Perché così tanti nigeriani partono dalla Nigeria12 min read

21 Febbraio 2018 Migrazioni Politica -

Perché così tanti nigeriani partono dalla Nigeria12 min read

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Quando abbiamo pubblicato questa domanda sulla pagina Facebook di Le Nius abbiamo ottenuto molte risposte riferite al tema delle migrazioni. Alcune, in particolare, ci chiedevano di approfondire i contesti di partenza dei migranti e le ragioni per cui molte persone partono da determinati paesi e regioni.

Ebbene, la Nigeria è il paese da cui proviene la maggior parte dei migranti che sbarcano sulle coste italiane: 36 mila persone nel 2016, 18 mila nel 2017. Se c’è quindi un paese da cui cominciare per indagare i contesti di partenza dei migranti, questo è certamente la Nigeria.

Perché i nigeriani emigrano? Quali sono le condizioni sociali, economiche, politiche e ambientali che portano così tante persone a lasciare un paese pure così dinamico? Ce ne occupiamo nella prima parte dell’articolo, dove tracciamo cinque profili-tipo del/della migrante nigeriano/a.

La Nigeria tuttavia non è solo terra di emigrazione, ma è un paese di grande interesse per la configurazione presente e futura del mondo globalizzato. È il paese africano più popoloso, è in crescita economica e c’è un gran fermento culturale, soprattutto a Lagos, la quinta città più abitata del pianeta e centro creativo globale in campi come la moda, la musica e il cinema. Ne scriviamo nella seconda parte dell’articolo, per non rimanere intrappolati nello stereotipo del paese africano che non produce altro che povertà, corruzione ed emigrazione.

Nigeria: le basi per orientarsi

La Nigeria si colloca in Africa occidentale ed è il paese più popoloso del continente e il settimo nel mondo, con circa 190 milioni di abitanti. Una persona su sei in Africa abita in Nigeria.

È un paese giovanissimo e in forte crescita demografica: l’età mediana della popolazione è di 18 anni, il 40% della popolazione ha meno di 14 anni e, con un tasso di crescita del 2,6% annuo, dovrebbe raggiungere entro il 2050 i 250 milioni di abitanti, poco meno della metà degli abitanti del continente europeo.

Il paese è una Repubblica Federale composta da 36 Stati, le ultime elezioni si sono svolte nel 2015 e sono state vinte da Muhammadu Buhari, che è succeduto a Goodluck Jonathan.

Sul piano economico, la Nigeria è un paese di forti contraddizioni. È povero e allo stesso tempo in crescita economica, seppur con alti e bassi, garantita soprattutto dalla presenza di giacimenti di petrolio. I ricavi del petrolio sono però distribuiti in maniera estremamente ineguale il che, unito alla diffusa corruzione e ai costi sociali ed economici della lunga lotta contro il gruppo terroristico Boko Haram, mantiene un’ampia fetta di popolazione in condizioni di povertà.

Il numero dei nigeriani all’estero è sconosciuto. Stime diverse danno risultati diversi, compresi fra i 5 e i 15 milioni di persone, residenti soprattutto negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Sud Africa e nei paesi sub-sahariani confinanti. Nel 2017 circa 1,3 milioni di nigeriani hanno lasciato il paese.

I nigeriani sono la nazionalità di sub-sahariani più numerosa in Italia (i residenti sono 93.915 al 1 gennaio 2017). Se ci limitiamo al solo 2017, dalla Nigeria proviene il maggior numero di persone arrivate via mare, non solo in Italia, ma in tutta Europa (circa 18 mila persone).

Come mai questi numeri così importanti? Perché i nigeriani emigrano? Abbiamo risposto a questa domanda tracciando cinque profili-tipo del/della potenziale migrante nigeriano/a. Non abbiamo la presunzione che questa lista sia esaustiva, ma ci aiuta per semplificazione a comprendere al meglio il fenomeno.

