Profughi siriani a Milano: nostalgie e nuovi bisogni4 min read

30 Dicembre 2013 Migrazioni -

Profughi siriani a Milano: nostalgie e nuovi bisogni4 min read

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nuovi bisogni2 Dicembre 2013

Ha nevicato in questi giorni, ma quando vado al centro, chissà come mai, c’è sempre una meravigliosa giornata di sole. Percorrendo i gradini della scalinata d’ingresso, mi torna in mente quello che ci siamo detti al primo incontro tra volontari. Una parola mi ronza nella testa: intenzionalità. Sono qui perché voglio trasmettere buon umore, serenità e gioia di vivere.

Mentre sistemiamo un po’ la stanza dei giochi chiedo ad Anna come stanno Abud e Amud. “Non lo so…se ne sono andati. Sono partiti ieri”. E adesso? Dove saranno Abud, Amud, la loro mamma, lo zio? Saranno anche loro “rispediti al mittente”? Riusciranno a raggiungere familiari e amici in Germania o in Svezia? O cos’altro ancora?

Tra partite di pallone e giochi di magia

Al punto giochi ci sono Ġaaleb, un ragazzino sui dodici anni che è al centro da più di un mese ormai; Roua, coetanea di Ġaaleb, arrivata da meno di una settimana; e il suo fratellino minore Noureddin.

Approfittiamo del sole per portarli a giocare all’aperto nel parco vicino al centro. Parliamo, ridiamo, ci tiriamo il freesbee e improvvisiamo una partita a calcio. Un pomeriggio divertente e liberatorio.

“Oggi abbiamo studiato il gioco!” commenta Noureddin sulla strada di “casa”. Dico a Roua che sono molto felice di aver giocato a calcio insieme, mi sono divertita tantissimo. “Anche io sono felice! è la prima volta che giochiamo all’aperto da quando siamo scappati dalla Siria. In Libia avevamo paura!”.

Tornati al punto giochi mi accorgo che Ġaaleb sta maneggiando delle carte e gli chiedo se vuole vedere un gioco di magia. Sì, vuole, e vogliono anche gli altri. Allora improvviso l’unico gioco di magia che conosco e per fortuna mi riesce bene.

È divertente perché prevede che siano gli stessi spettatori a mischiare le carte. Non riescono a capacitarsi di come sia possibile. “Magic game!”, ammicco. Dopo averla tirata abbastanza per le lunghe svelo il trucco e Roua ci fa il gioco. Le riesce perfettamente. Dopo di lei anche Ġaaleb prova, con successo! è bello vederli ridere.

Nostalgia di casa e nuovi bisogni

Ci mettiamo a disegnare io Roua e Ġaaleb, mentre Noureddin gioca a Memory con Anna e Clelia. Dopo bandiere siriane varie, sia Roua che Ġaaleb passano a disegnare il tipico paesaggio siriano: montagne, fiume, prato, alberi in fiore.

Anche io disegno il paesaggio di casa mia: il mare e il Vesuvio. Gli racconto che si tratta di un vulcano e Roua mi dice che in Siria, invece, non ce ne sono, al-hamdulillah! Ci mancava solo il vulcano! Ġaaleb mi racconta che anche a casa sua c’è il mare: viene da Ladhqiya. “Sono stata a Ladhqiya!”, non mi crede. “Vero, vero: è bellissima!”, lui sorride.

Ġaaleb è un ragazzino molto allegro. Sa stare al gioco, gli piace stuzzicare ed essere stuzzicato, con lui si scherza e ci si prende in giro, ma senza mai esagerare. La prima volta che l’ho visto si era appena fatto tagliare i capelli da un amico ed era felicissimo. Roua è dolce e molto intelligente. Mi dà l’impressione di essere molto coraggiosa e indipendente.

Noureddin, il piccolino del trio, di tanto in tanto fa qualche capriccio perché si sente escluso, ma basta poco per tirarlo di nuovo in ballo. Ha problemi di memoria e chi ha a che fare con lui quotidianamente pensa che forse qualcosina non vada. “Chiunque a sette anni si trovi a vivere la guerra, la fuga, e tutto quello che è capitato a lui e alla sua famiglia, avrebbe una reazione simile, credo!” afferma una di noi. Concordo.

La loro mamma chiede di Anna. È in difficoltà perché è scappata da sola, senza il marito, con i suoi figli. Non sa a chi rivolgersi per chiedere ciò di cui ha bisogno. Ha vergogna di rivolgersi agli uomini per certe questioni personali (come di igiene) e al momento non c’è una mediatrice donna al centro. Anna è il suo punto di riferimento: è lì da più tempo e parla abbastanza bene l’arabo.

Purtroppo, però, non conosce le risposte alle domande di natura legale che la donna non smette di porle. “Vuole decidere cosa fare. È naturale che chieda consiglio. Ma ha bisogno di qualcuno di competente. Da quando è arrivata le sono state prese le impronte e le sono state scattate delle fotografie, non credo che potrà andare lontano”. Ha ragione Anna.

E allora? Cosa ne sarà di loro? E di Ġaaleb, che si trova al centro da più di un mese? Perché nonostante lo splendido lavoro di solidarietà che si sta svolgendo al centro non si riesce a fornire una valida consulenza legale a queste persone? Perché non si riesce a garantire la presenza di una mediatrice, indispensabile per le donne del centro?

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Migrante tra i migranti. “Ex-per il momento-arabista”, laureata in studi linguistici e culturali sul Mediterraneo, studia scienze sociali per la mediazione interculturale. Irrefrenabilmente attratta dal mutevole e dall’intangibile – vale a dire dalla natura del mondo e delle relazioni – cerca se stessa nell’incontro con l’Altro.
2 Commenti
  1. Davide

    Complimenti per gli aggiornamenti, seguo con curiosità e apprensione.

  2. sarissa napolitano

    Grazie Davide! Essendo tornata a Napoli per il Natale, manco al centro da un pò ma ho chiesto notizie agli altri volontari. Quello che mi hanno raccontato mi ha lasciata preoccupata, prima di tutto, ma anche speranzosa. Sia Ġaaleb che Roua e il fratellino Noureddin, sono partiti con le loro famiglie. Non si hanno loro notizie da due settimane. Forse Ġaaleb è stato fermato al confine con l'Inghilterra, ma non si sa nulla di sicuro, se non che li aspetta un futuro incerto e pieno di insidie... Speriamo abbiano raggiunto amici o parenti, o altre persone desiderose di aiutarli!

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