Nichi Vendola: un giudizio politico4 min read

23 Ottobre 2015 Politica Politica interna -

Nichi Vendola: un giudizio politico4 min read

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Nichi Vendola biografia politica: ha fatto bene o male?
@Pagina Facebook Nichi Vendola

Nicola Vendola nasce a Bari il 26 agosto del 1958 ma viene ben presto soprannominato Nichi dai genitori comunisti ammiratori del presidente destalinizzatore dell’URSS, Nikita Krusciov. L’ideale di famiglia scandisce, come era ovvio in quegli anni, la vita del giovane Nicola, che nel 1972, a 14 anni, si iscrive nella sezione di Terlizzi (città della quale il padre Francesco è stato sindaco nei Settanta) della Federazione Italiana dei Giovani Comunisti.

Meno ortodossa la sua scelta, nel 1978, di fare coming out e di iniziare un percorso di doppia militanza. Vendola sarà infatti dirigente nazionale dei Giovani Comunisti e al contempo della neonata Arcigay. Al passaggio traumatico del congresso del 1990, quello che seguì la svolta occhettiana della Bolognina, Vendola arriva come delegato in quota Ingrao. Sconfitto aderirà alla nascente Rifondazione Comunista divenendone parlamentare nel 1992 (carica che ricoprirà fino al 2005).

Luci e ombre di Nichi Vendola politico

Il vero turning point arriva nel 2005. A sorpresa vince le primarie del centrosinistra per la candidatura a presidente della regione Puglia sconfiggendo il, francamente poco empatico, Francesco Boccia, candidato dell’allora ritenuto onnipotente Massimo D’Alema. Nell’aprile successivo batte anche l’enfant prodige del centrodestra nel meridione, Raffaele Fitto, presidente uscente, divenendo il primo omosessuale dichiarato ad aver mai amministrato una regione italiana.

Il giudizio sulla presidenza Vendola dovrebbe essere lasciato ai pugliesi, che però sembrano non avere dubbi in merito visto che lo riconfermano governatore nel 2010 con un margine maggiore delle elezioni precedenti. Rimangono alcune ombre sull’operato da governatore di Nichi, soprattutto per quanto riguarda la vicenda Ilva (l’unica pendenza giudiziaria a suo carico che non sia stata archiviata o dalla quale non sia stato assolto), in particolare riguardo all’intercettazione che vedeva il governatore pugliese ridere con il responsabile comunicazione dell’azienda tarantina di un povero giornalista locale la cui unica colpa era quella di aver domandato dei morti e dell’inquinamento causati dalla fabbrica.

La polemica dell’ultima ora è quella sui vitalizi concessi all’ex governatore, con tanto di inseguimenti in stile “Iene” e titoli ironici sui giornali governativi e delle destre. Per quanto poco politically correct in tempi di lotta alla “ka$ta” è però parere di chi scrive che quando in mezzo a questa Italia ingovernabile e mal governata si riesce a trovare un governante/amministratore decente questi dovrebbe essere premiato con un minimo di quattro/cinque vitalizi e pranzo, cena e colazione garantita vita natural durante nei migliori ristoranti stellati.

A chi lo contesta per vitalizi e baby pensioni Vendola ha risposto:

Non ho rubato. Ho lasciato Puglia con i conti in ordine, unica Regione non coinvolta in Rimborsopoli, questo bisogna chiedere a pubblico amministratore.

Ma più che le vicende giudiziarie o nella polemica anticasta è nella politica che bisogna ricercare il tallone d’Achille del comunista pugliese e, più in generale della parte politica da lui rappresentata, sempre in bilico fra la tentazione governista e l’ostinazione minoritaria. Vendola fu tra quelli che votarono, contro la decisione del proprio partito, a favore della manovra Dini, nel 1995 e contro Prodi pochi anni dopo. Il suo incontro con la sinistra democratica di Mussi e con i fuoriusciti dell’operazione PD gli costò la leadership di rifondazione garantendogli però il ritorno in parlamento, dopo la traversata nel deserto dei primi anni Duemila, grazie all’alleanza con Bersani.

Oggi, il presidente di Sel dichiara che il nemico è il renzismo (che gli ha già mangiato parte della rappresentanza parlamentare a cominciare dall’ex capogruppo Migliore) ma si dichiara pronto ad allearsi localmente col partitone in base al programma. Le poche speranze di ricostruzione di una realtà forte a sinistra del PD seguono le alterne infatuazioni per i fenomeni passeggeri dell’altermondismo europeo. All’area vendoliana è sempre mancata però sia la forza aggregatrice di Syriza sia, per converso, la pazienza che è servita a Corbyn per ingoiare il rospo blairiano e aspettare il momento giusto per riportare a sinistra la barra del Labour inglese.

Per non parlare dello spazio politico occupato da Podemos in Spagna e qui ormai saldamente nelle mani del Movimento grillino. E così alla sinistra “a sinistra” del Pds-Ds-Pd non è rimasto, nel tempo, che garantire riparo ai (sempre meno) elettori non disposti a tollerare il progressivo spostamento al centro e poi verso lidi liberisti del partito erede del PCI storico. Quale futuro si prospetti oggi per questa area politica e per lo stesso Vendola non è chiaro, e segnali come quello dato dall’erede designato Fratoianni a Roma, pronto a pugnalare Marino alle spalle una volta esploso il bubbone Roma certo non fanno ben sperare.

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Quest'anno ho fatto il blogger, il copywriter, il cameriere, l'indoratore, il web designer, il dottorando in storia, il carpentiere, il bibliotecario. L'anno prossimo vorrei fare l'astronauta, il rapinatore, il cardiochirurgo, l'apicoltore, il ballerino e il giocatore di poker prof.
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