Perché i nigeriani emigrano? Cinque profili di migranti

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Photo credit: MilieudefensieNL on VisualHunt / CC BY-NC-SA

1. Giovani delle zone rurali

Il primo profilo è composto da giovani delle zone rurali con scarsa formazione e poca possibilità di impiego. Socialmente ed economicamente sfavorite, le zone rurali sono poco considerate dalle politiche economiche e raramente sono oggetto di progetti di sviluppo agricolo o formativo, il che aumenta l’esclusione sociale e il livello di povertà.

Lontani dai centri industrializzati o dalle grandi città, questi ragazzi hanno dunque poche chance di inserirsi in un mercato del lavoro saturo e che offre loro ben poco. La loro prospettiva più rosea è quella di tirare a campare con piccoli lavori giornalieri, informali e mal pagati in grandi città in cui non hanno amici o famiglia.

Per questo proprio la famiglia preferisce investire su uno dei figli e mandarlo in Europa, nella speranza che trovi un lavoro e che possa sostenerla economicamente con le rimesse.

Questo tipo di profilo è spesso etichettato come “migrante economico”, senza soffermarsi in maniera approfondita sulle prospettive di vita di queste persone nel loro paese, che le conducono a intraprendere un viaggio in cui rischiano la vita pur di raggiungere l’Europa.

2. Giovani in gravi situazioni familiari

Il secondo profilo è costituito da ragazzi, spesso minori, che si trovano in gravi situazioni familiari e pensano che l’Europa sia il solo orizzonte di sopravvivenza possibile.

È il caso di Babacar, un richiedente asilo nigeriano che ho conosciuto nel Centro di accoglienza di Gradisca d’Isonzo alcuni mesi fa. Babacar rimane orfano dei genitori ancora minorenne. Cerca un appoggio negli zii, che però non mostrano alcuna intenzione di volersi prendere cura di lui. Senza casa e senza famiglia, Babacar decidere di partire per l’Europa. Ottiene un prestito di 1.500 euro da alcuni amici di famiglia, attraversa il Niger e la Libia e, finalmente, il Mediterraneo, approdando in Italia otto mesi dopo la sua partenza.

Come Babacar sono migliaia i ragazzi nigeriani sbarcati in Italia negli ultimi anni, molti minorenni, molti con storie simili alla sua alle spalle.

3. Abitanti del delta del Niger

Il terzo profilo è quello composto dagli abitanti delle regioni del delta del fiume Niger. Si tratta di regioni ricchissime in petrolio, ma la cui estrazione ha conseguenze devastanti per l’ecosistema e per le popolazioni che vivono principalmente di agricoltura e pesca.

In questo caso parliamo di rifugiati ambientali, costretti all’esilio a causa della devastazione subita dal territorio in cui risiedevano. I 70 mila chilometri quadrati del delta del Niger sono infatti tra le aree più inquinate al mondo, in cui la speranza di vita è molto più bassa del resto della Nigeria.

In questo contesto così impoverito si innesta la pratica delle espropriazioni forzate da parte delle compagnie petrolifere in accordo con lo Stato, che aumenta ulteriormente la povertà e l’emarginazione sociale.

In un paese il cui il 90% della ricchezza dipende dall’oro nero, il prezzo da pagare per questa rendita è la vita e il futuro delle persone che vivono nel delta. Anche l’Italia ha la sua parte di responsabilità, poiché Eni è ben presente nell’area ed è stata anche recentemente portata a processo per disastro ambientale da una Ong nigeriana.

Le popolazioni più povere della Nigeria vivono proprio in queste zone ricchissime di petrolio, e di fronte alla distruzione dell’ambiente in cui hanno sempre vissuto sono costrette all’esilio; ma una volta arrivate in Europa molto spesso vengono considerate come semplici migranti economici, e il loro status di rifugiati ambientali non viene riconosciuto.

4. Ragazze vittime di tratta

Il quarto profilo è composto da ragazze giovani, a volte minorenni, che per le ragioni già citate nei tre profili precedenti cercano di raggiungere l’Europa.

