Perché è meglio andare al voto anticipato3 min read

3 Febbraio 2017 Politica Politica interna -

Perché è meglio andare al voto anticipato3 min read

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Come non ha mancato di ricordarci Giorgio Napolitano, l’attuale legislatura dovrebbe avere naturale scadenza nel 2018. Quattro anni fa le elezioni politiche espressero un Paese tripolare, con centrodestra, centrosinistra e Movimento 5 Stelle tra il 25 e il 30%.

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Non essendoci una maggioranza in entrambi i rami del Parlamento, il Presidente della Repubblica  (Napolitano) affidò l’incarico per un governo di larghe intese ad Enrico Letta. Sappiamo poi com’è andata. A dicembre, con l’arrivo di Gentiloni e la fine della “leadership forte” di Renzi, sono in molti tra cittadini, opinionisti e politici a considerare il governo come puramente “di scopo”, che dovrebbe limitarsi ad amministrare lo “status quo” e scrivere una nuova legge elettorale in vista delle elezioni.

Settimana scorsa abbiamo visto che l’Italicum è stata giudicata applicabile dalla Corte Costituzionale, seppur con pesanti modifiche rispetto al testo originale. Considerando che per il Senato vige il Consultellum, se si votasse in anticipo, senza almeno uniformare le leggi elettorali, difficilmente ci sarebbe un vincitore. Infatti, per la Camera dei Deputati, ad un partito o una lista servirebbe il 40% dei voti per governare, un’eventualità difficile in un panorama politico diviso in tre. Per il Senato, il Consultellum non prevede un premio di maggioranza. per cui si rischia la stessa ingovernabilità del 2013. Qui trovate gli ultimi sondaggi a testimonianza dello scenario che abbiamo descritto.

Anche una nuova grande coalizione a guida PD pare improbabile. Il Partito Democratico è alle prese con un duro dibattito interno, che ruota attorno alla richiesta della minoranza di indire un Congresso prima delle votazioni. Tra Renzi che rilancia la sua leadership ed Enrico Rossi e Michele Emiliano che corrono per strappargli la direzione del partito, le larghe intese con il Centrodestra comprometterebbero definitivamente la credibilità del partito agli occhi degli elettori di centrosinistra. Avvantaggiando i 5 Stelle, che perseguono la strada zero alleanze. Ci sarebbe quindi che Mattarella richiami un “tecnico”, un nuovo Monti, inaugurando l’ennesimo Governo “non politico” sostenuto da un Parlamento “responsabile”. Chiariamoci, lo scenario potrebbe essere lo stesso dovessimo votare nel 2018: escludendo importanti stravolgimenti politici, nessuna forza politica avrà una maggioranza per esprimere un esecutivo.

C’è un però: nel settembre del 2017, il 60% dei parlamentari maturerà il vitalizio e già c’è chi sospetta che alla fine “la casta” proteggerà se stessa, evitando appositamente lo scioglimento anticipato delle Camere. Se le elezioni anticipate non lo impediranno, questa potrebbe essere la scintilla per far esplodere ancora di più la rabbia anti-sistema. Non è un caso che sia Renzi, sia Grillo stiano battendo già pesantemente su questo tasto.

Ci sono quindi due considerazioni che si impongono. La prima, di ordine politico, riguarda la necessità di ritornare ad un sistema che permetta al cittadino di scegliere (quasi) direttamente chi guiderà il Paese, dopo ben quattro Premier non espressi dal voto popolare ( sappiamo bene che il Presidente della Repubblica nomina per consuetudine il capo del partito che ha vinto le elezioni, ma ha facoltà di nominare chiunque ottenga una maggioranza). La seconda, di ordine morale , suggerisce che votare nel 2018 a sei mesi dal vituperato vitalizio, dopo l’ennesimo Governo “di scopo”, non gioverebbe ad un Paese nel quale fiducia dei cittadini rispetto alla politica è ai minimi storici.

È auspicabile quindi, per non dar voce al populismo e all’antipolitica, chiudere in anticipo la legislatura, non prima però di aver assicurato al Paese una nuova legge elettorale che garantisca due capisaldi di una sana democrazia: l’espressione di una sicura maggioranza in Parlamento e la governabilità.

Perché è meglio andare al voto anticipato
@la Pietra nello Stagno

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Pugliese, classe 91’, ho studiato lettere e filosofia a Bari e studio storia a Milano. Da piccolo ero un cultore dell’Epica e dei nomi dei pianeti del Sistema solare, ma soprattutto dei film Disney, ed anche adesso se vedo Bambi o il Re Leone piango. Sono interista, socialista, liberale e agnostico (una vitaccia). Oggi divido il mio tempo tra le passate di pomodoro pugliesi e la mia passione più grande, la politica.
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