Orrido di Botri: trekking in Toscana tra natura e leggende8 min read
Reading Time: 8 minutesAl contrario di quanto suggerisce il suo nome l’ Orrido di Botri è un posto veramente magico e bellissimo. Siamo in Toscana, non molto distanti da Bagni di Lucca e da Vagli, dove si trova l’omonimo lago che nelle sue profondità ospita un paese sommerso. Personalmente ho scoperto l’Orrido di Botri quasi per caso e, nonostante l’idea di trovarmi in una gola chiusa da pareti calcaree di 200 metri di altezza mi incutesse un certo timore, così come il nome davvero poco rassicurante, non ho resistito alla curiosità e ho deciso di prenotare un trekking guidato.
Orrido di Botri: il più grande canyon della Toscana
L’Orrido di Botri è una riserva naturale nata nei primi anni ‘70 per tutelare l’Aquila Reale che su queste montagne ama nidificare. Si tratta del più grande canyon della Toscana, una gola calcarea percorsa in profondità dalle acque del Rio Pelago e dei torrenti suoi affluenti che è possibile percorrere risalendo da Ponte Gaio (dove si trovano la sede della guardia forestale, il parcheggio e un ristorante) fino al punto detto della Piscina. Il percorso è agibile solo nei mesi estivi da giugno a settembre, quando il livello dell’acqua è notevolmente ridotto.
Impossibile evitare l’acqua
A differenza di molti altri trekking, dove si cammina cercando di evitare l’acqua, nell’Orrido di Botri è praticamente impossibile procedere senza entrare nel fiume, in alcuni punti fino a ben sopra il ginocchio. L’acqua è di un freddo assoluto, ma dopo un po’ ci si abitua e diventa quasi inevitabile passare dall’acqua anche nei punti in cui è presente un passaggio all’asciutto. Nel primo tratto il percorso è piuttosto agevole e aperto, per poi farsi più stretto e ripido nel tratto finale, tanto che in alcuni punti è necessario procedere attaccandosi a delle corde fisse tese lungo la parete rocciosa.Flora e fauna
La Riserva dell’Orrido di Botri ospita numerose specie animali e vegetali: capre selvatiche, caprioli, cinghiali, lupi, aglio selvatico (le cui foglie sono commestibili), tiglio selvatico e una varietà di pianta carnivora (la pinguicola). In alcuni tratti la vegetazione è così rigogliosa e il panorama suggestivo al punto da ricordare le immagini di film come “Jurassic Park” o “Alla ricerca della valle incantata”. Chi come me da piccolo ha visto questo cartone animato sa di cosa sto parlando. Il sole, lontanissimo oltre la parete rocciosa, filtra tra le fronde e contribuisce ad aumentare la magia di questo trekking.
Trekking all’Orrido di Botri
Per visitare l’Orrido di Botri non importa essere escursionisti esperti (io non lo sono), bastano delle buone scarpe da trekking, prudenza e un pizzico di agilità. La Riserva è gestita dal Corpo Forestale dello Stato che fornisce ai visitatori il casco per l’escursione. L’ingresso all’Orrido di Botri prevede il pagamento di un biglietto (2,00 €). Le visite guidate partono dal Ponte Gaio e possono essere organizzate da qualsiasi guida ambientale autorizzata dalla Regione Toscana, con prezzi differenti. Io ho fatto la mia escursione con le guide della scuola di alpinismo; sul sito dell’ufficio guide trovate tulle le informazioni per prenotare. In alternativa è possibile percorrere il tratto in autonomia, ma il mio suggerimento è di seguire i consigli riportati dal sito delle guide per vivere questa esperienza in sicurezza. La durata è di circa 4 ore. Al trekking possono partecipare anche i bambini purché possano camminare da soli e siano costantemente sorvegliati dai genitori.
Le pietre nel letto del fiume non sempre sono stabili e il più delle volte sono scivolose (in particolare quelle di colore giallo e rosso) e per questo è importante procedere con cautela. In alcuni tratti l’acqua arriva all’inguine (soprattutto a chi come me non è particolarmente alto) per cui è importante indossare pantaloni corti e portare zaini di piccole dimensioni. Zaini voluminosi e pesanti sono sconsigliati, così come l’uso di racchette. Il mio suggerimento è di indossare sotto l’abbigliamento tecnico il costume che, se volete sfidare l’acqua gelata, vi tornerà utile al momento dell’arrivo alla Piscina. Da qui si torna indietro ripercorrendo la strada appena fatta al contrario.
Leggende: Botri e il diavolo
Come si può immaginare, dietro a un nome così singolare si nascondono numerose leggende e storie antiche.