Il viaggio e la sua organizzazione in questo caso si svolgono però in maniera diversa. Certo a volte le ragazze seguono l’itinerario “classico” che le porta in Europa via il Mediterraneo, ma molto più spesso il viaggio viene organizzato da reti specializzate.

Molte delle storie di queste ragazze sono simili. Desiderose di raggiungere l’Europa con la speranza di una vita migliore, fanno affidamento a dei passeur con la promessa di un lavoro come colf o come cameriera. Scopriranno che la realtà è ben diversa: contraggono un debito dai 30 ai 50 mila euro – che dovrebbero teoricamente pagare con una parte dei soldi guadagnati con il lavoro promesso – e una volta portate in Italia sono costrette a prostituirsi.

Se si rifiutano mettono in pericolo la famiglia rimasta in Nigeria, che rischia di subire minacce da parte dei membri della mafia nigeriana, molto attiva in questa vera e propria tratta di esseri umani. La mafia nigeriana è presente in Italia e ben connessa alla Nigeria, soprattutto in alcune zone, in particolare quelle del delta, aggiungendo ulteriori problematiche ai fattori ambientali e sociali di cui abbiamo già parlato.

Ci sono anche casi in cui le ragazze sanno cosa le aspetterà una volta arrivate in Europa, ma i casi sono pochi per poter generalizzare un fenomeno definibile come una vera e propria tratta di esseri umani, fenomeno difficile da quantificare per la situazione spesso irregolare in cui si trovano le ragazze arrivate in Europa.

5. Persone che scappano da Boko Haram

Il quinto profilo è quello di coloro che scappano da Boko Haram, un gruppo terroristico jihadista attivo dal 2002 ma le cui azioni violente sono aumentate negli ultimi cinque anni, cioè da quando l’attuale leader Abubakar Shekau ha preso le redini del gruppo, sconfinando anche nei paesi vicini come Camerun, Niger e Ciad.

Tra il 2009 e il 2017 le azioni terroristiche di Boko Haram hanno causato 51 mila morti – di cui 32 mila civili – e 2,5 milioni di sfollati, che si sono rifugiati principalmente in altri regioni della Nigeria, in Ciad e soprattutto in Camerun, paese che accoglie circa centomila rifugiati nigeriani.

Solo una piccola percentuale di questi sfollati – coloro che hanno la disponibilità economica per farlo – decide di intraprendere il viaggio per chiedere asilo in Europa. La maggior parte dei rifugiati rimangono quindi accolti dai paesi limitrofi.

Non solo povertà: il lato cool della Nigeria

Photo by hannah grace on Unsplash

La Nigeria non è solo un paese povero e socialmente disuguale, da cui si parte per sfuggire al terrorismo, a un ambiente devastato, a una situazione di vita insostenibile o all’assenza di prospettive. È anche e soprattutto un paese in forte crescita e con un fermento culturale e un dinamismo senza eguali nel continente africano.

Un fermento visibile soprattutto nella capitale economica Lagos, metropoli da più di 20 milioni di abitanti, in cui il mix sociale, etnico e religioso genera al tempo stesso molti problemi ma anche molte opportunità in ambiti creativi come la moda, la musica, il cinema.

La moda in Nigeria

La Nigeria è senza dubbio il paese leader in Africa nel settore della moda. La Lagos Fashion & Design Week ha preso il posto negli ultimi anni di quella di Johannesburg come punto di riferimento per le tendenze stilistiche africane.

È qui che è rinato il trad (che sta per traditional), una rivisitazione contemporanea di uno stile di vestire per molto tempo considerato non moderno perché non occidentale e relegato allo stereotipo dell’Africa rurale non connessa con il mondo.

Gli stilisti nigeriani hanno saputo rivalutare il trad, sia esso l’agbada yoruba (un’immensa tunica a tre strati), il Niger Delta igbo (una camicia con collo alla coreana) o un babariga haussa (una lunga tunica che ricorda quelle arabe ma con un cappello).

