Primarie Repubblicane USA: risultato ancora incerto5 min read

2 Novembre 2015 Mondo Politica -

Primarie Repubblicane USA: risultato ancora incerto5 min read

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primarie repubblicane usa
@the day

Lo scorso 28 Ottobre si è tenuto il terzo dibattito televisivo fra i candidati alle primarie del Partito Repubblicano americano. A mettersi in mostra sono stati il senatore della Florida, Marco Rubio, e quello del Texas, Ted Cruz, mentre il magnate Donald Trump si è limitato a rispondere agli attacchi degli avversari senza spiccare più degli altri. Ma a che punto è la campagna per le primarie repubblicane? Chi sono i potenziali avversari di Hillary Clinton?

Primarie Repubblicane USA: i candidati

A partecipare al dibattito di giovedì sono stati ben dieci candidati, alcuni dei quali alla prima esperienza politica. Per esempio lo stesso Donald Trump, che ha deciso di presentarsi alle primarie come candidato malgrado la sua azione politica si sia limitata fino a poco tempo fa al solo pubblico sostegno al Partito Repubblicano. Un altro volto nuovo è quello di Ben Carson, medico afro-americano senza alcuna passata esperienza politica ma famoso e popolare fra gli americani per i suoi interventi chirurgici che hanno salvato la vita a centinaia di bambini. Da una sua autobiografia è stato pure tratto un film e, nel 2008, George W. Bush lo ha insignito della medaglia presidenziale della libertà. Parlando dei Bush, non possiamo non citare la candidatura di Jeb Bush, figlio del primo Bush Presidente e fratello minore del secondo. Contro ogni stereotipo repubblicano di sorta, troviamo come candidati anche Marco Rubio, politico di origine cubano-americana attuale senatore della Florida per il Partito Repubblicano, e Ted Cruz, nato in Canada da padre cubano e madre italo-americana ed attualmente senatore del Texas sempre per i repubblicani. Ai già citati candidati si aggiungono anche Mike Huckabee, pastore battista e personalità di spicco del Partito repubblicano, Rand Paul, attuale senatore del Kentucky, Carly Fiorina, già assistente nella campagna di McCain ed ex-amministratrice delegata della Hewlett-Packard (la “hp” dei pc e delle stampanti), Chris Christie, attuale Governatore del New Jersey, e John Kasich, attuale governatore dell’Ohio.

I sondaggi e la campagna prima del dibattito

Dopo una prima fase della campagna dove Donald Trump ha dominato la scena e i sondaggi, pochi giorni prima dell’importante appuntamento mediatico il candidato, Ben Carson ha superato il magnate americano nelle preferenze repubblicane anche con un certo distacco: Carson è in testa col 26% delle preferenze con Trump che lo segue al 22%; a debita distanza troviamo Marco Rubio fermo all’8%, mentre Bush e Carly Fiorina arrivano al 7%; tutti gli altri candidati rimangono inchiodati al 4% delle preferenze. Anche se a livello nazionale Carson sembra prevalere, se andiamo a vedere i sondaggi all’interno dei singoli stati la situazione si fa meno definita. Il testa a testa in buona parte delle circoscrizioni è sempre fra il medico e il magnate, ma anche secondo il sondaggio nazionale molti elettori rimangono ancora indecisi. Fino a questo momento Carson e Trump, entrambi percepiti come “estremisti”, hanno condotto una campagna provocatoria nei confronti sia dei democratici che dei propri avversari di partito, ma più di una volta sono entrambi inciampati in gaffe o uscite poco felici agli occhi dei media. Trump con il suo modo di fare dirompente ha spesso spezzato i canoni della comunicazione politica americana, mentre Carson ha manifestato le sue posizioni radicali su temi etici con un linguaggio giudicato spesso inopportuno. Per citare un esempio su tutti, mentre parlava del diritto all’aborto ha paragonato le donne che abortiscono ai proprietari degli schiavi pre-guerra civile, in quanto queste si sentono in diritto di fare ciò che vogliono con la vita umana proprio come gli schiavisti. Una dichiarazione forte e certo discutibile per buona parte del pubblico americano ma che ha senza dubbio messo in chiaro la posizione del medico sull’argomento.

Il terzo dibattito e le prossime tappe

Dalla serata di giovedì l’unico vero vincitore secondo gli osservatori è Marco Rubio: è riuscito ad esporre il proprio programma partendo dalla propria esperienza familiare ed ha risposto a tono alle dure critiche provenienti da Jeb Bush che lo accusava di assenteismo in Senato. Proprio il minore dei Bush è stato il candidato ad uscirne peggio: pur attaccando Rubio, è apparso incapace di reagire alle risposte pronta dell’avversario ed ha in questo modo aggravato la sua sempre più traballante posizione agli occhi degli elettori repubblicani.

A spiccare è stato Ted Cruz che, pur essendo a distanza siderale dalla vetta nei sondaggi, ha dimostrato di essere un leader attento e capace di colpire lì dove c’è bisogno: visto il complicato rapporto degli elettori repubblicani coi media, ha aspettato la domanda giusta per rispondere ai moderatori accusandoli di faziosità e di essere sicuramente vicini ai democratici. Questa accusa è stata accolta con un’ovazione dal pubblico e gli altri candidati hanno in seguito insistito sulla questione inseguendo l’intuizione di Cruz.

I due primatisti non emergono rispetto agli avversari: attaccati fin da subito dagli inseguitori, Carson riesce comunque ad esporre le sue posizioni e sostiene il dibattito senza però fomentare lo scontro, mentre Trump, dal quale ci si aspettava un vero e proprio assalto verso il principale avversario, rimane sulle sue senza far trasparire la sua personalità dirompente e rispondendo agli attacchi con una inusuale compostezza. Gli altri inseguitori cercano di imporre la propria presenza sulla scena, ma le adeguate risposte degli avversari e la loro posizione di svantaggio non gli permettono di mettersi sufficientemente in mostra.

Fra tre mesi ci sarà il primo appuntamento ufficiale delle primarie repubblicane con le prime elezioni dello Stato dell’Iowa. Secondo i passati sondaggi locali, Carson parte in testa, ma solo con le rilevazioni successive al dibattito si avrà un’idea più chiara dello scenario in vista del giorno delle votazioni. I candidati rimasti indietro sperano che la novità e l’entusiasmo dietro alle candidature dei due candidati estremisti vada a scemare nei prossimi mesi per sperare in un recupero. Secondo gli osservatori americani questa eventualità non rimane del tutto improbabile e in quel caso ad ottenere un grosso vantaggio sarebbe Marco Rubio: con la debolezza dimostrata da Jeb Bush, la distanza che lo separa nei sondaggi da un seppur brillante Ted Cruz e la poca personalità emersa degli altri avversari, il senatore della Florida sarebbe il principale benefattore di una eventuale debacle dei due outsider.

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Fiorentino di nascita, Web Marketing Specialist per diletto e Nerd di professione. Si nutre di cultura pop e vive la sua vita perennemente in direzione ostinata e contraria. Per Le Nius supporta l'area editoriale, in ambito politica, e l'area social. matteo@lenius.it
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