La sfida urbana nel PNRR | Verso città sostenibili, inclusive e partecipate?6 min read
Reading Time: 5 minutesLicenziato dopo lunghi lavori di aggiornamento rispetto alla versione progettata dal Governo Conte II, il Piano Nazionale per la Ripresa e Resilienza (PNRR) del Governo Draghi si articola su un insieme di missioni: digitalizzazione, rivoluzione verde, infrastrutturazione per la mobilità sostenibile, istruzione e ricerca, inclusione e coesione, salute.
Alcune azioni si innestano nell’ambito delle politiche urbane, anche se in ragione delle finalità di Next Generation EU non viene prevista una specifica serie di attività e interventi che possano passare sotto l’etichetta di politiche per la città. Tuttavia, molte missioni e azioni del PNRR hanno un impatto significativo sul sistema delle politiche urbane. Vediamo quale.
Intanto: cosa si intende per politiche urbane?
Pier Luigi Crosta, già professore di politiche urbane e territoriali presso lo IUAV di Venezia, definisce le politiche urbane come:
L’insieme delle attività pubbliche che riguardano le trasformazioni del territorio, operate da una pluralità di attori pubblici e privati, in un contesto di pianificazione locale.
In altri termini, le politiche urbane sono quelle politiche pubbliche che incidono sulla dimensione spaziale e organizzativa delle città, fornendo risposte di pianificazione ai bisogni che emergono dalle comunità di cittadini: abitare, spostarsi, lavorare, curarsi, avere accesso a istruzione e formazione, socializzare, fruire di attività culturali ricreative, consumare, gestire i rifiuti.
Un così ampio ambito di politiche finisce inevitabilmente per intersecarsi con l’altrettanto vasto raggio di intervento del Piano Nazionale italiano per la Ripresa e la Resilienza di ormai prossima valutazione da parte delle autorità dell’Unione Europea. Quella che emerge da una lettura del PNRR secondo l’ottica delle politiche urbane è la visione di una città sostenibile, inclusiva e partecipata, stimolata anche dall’impatto della pandemia sulle città, visione che andrà naturalmente concretizzata e costantemente monitorata.
Politiche urbane e PNRR: città sostenibili
Nel PNRR la prima dimensione che impatta sulle politiche urbane è quella green, con l’obiettivo di rendere meno inquinanti e più salubri le città. In questa linea sono comprese azioni per la riduzione dell’inquinamento dell’aria, lo sviluppo di modelli urbani in grado di coniugare la dimensione smart e quella ecologica, la spinta verso sistemi di elettrificazione della mobilità urbana e l’impulso al sistema del trasporto pubblico locale, incrementando l’intermodalità tra ferrovie urbane, tram e autobus a basse emissioni.
A queste misure si accompagnano, nella missione green per le città, specialmente quelle dotate di aree metropolitane, la salvaguardia della qualità dell’aria, anche mediante la tutela di aree verdi e la creazione di boschi urbani.
Specifici interventi urbani del PNRR sono previsti per Roma, anche in vista di un rafforzamento del ruolo di Capitale e in occasione del prossimo Giubileo del 2025, e per le città del Sud, la cui accessibilità e connessione con il resto del territorio nazionale deve essere rafforzata mediante interventi di cospicua infrastrutturazione ferroviaria.
Non si tratta di un modello ecologico astratto, ma di una serie di processi di trasformazione, di programmi e di azioni concretamente orientati a migliorare la qualità ecologica delle città, mediante una riduzione dell’inquinamento da emissioni gassose, la diversificazione delle fonti energetiche per le attività urbane, la ricollocazione dell’elemento naturale nello spazio urbano.
Politiche urbane e PNRR: città inclusive
I collegamenti più rilevanti tra politiche urbane e PNRR sono nella missione 5.2, dedicata a infrastrutture sociali, famiglia, comunità e terzo settore.
Interventi quali i piani urbani integrati, rivolti alle periferie delle città metropolitane, con lo scopo di trasformare queste aree delle città in realtà più smart e sostenibili dal punto di vista ecologico e sociale, sembrano ricongiungersi idealmente alle azioni del “Bando Periferie” del 2015 e 2016, voluto dal Governo Renzi e poi attuato dal Governo Gentiloni.