La moda nigeriana è talmente importante da essere riconosciuta anche nelle grandi metropoli europee e americane come New York, Londra e Parigi, dove sempre più occidentali vengono attratti da questo stile.

La musica e il cinema in Nigeria

La Nigeria è diventata anche un punto di riferimento mondiale per la musica. Certo, per gli amanti dell’Afrobeat degli anni settanta e rappresentato da Fela Kuti, la Nigeria lo è da tempo, ma ora anche tante nuove star nella scena pop fanno ballare milioni di persone, in Africa come in America e in Europa. Gli artisti più conosciuti con Wizkid, Kiss Daniel, Ayo Jay, Yemi Alade e Tiwa Savage, ambasciatori della musica (e dello stile) nigeriani nel mondo.

Come la moda e la musica, anche il cinema di Nollywood riesce a superare i confini nazionali e conquistare un pubblico internazionale. Nollywood, che come il Bollywood indiano è la composizione dell’Hollywood americano ma in chiave nazionale, è nato a Lagos negli anni ottanta grazie al commercio informale di videocassette registrate in maniera indipendente, ma ha avuto una forte crescita a partire della liberalizzazione di una parte dell’economia del paese avvenuta negli anni novanta.

Oggi Nollywood produce più di duemila film all’anno, superando la produzione di Hollywood. Certo, il budget totale è molto inferiore, pari a circa 20 milioni di euro, e i temi trattati sono quasi unicamente quelli religiosi e della vita quotidiana (problemi familiari, relazioni amorose). I film sono spesso girati in inglese, yoruba o haussa, ma spesso vengono doppiati o sottotitolati per l’esportazione in altri paesi africani.

Perché i nigeriani emigrano? Conclusioni

Il cinema, la musica e la moda sono l’altra faccia della Nigeria, un paese che conosciamo – o, meglio, immaginiamo – come un posto povero, arretrato e poco sviluppato. È solo una faccia della realtà, e non è la più significativa.

Il paese certo presenta le profonde problematiche che abbiamo presentato e da cui molte persone cercano di fuggire. Ma non possiamo ridurre la Nigeria, come tanti altri paesi, solo ai suoi problemi. Insomma, se l’Italia non è solo mafia, la Nigeria non è solo povertà e terrorismo.

La situazione è più sfaccettata, il paese presenta effervescenze religiose, economiche, culturali e artistiche accompagnate da grandi possibilità e speranze, anche se certo dense di contraddizioni e disillusioni.

Il filo

Conoscere quello che succede nel mondo ci rende persone più consapevoli. Ci aiuta a collocare le nostre vite dentro un contenitore più grande, una scatola di senso che ci mette in relazione con persone e contesti lontani eppure sempre più vicini. Ci fa capire meglio le ragioni di fenomeni che sono presenti anche nelle nostre vite, come le migrazioni e i viaggi.

Per questo abbiamo voluto aprire finestre sulla situazione politica, sociale ed economica di molti paesi del cosiddetto “sud del mondo”. Lo facciamo con un attento e costante lavoro di ricerca dei nostri autori e, quando possibile, raccogliendo informazioni di prima mano grazie a contatti che vivono e lavorano nei paesi che raccontiamo. Questo sguardo dal campo è possibile anche grazie alla collaborazione con l’Associazione Mekané, che si occupa di cooperazione internazionale e ha un’estesa rete di contatti con cooperanti in molti paesi. Buona lettura!

Africa: Tunisia, Algeria, Libia, Nigeria, Eritrea, Senegal, Mozambico, Sud Sudan, Zimbabwe.
Asia: Afghanistan, Pakistan, Siria.
Centro e Sud America: Venezuela, El Salvador, Guatemala, Haiti.

