
Il nostro immaginario della prostituzione “uomo per donna” è probabilmente permeato dalle immagini patinate di American gigolò, il film di Paul Schrader con Richard Gere, ma naturalmente la realtà è molto più sfaccettata di quella descritta nel film, rappresentativa degli Stati Uniti dei primi anni ottanta. Oggi, anche grazie al web, i prostituti si offrono, di solito con discrezione, a donne che cercano non solo lussuose trasgressioni, ma anche un modo rapido (consumistico, direbbe qualcuno) di evadere un quotidiano poco allineato all’imprevedibilità della fantasia.
Il fenomeno della prostituzione transessuale è troppo complicato per essere affrontato in poche righe. Il termine entrato nel linguaggio comune, “trans”, nulla ha a che spartire con il termine dispregiativo “viados”, parola portoghese che significa “deviati”. Il fatto che stiamo parlando di persone dovrebbe essere sufficiente perché siano rispettate come tali.
Altro è l’interrogativo su che cosa possa attirare un cliente (maschio) verso un trans, che sta compiendo il percorso verso il genere maschile (FtM, Female to Male) o una trans, indirizzata verso quello femminile (MtF, Male to Female). Può darsi che ad attirare sia un corpo con una femminilità provocante e teatrale ma che al tempo stesso non pretende iniziative “mascoline”: molti clienti ricercano infatti una dolcezza sì eterosessuale ma poi omosessuale nel rapporto vero e proprio. A parte la trasgressione e l’evasione dalla monotonia quotidiana, i/le trans esaudiscono uomini stanchi o impauriti dal mistero femminile, per trovare (a pagamento) qualcuno con cui abbandonarsi, lamentarsi, non avere obblighi. E questa ricerca può indurre dipendenza, da cui la grande importanza di queste figure per l’economia della prostituzione.
Un’altra casella di questo pur grossolano quadro è rappresentata da coloro che si prostituiscono volontariamente, cioè senza coazione, e in presenza di alternative più o meno valide. In tempi di crisi, anche quest’ultimo requisito è messo in discussione, e si potrebbe discutere ore sulla libera scelta di prostituirsi da parte di studenti/studentesse per pagarsi gli studi, casalinghi/ghe che vogliono aiutare i propri partner o disoccupati/e sull’orlo della disperazione.
Una proposta di legge presentata nel 2007 alla Camera, e rimasta lettera morta, definiva la prostituzione volontaria come “qualsiasi servizio sessuale, fornito da persone di entrambi i sessi, dietro pagamento di un corrispettivo”. Di meritorio, in quanto aderente ai principi liberali, tale posizione presenta l’abolizione di quell’asimmetria di genere che fa definire da alcune femministe la prostituzione uno “stupro legalizzato”, e la delineazione di un rapporto tra adulti liberi e consenzienti.
Questo vale comunque solo in astratto. Sarebbe bello infatti che questo “contratto”, avente ad oggetto una dimensione delicata ed identitaria come il sesso, si svolgesse nell’ambito di una cultura in cui sia visto come esperienza emotiva, gioiosa e generosa, scevra da storture e tensioni trascendenti le persone che lo vivono.
Siamo ben lontani da questo. Così come si presenta il fenomeno oggi in molti paesi del mondo, e in Italia in modo particolare, la prostituzione intercetta malamente un bisogno fondamentale, lo rende vantaggioso soprattutto per persone senza scrupoli, e comodo per una società distratta e vigliacca, e lo restituisce al suo titolare soddisfatto ma anche sfibrato, incupito, passibile di dipendenza. Una dipendenza duplice, che spesso incatena anche il prostituto/a ad una non-scelta.
Immagine | Ira Gelb
giuseppina
Ho letto attentamente gli articoli sulla prostituzione che hai via via presentato sempre con tatto, in modo chiaro ed esauriente. La materia purtroppo ha molti risvolti ed alla fine il metodo svedese, adattato con opportune modifiche, potrebbe forse essere preso in considerazione e studiato, dopo il fallimento della legge Merlin. Ma l'ultimo articolo ci presenta altre facce del problema della prostituzione che riguarda la coscienza, l'esperienza e la personalità dell'individuo che a sua volta non riesce a conoscersi e quindi vive una vita tormentata e il più delle volte si sente spinto sempre più in basso. Penso che questi sfortunati individui desidererebbero essere capiti, potersi inserire in una società che va sempre più in fretta, che non ha tempo di soffermarsi su di loro. Con i loro atteggiamenti e comportamenti essi creano un disagio a se stessi ed anche a tutta la società. Questo problema è troppo arduo...
pier
Il Parlamento Ue ha approvato a fine febbraio una risoluzione in cui la prostituzione viene considerata come atto di violenza nei riguardi della donna:http://www.huffingtonpost.it/2014/02/26/parlamento-europeo-prostituzione_n_4856590.htmlIntanto la Lombardia ha pensato bene di procedere con l'iter teso a proporre referendum popolare sull'abolizione parziale della legge Merlin (cioè, case chiuse e tassazione delle prostitute). Fortunatamente, per giungere alla consultazione popolare occorre identica posizione di almeno quattro altre regioni. Si spera che, visto che ci vorrà del tempo, il dibattito in Italia tenga conto anche di quanto accade fuori dei suoi confini.