L’ora di Islam arriva nelle scuole2 min read

13 Gennaio 2014 Educazione -

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Sociologo

L’ora di Islam arriva nelle scuole2 min read

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ora di islam
@cmseducation1

Da tempo ho stilato una lista di materie a mio avviso interessantissime con cui si potrebbe sostituire l’ora di religione a scuola: educazione sessuale, media education, educazione civica, educazione alla critica, video e fotografia, due o tre lingue a scelta.

In Italia per giustificare l’insegnamento della religione nella scuola pubblica si utilizza la scappatoia secondo cui si insegnano tutte le religioni e non solo il cattolicesimo. Questo disinteressato spirito di fratellanza religiosa genera un equivoco ancora più spiacevole: l’equivalenza tra religione e religioni. Un po’ come spiegare il consumismo attraverso la lista della spesa.

In Germania l’hanno fatta, se possibile, ancora più grossa. I tedeschi, si sa, non amano i giri di parole e le striature sui vetri e chiamano gli insegnamenti con il loro nome: religione cattolica e religione protestante.

La scorsa settimana però la regione dell’Assia, per intenderci quella di Francoforte, ha aggiunto una terza possibilità: l’ora di Islam. La religione islamica viene proposta al pari di quelle cattolica e protestante, e gli insegnanti sono formati dallo Stato.

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@woodleywonderworks

La mossa appare discutibile sotto almeno tre punti di vista. Innanzitutto mi sembra esprimere una malcelata volontà di controllo e ghettizzazione piuttosto che di interazione: studia pure la tua religione ma fallo solo con i tuoi simili e con insegnanti formati da me.

In secondo luogo l’ora di Islam appare come una di quelle concessioni facilmente strumentalizzabili in caso di conflitti interculturali: “guarda come sono liberale che ti concedo di studiare la tua religione nelle mie scuole, ora vedi di rigare dritto e rispettare le nostre regole!”.

Infine introdurre un’ora di un’altra religione mi sembra francamente un passo indietro. Certo, se partiamo dal presupposto che le religioni cattolica e protestante vanno insegnate allora meglio dare una scelta in più. Anche se seguendo questo ragionamento dovremmo dare un’ora di insegnamento per qualsiasi religione rappresentata in una scuola.

Ma io parto del presupposto che nessuna religione dovrebbe essere insegnata a scuola. Non perché la religione non sia un argomento interessante. Anzi, è uno dei più significativi della storia umana, ma è anche uno dei più problematici e ideologizzati.

Certo, le cose possono cambiare. Se invece delle religioni (separatamente come in Germania o nella stessa ora come in Italia) venisse insegnata la religione come elemento importante delle società umane se ne potrebbe riparlare. Ma, temo, abbiamo bisogno di tempi lunghi per maturare un approccio “laico” alla religione.

Per ora, credo, quello che dobbiamo chiederci è: vogliamo gruppi di bambini che, suddivisi per appartenenza religiosa, studiano ognuno la propria religione?

O vogliamo gruppi misti che si confrontano su materie che possono interessare tutti, e in cui ciascuno può portare anche la propria appartenenza religiosa mettendola in relazione con quella degli altri?

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Sociologo, lavora come progettista e project manager per Sineglossa. Per Le Nius è responsabile editoriale, autore e formatore. Crede nell'amore e ha una vera passione per i treni. fabio@lenius.it
2 Commenti
  1. Piergiorgio Rossetto

    Argomento spinosissimo, Fabio. In Germania, vista l'alta presenza di islamici (quasi il 5% della popolazione) che fanno dell'Islam la seconda religione del Paese, un tentativo di istituzionalizzare il fenomeno era prevedibile, semmai invece di un approccio che si rivela latamente assimilazionista -ti do io le regole e gli insegnanti (e mi devi pure ringraziare) - sarebbe auspicabile uno più genuinamente interculturale -ti do una cornice generale, poi insegni tu come vuoi e ti relazioni con le altre religioni - ma è comunque un inizio. Per l'annosissima questione in Italia, distinguerei preliminarmente tra le diverse realtà (dalla più ampia alla più ridotta) di cultura religiosa/ fede/ religione/ confessione, e di riflesso fra insegnamento di: -cultura religiosa o sacro in generale (tra qui quella cristiana) -confessioni religiose (le tre abramitiche e le orientali) -cristianesimo in generale (cattolici, portestanti, ortodossi e minoranze varie) dopo di che, inizierei a discuterne. Coll'avvertenza che però se non conosco me stesso (=la mia cultura, in cui c'è anche l'aspetto religioso), difficilmente potrò conoscere bene gli altri (=le altre culture/religioni)

    • Fabio Colombo

      Grazie del contributo. tuttavia l'argomentazione sul conoscere la propria cultura mi sembra debole. ci sono talmente tanti aspetti culturali che se dovessimo insegnarli tutti a scuola diventeremmo folli. perché dare la priorità alla religione rispetto a, non so, la cucina? E poi: oggi ha senso di parlare di una mia cultura fatta anche da una religione? i bambini che nascono oggi a che cultura appartengono? la cultura è un processo non un dato quindi è difficile stabilire cosa appartenga alla mia cultura soprattutto oggi con la velocità dei cambiamenti sociali e il meticciato quotidiano. Ognuno deve conoscere e riconoscere continuamente la propria identità, individuale e di gruppo, ma è mettendosi in gioco nelle relazioni che lo fa, non certo (credo) imponendo un insegnamento scolastico.

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