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Nato a Treviso, è studente di Scienze Politiche alla Sorbona di Parigi e nei suoi studi politici, sociologici e antropologici si interessa in particolare di Africa. Appassionato di letteratura, cinema e rugby, soprattutto del terzo tempo.
14 Commenti
  1. mikesak

    Ottimo articolo, però le vere ragioni non sono state neppure considerate. Suggerisco di esaminare la popolazione carceraria in Italia, chi controlla il traffico della droga e della prostituzioni.

  2. opensource11444

    grazie Ale, prima di parlare di Africani devi parlare con Africani....... because there are many people that don't care to ask why AFRICANS are coming to Europe remember you can't beat a child and ask him or she to keep quite..... for the issue of niger deltans we are kings without throne we gat all it takes to build a nation but due to corruption among leaders we the the young generation in a mission with a vission gat nothing to say

  3. Cesare

    "La loro prospettiva più rosea è quella di tirare a campare con piccoli lavori giornalieri, informali e mal pagati in grandi città in cui non hanno amici o famiglia." Ma perché, poi da noi non fanno lo stesso? Anzi, finiscono pure peggio, arruolati nella delinquenza o a fare i barboni. La storia poi del ragazzino che non ha nessuno, ma che guarda caso trova amici e parenti disposti a prestargli 1500 euro per andarsene in europa è ridicola e non ci crederebbe nessuno sano di mente. Anche perché 1500 euro in quel Paese sono tantissimi soldi. Ma davvero tanti, e nessun povero può purtroppo raccogliere cifre simili anche chiedendone una piccola parte a 100 parenti!Quindi non scrivete cavolate. Leggendo poi le motivazioni di questa emigrazione, il discorso dei nigeriani, tranne quelli del nord che scappano dalla guerra, vale allora anche per i quasi nove milioni di italiani sull'orlo della povertà! Aggiungo, infine, che oltre ai nigeriani, la stragrande maggioranza di immigrati in Italia, che sbarcano, è composto da algerini, marocchini, tunisini e egiziani! da quale guerra scappano costoro? E da quale crisi economica? Non è che poi sbarcano nell'Eden, qua la crisi c'è, eccome.

    • Fabio Colombo

      In effetti Cesare anche gli italiani emigrano, circa 100 mila all'anno negli ultimi anni. Se facciamo la proporzione sul totale della popolazione, scopriamo che la differenza non è poi così tanta, lo 0,3% della popolazione italiana è emigrata nel 2017 contro lo 0,5% della popolazione nigeriana. Quanto agli sbarchi, la maggioranza delle persone che sbarcano in Italia, se guardiamo al 2017, viene da Nigeria, Guinea, Costa d'Avorio, Bangladesh. C'è una lieve crescita degli arrivi di tunisini, i marocchini ci sono ma non sono certo la maggioranza, mentre algerini e egiziani sono pochissimi, non so francamente da dove prendi le tue informazioni completamente sballate.

  4. Alessandro Marani

    Il tuo commento, se permetti, è pieno di elementi imprecisi e messi lì un po' alla rinfusa. Cercherò di rispondere punto per punto. - I piccoli lavori giornalieri in molti Stati dell'Africa sub-sahariana non permettono di sopravvivere, indi per cui anche un futuro di espedienti in Italia è in alcuni casi interpretato come migliore rispetto alla condizione di povertà nella quale molte persone versano. - Per quanto riguarda la "storia del ragazzino", non si tratta di alcuna invenzione, ma la deposizione della persona nell'intervista fatta di fronte al giudice delegato per accogliere o meno la sua richiesta di asilo. - Vorrei specificare che la cifra raccolta è effettivamente elevata, ma, quelli che partono dall'Africa non sono i più poveri in assoluto, anzi. Semplicemente non essendoci molte vie legali per ottenere un visto a lungo termine alcune persone scelgono la strada dell'illegalità, non potendo semplicemente prendere un biglietto aereo ed un visto come noi europei. - Il fatto di scappare dalla povertà potrebbe essere un motivo sufficiente per far nascere una riflessione diversa dalla dicotomia migrante scappato dalla guerra/migrante economico. Perché una persona che che scappa dalla povertà non dovrebbe essere accettata solo perché scappa dalla povertà ? Dovrebbe quindi tacitamente accettare la condizione di povertà nella quale si trova senza poter fare niente ? - Per quanto riguarda la crisi in Italia e l'emigrazione, sono d'accordo, ci sono moltissimi italiani (me compreso) che se ne vanno a causa della crisi, cercando all'estero migliori condizioni di vita (guarda caso come molti migranti) e non vedo che cosa cambierebbe della critica situazione economica italiana l'impedire ad un nigeriano di venire in Italia.

