Il Pimpa è in Ucraina, tra orfanotrofi e sotterranei3 min read

5 Maggio 2022 Cooperazione -

Il Pimpa è in Ucraina, tra orfanotrofi e sotterranei3 min read

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Marco Rodari di mestiere fa il clown di guerra. Ci son lavori più noiosi, concordo. Da anni il Pimpa, così si fa chiamare, viaggia da Leggiuno, nel varesotto, verso la Siria o l’Iraq, dove si preoccupa di fare sorridere i bambini che incontra. A marzo è andato per la prima volta a Lviv (ne abbiamo parlato qua) e, dopo un mese a Gaza, ha deciso di recarsi nuovamente in Ucraina.

Marco come mai sei tornato a Leopoli?

Innanzitutto per stare vicino agli amici che avevo incontrato nel mese di marzo e provare, per quanto posso, a dare una mano.

Come ti stai muovendo all’interno di quello che è un paese in guerra?

Nella città di Lviv provo a regalare un sorriso ai bambini dell’Ospedale pediatrico, dove sono anche ricoverati alcuni ragazzi che hanno riportato lievi ferite a causa della guerra, ed in un centro per disabili. Poi, per quello che è possibile, mi sto muovendo nella regione per incontrare i bambini degli orfanotrofi.

Che differenze ci sono tra questo Paese in guerra e gli altri che hai conosciuto?

Se penso agli occhi spaventati dei bambini non c’è alcuna differenza.

Le persone ucraine che conosci cosa ti riportano del conflitto?

Si parla poco e raramente di quello che si è vissuto, ma la stanchezza dei volti dice chiaramente quanto la guerra sia stravolgente.

Quante sirene antimissili senti ogni giorno, e cosa accade quando ne parte una?

Mediamente le sirene suonano 1-2 volte di notte e 2-3 volte di giorno. Quando questo accade bisogna recarsi nei sotterranei ed aspettare il secondo suono della sirena che ci dica che il pericolo è passato.

E come si vive in un sotterraneo o in un bunker, che emozioni attraversano la mente?

Banalmente si cerca di “modificare” l’andamento pesante del tempo provando a rompere delicatamente quella tensione sottile fatta di silenzi e sguardi quasi sempre fissi nel vuoto. In questi momenti fare un piccolo gioco partendo dai bimbi aiuta.

Poi c’è da tener presente che la problematica non è solo il restare nei sotterranei, ma è il doverli continuamente raggiungere al suono delle sirene e questo peso grava soprattutto sulle persone disabili. Il centro che frequento qui a Lviv è di quattro piani e ad ogni sirena bisogna spostarci tutti nei sotterranei creando loro soprattutto un grave disagio.

Le emozioni cerco sempre di buttarmele alle spalle in questi momenti per essere più lucido possibile con il mio lavoro con i Bimbi. Affioreranno dopo.

Che aria si respira a Leopoli?

Qui non siamo nell’epicentro dei combattimenti, ma comunque c’è stato qualche bombardamento e sono morte alcune persone, quindi un minimo di tensione si respira anche qui.

È un po’ come se fossimo a 4000 metri d’altezza con il tempo che è sì nuvoloso, ma non piove: ma in montagna si sa che il tempo cambia in fretta e potrebbe volgere al brutto da un momento all’altro.

Che idea ti sei fatto dell’andamento della guerra?

Nessuna idea! Non ci ho mai davvero capito niente sugli andamenti delle guerre.

Lo scenario migliore possibile per le prossime settimane, realisticamente, quali credi potrebbe essere?

Che si riesca quantomeno ed evacuare tutti i bambini dalle zone di conflitto.

L’associazione “Per far sorridere il cielo” sta pensando a particolari progetti per l’Ucraina?

L’idea è quella di tornare con regolarità in questa terra nei prossimi anni portando il maggior numero di pagliacci possibile.

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Milanese milanista, per Le Nius redattore e formatore. Comunica per Fondazione Arché, blogga per Vita.it. Persegue la semplicità e, nel cammino, interroga il suo tempo. Ha sempre da imparare. paolo@lenius.it
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