Preparare un Margarita, la perla messicana3 min read

25 Settembre 2016 Cucina -

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Preparare un Margarita, la perla messicana3 min read

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Ok. È arrivato il primo fine settimana d’autunno. L’estate è ufficialmente terminata. L’aria di vacanza è un ricordo lontano. Così come lo sono le innumerevoli volte che avete raccontato delle infinite distese di sabbia bianca e del mare di «quel intenso verde smeraldo»…

I lembi delle sciarpe di lana già sgattaiolano fuori dall’armadio ma tu proprio non vuoi darti per vinto. Allora organizzi una tardiva cena post vacanza con i tuoi compagni di viaggio. E per dimenticarti di aver passato otto ore accanto al tuo collega ecco che spunta quella bottiglia di tequila senza la quale non avresti mai accettato di imbarcarti sul volo diretto verso casa.

Ma, francamente, c’è una cosa soltanto che potrebbe teletrasportare la tua mente in quella piscina dove hai passato un pomeriggio di relax dopo aver visitato l’ennesimo sito archeologico Maya sotto il cocente sole messicano delle dodici: un Margarita!

margarita

Ricetta originale margarita:
• 50 ml tequila bianca
• 20 ml di liquore alle scorze d’arancia
• 15 ml succo fresco di lime
• sale

Metodo di preparazione:
• unire tutti gli ingredienti (ad eccezione del sale) in uno shaker contenente ghiaccio
• agitare energicamente
• versare il drink filtrato dal ghiaccio in una coppa ben ghiacciata e con mezzo bordo di sale

Il Margarita è un cocktail a prima vista gentile, fresco e profumato. Ma non fatevi ingannare. Per quanto ammorbidito dal sapore di arancia e dalla fragranza del lime è un drink che va bevuto con moderazione. La stessa con la quale bisogna credere alle storie che vi hanno sempre raccontato intorno alla sua nascita. Padri, madri e muse di questo drink sono infatti molti. Un’allegra confusione che include barman creativi, ricche americane, attrici sorridenti e manager innamorati. Il tutto in un arco temporale che oscilla dagli anni Trenta agli anni Cinquanta del Novecento.La mia preferita?

Quella che vede come protagonista una miliardaria salottiera che corrisponde al nome di Margarita Sames. Leggenda vuole che, durante uno dei festini organizzati per allietare la permanenza dei suoi ospiti nella villa di Acapulco, sia nato, attraverso una serie di fortuite combinazioni, il cocktail che ha avuto e continua ad avere un meritato successo intergenerazionale.

Il caso è il solo sovrano legittimo dell’universo.

– Honoré de Balzac

Come fare il Margarita: la versione di Enzo

Equilibrata, amichevole, vigorosa, la Perla messicana, al di fuori dalla sua terra natia, è spesso soggetta a due imprecisioni. In primis, un eccessivo utilizzo di sale. Che si tratti di sale rosa dell’Himalaya, nero di Cipro o verde della val Brembana (chiedo scusa per l’eccessivo sarcasmo, chi è abituato a leggermi sa che non sempre riesco a tenere a bada la mia vena polemica), che venga servito nel metodo che i messicani chiamano «classico», ovvero on the rocks, in una coppetta a forma di sombrero rovesciato o frozen l’importante è che la bordatura di sale non finisca all’interno del bicchiere. In caso contrario quest’ultima cadrà sul fondo rendendo ostici gli ultimi sorsi del drink.

Secondariamente, il succo fresco deve essere di lime e non di limone. Si potrebbe controbattere che i lime messicani sono molto meno aspri di quelli reperibili in Italia, ma questo è l’annoso problema riguardante le materie prime che tuttavia non credo possa giustificare l’alterazione di un grande classico.

Se invece parliamo di rivisitazioni, ecco un paio di twist on classic (tecnicismi bartendereschi di ultima generazione) ai quali sono molto affezionato: il Tommy’s margarita, un drink servito con ghiaccio, senza sale, dove al posto del tequila blanco viene generalmente usato il reposado e, invece del liquore alle scorze d’arancia, lo sciroppo d’agave (per gli amanti dell’affumicato esiste anche una versione più trendy a base mezcal che prevede 25 ml di tequila reposado, 25 ml di mezcal, 20 ml di succo fresco di lime e 15 ml di sciroppo d’agave); oppure, un classico messicano tornato in voga ultimamente, il Paloma: un long drink sempre a base di tequila, lime e di sciroppo d’agave, ma in questo caso chiuso con la soda al pompelmo rosa.

Perché come dice Jules Winnfield in Pulp Fiction:

Bitch, be cool!

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Da bambino, il padre Franco lo portava al bocciodromo dove la sua attenzione fu catturata dalla spuma nera. La favolosa bevanda gasata accese in lui la scintilla: voleva capire cosa ci fosse dietro. Post diploma si dedica all'arte del flair e gira l’Europa tra catering, feste e consulenze per avviamento di locali. Ora gestisce un cocktail bar ma, da appassionato di vecchi film d’animazione, il suo sogno ha già un nome: «Inchiostro e Tempera».
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