  5. Salvo

    La premessa del suo commento è che il mondo non ha e non deve avere frontiere e, indirettamente che a pagarne le conseguenze dirette di una migrazione sia un abbassamento della retribuzione degli autoctoni. I salari reali in Italia si sono drasticamente ridotti negli ultimi decenni e persone straniere, disposte a lavorare con regolare contratto in fabbrica per 800 € netti, sono all’ordine del giorno come lo sono gli “autonomi” di Foodora per molto meno. E come candidamente asserisce: “indi per cui anche un futuro di espedienti in Italia è in alcuni casi interpretato come migliore rispetto alla condizione di povertà nella quale molte persone versano”, è facile capire che vivere di espedienti non solo non fa contribuire a migliorare la società italiana, ma crea anche un danno per chi gli espedienti li deve subisce e alimenta una lotta tra poveri. Oppure sta insinuando che nessun italiano è disponibile a lavorare il fabbrica? Certamente non lo è per 800 € al mese! Guardi l’esempio tedesco in cui qualche decennio fa l’operaio italiano alla catena di montaggio della Mercedes percepiva, attualizzati oltre 3000 € al mese netti, e ora ci lavora l’operaio africano o turco a 1.200. Si tratta poi di regolare e gestire il flusso migratorio; lei stesso asserisce che di cerca all’estero migliori condizioni ma non penso che lo faccia con l’intenzione di costrizione a dormire sotto i ponti, delinquere o vivere di espedienti durante la ricerca di un lavoro degno di questo nome o venir impiegato in qualche pizzeria inglese a 2€ all’ora o entrare in qualche circuito delinquenziale. Quindi l’unica cosa che la accomuna al migrante nigeriano è che entrambi desiderate un lavoro, nulla più, perché non solo le premesse sono completamente diverse e ma anche le condizioni da soddisfare non sono commensurabili: lei farà in modo che la società che l’accoglie abbia un vantaggio di reciproca soddisfazione tra le parti interessate, ma ciò non sarà così per gli altri. La visione propositiva degli ideali di fratellanza, se non è gestita adeguatamente, se non esiste un piano alternativo all’insuccesso, diventa una catastrofe che porta allo scontro sociale. L’Africa è stata massacrata dal FMI e dalla Banca mondiale e sfruttata da decenni da multinazionali che hanno sottopagato milioni di operai, i cui soci, miliardari, possono ora permettersi di vivere lontano dai ghetti dei centri urbani e protetti da guardie del corpo, ma chi sta pagando il prezzo dell’Africa martoriata è il comune cittadino che neppure sa cosa sia il FMI. (vd www.retemmt.it)

  6. Tiziano Bello

    In questioni di emigrazione confrontare uno 0.3% dell'Italia con lo 0.5% della Nigeria ed affermare che poi in fondo non c'e' molta differenza mi sembra un pochino azzardato. Il ragionamento potrebbe avere un certo senso se entrambe le basi di calcolo delle percentuali fossero identiche. Nella realta' invece, l'Italia ha circa 60 milioni di abitanti mentre invece la Nigeria ne ha 190 milioni di abitanti!! Quindi a fronte di circa 100.000 italiani emigrati la Nigeria ne "produce'' ben 950.000 di emigrati. Detta in questi termini la realta' assume contorni molto meglio definiti e piu' completi. Non crede?

