Pretty Little Liars, perché guardare (o anche no) questa serie?4 min read

30 Aprile 2014 Cultura -

Pretty Little Liars, perché guardare (o anche no) questa serie?4 min read

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Pretty Little Liarsperché guardare (o anche no) questa serie
@ Virtual Inn

Prendete una dose abbondante di mistero, un mix esplosivo di intrecci sentimentali adolescenziali, un tocco di glamour e mescolatelo assieme a personaggi sempre al limite tra il bene e il male, con una quantità di scheletri nascosti nell’armadio: ecco la ricetta che ha reso vincente uno degli ultimi teen drama made in USA, Pretty Little Liars, ideato da Marlene King e liberamente ispirato alla serie di romanzi omonima scritta da Sara Shepard.

Che questi fossero ingredienti di successo l’aveva già dimostrato il precedente Desperate Housewives (per altro trasmesso in America dallo stesso network, ABC Family), che per la prima volta aveva portato sui nostri schermi una serie tv che affrontava temi quali il suicidio, l’omicidio e le beghe familiari – con tutte le conseguenze che ne derivano – con una certa leggerezza e ironia. Ecco, sostituite le 4 casalinghe disperate con 4 adolescenti e trasferitevi da Wisteria Lane a Rosewood. Vi è chiaro il risultato?

Un breve accenno alla trama potrebbe aiutarvi.

La morte della loro leader, la sedicenne Alison, spinge le inseparabili Spencer, Hanna, Aria ed Emily ad allontanarsi. Un anno dopo la sua scomparsa si riuniscono dopo che tutte e 4 iniziano a ricevere degli strani messaggi da qualcuno che si firma “A” e che, inspiegabilmente, conosce tutti i loro segreti e se ne serve per metterle in difficoltà. Segreti di cui solo Alison era a conoscenza. Che dietro a questo misterioso anonimo si nasconda la loro amica, in realtà ancora viva? Per rispondere a questa domanda le 4 protagoniste si troveranno ad affrontare una serie di pericoli che le porterà a credere di essere vittime di un piano architettato da qualcuno che vuole vendicarsi di loro, qualcuno che ha commesso o solo inscenato l’omicidio di Alison.

Pretty Little Liars perché guardare (o anche no) questa serie
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[quote align=”center” color=”#999999″]Perché guardare – o perché non guardare affatto – questa serie tv (giunta alla 4° stagione, in prima visione dal 23 aprile scorso sul canale Mya di Mediaset Premium)?[/quote]

POLLICE ALZATO PER:

Tematiche affrontate e linguaggio utilizzato pensato per un target per lo più giovanile, Pretty Little Liars affronta situazioni tipiche dell’età post adolescenziale, seppur romanzate in quanto inserite in un contesto di “giallo”: il divorzio dei propri genitori, la scoperta della propria omosessualità e la sua difficile accettazione, legami sentimentali tra persone appartenenti a diverse categorie sociali o con grande differenza d’età, l’amicizia, l’amore e quel che si è disposti a fare per esse.

“A”: è lui (o lei?) il vero punto forte della serie. Puntata dopo puntata ci si arrovella sulla sua identità, finendo sempre col sospettare di uno dei personaggi che già conosciamo, per poi ricredersi e ricominciare da nuovi indizi. Nel corso delle prime 3 serie abbiamo già sospettato di Ian, Mona, Toby e Alison. A chi toccherà la prossima volta?

Alison: è l’unico personaggio difficile da inquadrare. Dai racconti delle 4 protagoniste si delinea una ragazza ricca, prepotente e anche cattivella ma con un carisma fuori dal comune. Quello che non ci è chiaro è cosa le 4 Liars abbiano trovato in lei, spesso più simile ad un’aguzzina che ad una vera amica nei loro confronti. Quale sarà il suo lato “buono”? Ma soprattutto, che cosa le sarà davvero successo? Agli esordi della 4° serie la possibilità che sia ancora viva si fa sempre più forte…

POLLICE ABBASSATO PER:

Gli adulti: il vero punto debole della serie. Di nessuno di loro ci si può davvero fidare: Aria ha un padre traditore e una madre che penserà bene di scappare in Europa con un ragazzo più giovane; i genitori di Spencer costringono la figlia a primeggiare in qualsiasi campo, interessandosi ben poco dei suoi reali interessi; la madre di Hanna è quasi disposta a prostituirsi con un poliziotto pur di ottenere qualche piccolo grande favore. Si salvano forse i genitori di Emily, che tra l’altro accetteranno l’omosessualità della figlia in una piccola manciata di puntate, andando a risolvere in poco tempo un argomento che avrebbe potuto essere approfondito.

Una domanda sorge spontanea: ma come hanno fatto le 4 ragazze a venir su, tutto sommato, così bene?

Ok il mistero, ma alla lunga stufa: troppe poche risposte date in troppe puntate. E come i fan di Lost insegnano, questo può essere un grande contro. Il “giallo” è avvincente, questo è un dato di fatto, ma svelateci di più! Non è possibile che dopo 3 stagioni non abbiamo ancora capito chi è A, cosa vuole e perché.
E la possibilità che per svelarlo si inventino soluzioni ai limiti della realtà sta diventando sempre più una certezza. E allora sarebbe una cocente delusione.

[quote align=”center” color=”#999999″]Ora il punto è quanto pesano questi contro rispetto ai pro: io non l’ho ancora capito, e questo è il motivo per cui continuo a guardare questa Pretty Little Liars. Che faccio, vado avanti?[/quote]

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A 10 anni ripetevo le formule magiche delle mie eroine dei cartoni animati credendo che mi sarei trasformata in qualcuno. Ma non è mai successo. Poi ho iniziato col teatro: mi commuovevo per gli attori. Ho creduto che avrei fatto quel mestiere. Ma non è mai successo. Dopo una laurea in Beni culturali e una specializzazione alla Paolo Grassi, vedo tutti gli spettacoli teatrali e dopo fatico a tornare in me. E questo succede sempre.
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