Sognando Rio, su una handbike da professionista5 min read

18 Luglio 2014 Uncategorized -

Sognando Rio, su una handbike da professionista5 min read

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Sognando Rio, su una handbike da professionista

a cura di Stefania Parisi

Mentre si placa l’ansia dei calciatori che hanno vissuto i mondiali di calcio in Brasile, fervono i preparativi per altri atleti che sognano il paese verde-oro mentre si preparano per le Olimpiadi di Rio nel 2016. Paolo Lucarelli, handbiker varesino, è fra questi, con l’ambizioso obiettivo di partecipare alle Paralimpiadi sulla sua handbike da professionista. Ma per riuscirci cerca uno sponsor che lo accompagni nella sua sfida.

Quando aveva 5 anni, a causa di una malattia ha perso in parte l’uso delle gambe ma, sottoponendosi a una serie di interventi chirurgici, è riuscito a ottenere una perfetta autonomia di movimento con le stampelle. La parola “pigrizia” non ha mai fatto parte del suo vocabolario e sin dall’adolescenza si è allenato per mantenere in ottimo stato la muscolatura degli arti superiori e ha sempre giocato a calcetto con gli amici che tuttora lo seguono nella sua sfida di handbiker. “Ma erano sempre sport praticati come hobby – racconta Paolo – mancava il confronto con gli avversari e l’agonismo tipico delle gare dove c’è in palio una vittoria. Poi ho scoperto l’handbike e nel 2011, grazie a un amico, ho cominciato a noleggiarla e a far pratica sulla pista ciclabile sul Lago di Varese”.

Nel 2012 la prima gara varesina: “Ero un principiante, non avevo mai fatto un vero allenamento, ma mi è piaciuto tantissimo e soprattutto non sono arrivato ultimo”. È lo spirito agonistico che ha spinto Paolo a cominciare ad allenarsi in modo regolare e a comprare la sua prima handbike nel 2013, iscrivendosi nello stesso anno alla Polha Varese (Associazione Polisportiva Dilettantistica per Disabili) per diventare atleta agonista. “La Polha ci supporta nella preparazione atletica ma anche economicamente fornendo il pulmino e provvedendo alle spese per le trasferte. Grazie all’associazione abbiamo anche a disposizione la pista di atletica dello stadio di calcio di Varese da utilizzare 3 volte alla settimana per gli allenamenti, che comprendono anche uscite in strada di 50 e a volte di 90 km”, racconta Paolo.

“Ho cominciato a dedicarmi al 100% agli allenamenti sia in bici che in palestra; in 4 mesi ho partecipato a 14 gare. La più difficile a San Marino, 6a tappa del Giro d’Italia Handbike, piena di salite terribili. E la più emozionante è stata sicuramente la gara a cronometro nel circuito di Formula 1 di Monza (sotto la pioggia) dove ho chiuso all’8° posto. All’inizio è stata dura piazzarsi molto lontano dai primi o essere doppiato anche due, tre volte dal vincitore, ma l’handbike è uno sport che richiede molto tempo per ottenere buoni risultati. Comunque sul finire della stagione ho migliorato notevolmente le mie prestazioni e sono riuscito a concludere un paio di gare al 6° posto”.

Dalla sua pagina Facebook Paolo racconta le gare, la fatica e l’entusiasmo di vedere arrivare dei risultati concreti. Dalle sue parole traspare la voglia di non arrendersi mai per raggiungere il suo prossimo, grande traguardo: Rio 2016 Paralympic Games “perché non esiste obiettivo più grande dell’Olimpiade e non intendo certo accontentarmi”. Questo però significa dover entrare nel giro della nazionale nel 2015 e di conseguenza ottenere ottimi risultati già a partire da quest’anno. Noi siamo certi che ce la farà, ma per poter raggiungere il suo obiettivo, ormai da tempo sta cercando uno sponsor che gli permetta di acquistare una handbike da professionista, per poter gareggiare alla pari con i migliori.

“Il 90% dei corridori possiede handbike di fascia alta con prezzi che variano dai 5000 ai 10000 euro circa. Per poter essere davvero competitivo devo acquistare l’handbike migliore in circolazione, la Carbide della Maddiline Cycle”, racconta Paolo. Costruire una handbike su misura richiede tempo (e denaro), perché è necessario studiare con precisione la struttura fisica dell’atleta anche in base alla sua disabilità. Il paraciclismo si suddivide in diverse discipline, il tandem per i non vedenti, il triciclo e l’handbike, che a sua volta si suddivide in sottocategorie in base all’invalidità dell’atleta, sia essa derivata da una lesione alla colonna vertebrale (più è in basso, minore è la gravità) che da un’amputazione, come nel noto caso di Alessandro Zanardi, che Paolo ha avuto l’emozione di conoscere in occasione di una tappa del Giro d’Italia vicino Padova.

L’ambizione di Paolo sono le Paralimpiadi, ma sa che la strada è ancora lunga. Il primo passo è l’ammissione in nazionale, poi i campionati del mondo. Ma per questo deve farsi notare, partecipare a una gara dopo l’altra e far diventare quello che un tempo era un hobby un impegno sempre più costante. Da un anno circa lui e alcuni membri della sua squadra sono seguiti da un allenatore che ha creato per loro un programma ad hoc, alternando la palestra alle uscite su strada per prepararsi alle due tipologie di gara che dovrà affrontare, la gara in linea e quella a cronometro, come nel ciclismo tradizionale.

“In genere ogni atleta è più portato per una o per l’altra tipologia di gara in base alle proprie caratteristiche personali e atletiche, chi per esempio sente molto la competizione ottiene risultati migliori nella gara in linea, chi invece preferisce la sfida personale si trova meglio nella gara a cronometro. Nel mio caso non posso ancora dire con certezza per quale tipologia sono più portato, quel che è certo è che mi impegnerò fino in fondo per arrivare a Rio e fare del mio meglio per raggiungere il miglior risultato”. E noi vi racconteremo tutti i dettagli.

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