    • Fabio Colombo

      Sì, certamente c'è differenza se guardiamo all'impatto globale di questi movimenti, ma il commento faceva riferimento al punto di vista dei paesi di emigrazione.

  7. Tiziano Bello

    Sig. Marani, mi e' piaciuto molto il suo articolo sulla Nigeria, ma mi lascia perplesso qualche concetto da Lei espresso nella sua risposta al Sig. Cesare. I nigeriani possono emigrare dal loro paese per tante ragioni oggettive e/o soggettive, ma queste ragioni (o necessita') non credo si possano automaticamente convertire in un diritto assoluto ed incondizionato di accoglienza in Paesi terzi. In nessuna legislazione di nessun Stato esiste tale ''diritto'' ed e' un mondo totalmente utopico quello dove chiunque, sulla base delle proprie necessita', decide di emigrare dove gli pare e piace e li trova ll paese di Bengodi dove viene accolto a braccia aperte e senza nessun problema. Ogni Stato, per poter garantire la propria stabilita' e' obbligato ad imporre politiche migratorie che regolino l'afflusso, scaglionato, ordinato e sostenibile di stranieri nel territorio nazionale.

  8. Salvo

    Il punto di vista degli altri significa anche vedere il punto di vista di una zanzara o di una zecca che dal loro punto di vista sono giustificati dal farlo.

    • Davide Fracasso

      Provi a ribaltare. Il fatto di essere nato nella parte più "ricca" del mondo non mi dà diritto a decidere della parte più povera.

  9. Tiziano Bello

    Sig. Salvo, e' ovvio che ognuno di noi ha il proprio punto di vista e che le proprie necessita' ti possono spingere ad agire secondo la tua convenienza individuale. Il fatto che io sono povero o che voglio migliorare la mia situazione economica non mi da automaticamente il diritto di entrare in qualsiasi modo e con qualsiasi mezzo in ogni paese del mondo a cercare fortuna. Puo' essere una mia aspirazione, ma non un mio diritto.

  10. Lorella mastrangelo

    È strano che non ci siano giornalisti che partono e ci fanno vedere cosa succede nei paesi dai quali partono tutte questa persone.....se sono stati fatti servizi recenti vorrei vederli

  11. Marco Cogoni

    Io sono assai perplesso sulle parole che ho appena letto rispetto al contenuto, alla metodologia di analisi e ai valori di base che ne costituiscono l'intelaiatura. Il contenuto: Se noi sostituiamo il nome dello Stato con qualsiasi altro nome di stato, inclusi quelli occidentali, la descrizione si presterebbe a rappresentarli sufficientemente bene all'80%. Rispetto ai profili individuati non c'è il bisogno di andare in Nigeria, si trovano dappertutto nei paesi con oltre 50 milioni di abitanti. Rispetto ai valori si tracima in un edulcorato solidarismo e giustificazionismo rispetto alla condizione umana di questa gente. L'unica variabile vera che aiuta a comprendere il fenomeno è quell'investimento familiare grazie al quale viene finanziato "il viaggio". Questo "investimento" effettuato rispetto, non tanto rispetto alle capacità professionali dell'emigrante, quanto al modo clandestino ed illegale rispetto al paese di destinazione esalta caso mai l'incapacità culturale al vivere sociale e alla costruzione di un sistema sociale. Coloro che stanno cercando di creare una cultura panafricana e individuano nella "remigrazione" la condizione per iniziare una nuova costruzione che consenta al Continente di raggiungere i suoi equilibri economici e sociali hanno capito che dalla cultura e da quel territorio occorre iniziare a ricostruire l'indipendenza vera dell'Africa. Riacquistando per esempio la sovranità monetaria, mettendo in circolazione le montagne di denaro contante custodite nei "caveau" delle famiglie ricche e finanziando la sicurezza pubblica.

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