La storia di Botri
L’Orrido di Botri prende il nome dal pastore Botri che in questa gola aveva trovato rifugio con il suo gregge dopo essere stato scacciato dai suoi compaesani perché storpio e dall’aspetto terrificante. Si narra che il paese fu colpito da una grande carestia e gli abitanti si recarono da Botri pregandolo di aiutarli e far pascolare le loro greggi nel suo bosco. Botri li scacciò via a sassate, ma nel corso della lite scivolò, cadde da una rupe e morì. Da allora il suo spirito abita l’Orrido scacciando i visitatori non desiderati. Per questo motivo prima di iniziare l’escursione è opportuno effettuare un piccolo rituale per chiedere a Botri il permesso di entrare e di non far cadere su di noi le sue pietre.
Anche il diavolo è un assiduo frequentatore dell’Orrido di Botri, per cui durante il trekking troverete l’orto del diavolo, l’artiglio del diavolo e un tratto di roccia rossa che si dice sia di questo colore perché bruciata dalla sua coda.
La leggenda del Ponte del Diavolo
Del resto da queste parti quella del diavolo è una figura ricorrente, basti pensare al Ponte della Maddalena a Borgo a Mozzano (a meno di 20 chilometri di distanza), chiamato anche Ponte del Diavolo. La leggenda racconta che il capomastro incaricato della costruzione del ponte fosse molto preoccupato per il ritardo con cui procedevano i lavori e, nella paura di non poter consegnare l’opera nei tempi previsti, fece un patto con il diavolo che gli promise di ultimare la costruzione del ponte in una sola notte in cambio della prima anima che lo avesse attraversato. Il capomastro accettò e il ponte fu ultimato. Il prezzo da pagare però era molto alto e il capomastro, preoccupato, si recò dal parroco del paese il quale ebbe l’idea di far passare sul ponte un cane. Il Diavolo, infuriato per essere stato gabbato, si buttò nelle acque del fiume e non si fece mai più rivedere.
L’Orrido di Botri nella Divina Commedia
Dell’Orrido di Botri parla anche Dante Alighieri nell’Inferno della Divina Commedia e sembra che proprio questo luogo abbia ispirato il paesaggio descritto dal poeta. Secondo Dante si trova proprio qui l’ingresso ai gironi infernali. Se vedete ribollire l’acqua è la porta dell’inferno che si sta aprendo…
Di seguito ecco qualche foto che ho scattato durante la mia escursione. Il mio consiglio comunque è quello di visitare l’Orrido di Botri di persona.
Buon trekking!
Il ristorante Il Nido dell’Aquila nelle vicinanze di Ponte Gaio, alla partenza del trekking. Qui è possibile pranzare (prenotando) al rientro dalla camminata oppure fare un pic-nic nel prato antistante.
piero bartoletti
Salve Agnese, le visite guidate all'orrido di Botri vengono organizzate da qualsiasi guida ambientale autorizzata dalla regione Toscana. NON è esclusiva dell'Ufficio Guide che sicuramente fa dell'escursione all'Orrido di Botri il suo fiore all'occhiello. La riserva, dove si trova l'orrido, è invece gestita dalla Guardia Forestale alla quale anche tu avrai dovuto pagare l'ingresso. O magari il tuo ingresso è stato pagato dalla guida per te facendoti ancor più credere che lui fosse l'unico a gestire l'ingresso dei visitatori e magari ti ha fornito un suo casco quando dovresti sapere che la guardia Forestale lo fornisce a tutti i visitatori. Spero in una rettifica...tanto per non far sembrare il tuo articolo una marchetta. SalutiPiero
Agnese Gentilini
Buongiorno Piero, ti ringrazio per la segnalazione. Ho indicato all'interno del mio articolo l'Ufficio Guide perché è con loro che ho fatto la mia escursione, ma sarà mia premura specificare meglio che esistono anche altre realtà che si occupano delle escursioni all'interno dell'Orrido di Botri, così che ognuno sia libero di scegliere con chi organizzare la propria. Per sgomberare il campo da ogni possibile insinuazione ci tengo a dirti che ho ben presente di aver pagato l'ingresso alla Riserva al Corpo Forestale dello Stato che mi ha anche fornito il casco. Ad ogni modo specificherò meglio anche questo aspetto. Concludo dicendoti che Le Nius è un blog gestito con serietà ed attenzione, aperto a suggerimenti e segnalazioni (siamo persone anche noi e qualcosa ci può sfuggire), che non fa "marchette". Un saluto, Agnese