Diverso l’importo allocato (erano 2 miliardi di fondi statali nel periodo 2015- 2016, sono ora previsti 9 miliardi nella programmazione del PNRR per il periodo 2021-2026), ma differente anche l’impostazione, che non prevede solo interventi di riqualificazione edilizia, ma una più complessiva rigenerazione urbana partecipativa, in cui siano coinvolte le dimensioni dell’inclusione e coesione sociale, la partecipazione di enti di terzo settore presenti sui territori, interventi volti a sollecitare la qualità complessiva dell’housing sociale e il superamento della condizione di insediamenti abusivi nelle zone dedicate all’agricoltura al di fuori delle città.
In altre parole, la dimensione di intervento immaginata per la pianificazione urbana integrata supera la pur diffusa concezione partecipativa della pianificazione urbana, che ha prodotto un decennio ricco e interessante per la co-creazione democratica nella progettazione di spazi urbani, per arrivare ad includere una dimensione di co-progettazione sociale, oltre che urbanistica, della rigenerazione degli spazi.
Politiche urbane e PNRR: città partecipate
Come accennato, in tale nuovo paradigma, le finalità di intervento urbanistico si co-costruiscono non solo con i beneficiari delle azioni, ma con il coinvolgimento stabile e strutturato di quei soggetti del terzo settore presenti su territori e attivi con le comunità.
Una sfida particolarmente innovativa, tanto dal lato della pianificazione urbanistica, le cui tecnicalità si devono aprire ancora di più a istanze del sociale e di chi con il sociale nelle città lavora, quanto nella prospettiva di un terzo settore che deve rendersi protagonista, dopo le sfide socio-sanitarie della stagione della pandemia, della fase di pianificazione delle città del futuro, in occasione della ripresa socio-economica.
In altri termini, la complessa condizione che si trovano di fronte progettisti dell’urbanistica e del sociale è co-creare i nuovi spazi delle città del futuro, mettendo in comune risorse e competenze e trasformando le risorse del PNRR nel volano per la creazione di hub civici urbani, al servizio della sostenibilità, ecologica, digitale, economica e sociale, di città e cittadini.
Gli ambiti di politiche urbane sono inoltre considerati nel PNRR nella previsione di semplificazioni in materia di edilizia e urbanistica e di interventi per la rigenerazione urbana, anche alla luce delle difficoltà emerse nell’ambito delle norme legate al cosiddetto “superbonus” nel corso del 2020, nella riconnessione delle periferie urbane con il resto della città tramite un efficientamento di linee e servizi di trasporto urbano, nella gestione di un diverso ciclo di gestione dei rifiuti urbani, nell’ottica di un incremento della dimensione circolare dell’economia urbana.
Politiche locali in un contesto europeo
L’adozione del PNRR, all’interno del contesto italiano delle politiche urbane, segna il punto di transizione da una concezione nazionale, prevalentemente urbanistica del tema, sorta negli anni novanta con le esperienze dei Programmi Urbani Complessi e dei Contratti di Quartiere, e proseguita con il Piano Città del 2012 e il Bando Periferie del 2015-2016, ad una concezione più aperta al contributo dell’Unione Europea, orientata verso le politiche di coesione urbana, come leva per lo sviluppo economico e sociale delle politiche regionali sperimentate dalla UE nell’ambito dei programmi URBACT.
Tale incontro tra recupero urbanistico e coesione sociale si innesta sui grandi obiettivi della transizione digitale e della rivoluzione ecologica, frutto degli sviluppi più recenti delle politiche europee, e considerati come ambiti mainstream di intervento da parte dell’attuale Commissione europea.
Obiettivi, riforme, azioni e strumenti del PNRR, pur non essendo tipicamente centrati sulle politiche urbane, vedono nelle città e nel loro ruolo vitale di promozione dello sviluppo una dimensione di implementazione e sperimentazione, volta a restituire qualità edilizia e urbanistica, economica e sociale, culturale e ambientale, digitale e legata alla mobilità ai nostri centri urbani. E a garantire una ripartenza solida e sostenibile per il futuro del paese, in un’ottica convergente con l’Unione Europea.