Nba Power Ranking 2014 (parte I)5 min read

2 Ottobre 2014 Uncategorized -

Nba Power Ranking 2014 (parte I)5 min read

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nba power ranking 2014

Sabato 4 ottobre, ore 7.30 PM Eastern Time, 1.30 di domenica in Italia.
Louisville ospita i Miami Heat e i New Orleans Pelicans. Prima partita di preseason.

Martedì 28 ottobre, ore 8.00 PM Eastern Time, 1.00 di mercoledì in Italia (l’ora solare scatterà una settimana prima rispetto agli USA, quindi avremo qualche giorno di fuso favorevole).
New Orleans Pelicans–Orlando Magic e San Antonio Spurs–Dallas Mavericks.
Prime partite di regular season.

Si parte.

Fine introduzione, che tanto non interessa a nessuno, per la struttura di un pezzo che ospita un power ranking valgono le leggi di Frankie Hi-nrg MC: mo’ mettiti a sedere ed impara il ritornello, che tanto – in fondo in fondo – ascolti solamente quello…

Nba Power Ranking 2014

Dal basso all’alto, in tre puntate, la situazione ai blocchi di partenza.
Ovviamente da un personalissimo punto di vista.

FASCIA 10: PHILADELPHIA 76ERS

Tranquilli, smetto subito di essere Capitan Ovvio.

PHILADELPHIA 76ERS

Su, dai. E non sto giudicando, anzi, il GM Sam Hinkie sta facendo al meglio quel per cui è pagato: costruire una squadra competitiva nel lasso di tempo a propria disposizione. Tra un paio d’anni saranno tutt’altra cosa. Oggi… ehm… Nerlens Noel in campo, Joel Embiid su Twitter, un altro paio di giocatori di rango NBA in tutto il roster. Dovrebbe bastare per sopravvivere ad una stagione da 15 vittorie (se va bene).

FASCIA 9: I CLŒB PIU’ TITOLATI AL MONDO

E ringrazio Silvio, Adriano e soprattutto Dan per la citazione. Non necessariamente saranno penultima e terzultima squadra della Lega, ma… dove sta il senso?

nba power ranking 2014

LOS ANGELES LAKERS

Non inizio neanche, non voglio rigirare il coltello nella piaga. Semplicemente, appunto, nulla ha alcun senso. Alcune mosse (Jeremy Lin, Ed Davis) sono anche più che positive per rapporto qualità prezzo, ma… perché? Obiettivo stagionale: non fare la felicità dei Phoenix Suns che possiedono la prima scelta (protetta top 5) dei gialloviola, il che lascia solo due opzioni: fare schifo che più schifo non si può ed arrivare appunto tra le ultime 5 (sperando che le palline della Lottery poi non facciano scherzi) oppure essere quantomeno decenti. E poi 107.9, il rating difensivo 2013/14, penultimo NBA (Bucks). Si può far peggio ed è probabile che accada. Per fortuna c’è Daddy Swag.

BOSTON CELTICS

Rajon Rondo nel giro di tre giorni: “tremendamente testardo e difficile da allenare” (parole del proprietario Wyc Grousbeck), mano sinistra rotta in una delle cinque docce giornaliere (qui i dettagli della follia). Dato che l’idea sarebbe abbracciare il tanking e dare spazio a Marcus Smart non è neanche una pessima notizia… poi però? A partire dalla situazione contrattuale dello stesso Rondo. Luce in fondo al tunnel, che manca agli acerrimi nemici Losangelini: una marea di scelte in arrivo, gentile omaggio dei Brooklyn Nets.

FASCIA 8: BEATA GIOVENTù

Obiettivo comune: dar spazio ai giovani, a prescindere da quali siano i risultati sul campo.

MINNESOTA TIMBERWOLVES

Bisogna separare i due aspetti, tecnico e manageriale. Hanno clamorosamente trionfato in una situazione complicatissima, portandosi a casa un potenziale All-Star (se non di più) in cambio di una stella scontenta in scadenza di contratto? Assolutamente sì. Senza la suddetta stella sono stati una squadra scarsa, senza un senso tattico e che non può certo essere tenuta in piedi da Thaddeus Young e tre giovanotti? Assolutamente sì. E auguri con Rubio, perché capire quanto valga davvero e quanto quindi investire su di lui non è affatto semplice.

UTAH JAZZ

Due comandamenti: fare di Dante Exum una Superstar nel giro di 4-5 anni e capire se tra Favors, Kanter e Gobert c’è un lungo di un certo livello. Il cambio più importante c’è stato sulla panchina; dall’oggettivamente pessimo Corbin a Quin Snyder, che è andato a scuola dai migliori (Coach K, Popovich, Messina) ed è un maestro proprio nello sviluppare i giovani.

ORLANDO MAGIC

Non so da che parte cominciare, parlarne in poche righe è per me impossibile. Ecco, i capelli di Elfrid Payton. Squadra costruita su difesa, atletismo e personalità, c’è da capire se ci sia abbastanza talento offensivo.

MILWAUKEE BUCKS

Antetokounmpo, Jabari Parker, Sanders, Henson. La frontline è roba da culto immediato, c’è potenziale in abbondanza. Non è detto però che Jason Kidd sia l’allenatore ideale per far crescere con pazienza un gruppo così inesperto. E non c’è veramente NIENT’ALTRO.

FASCIA 7: LA RICERCA DELLA DIGNITà

Cioè come lasciarsi alle spalle un passato recente che definire disfunzionale è poco.

DETROIT PISTONS

Stan Van Gundy. Non serve aggiungere altro. E Andre Drummond. Tutto ciò che accadrà a Detroit nelle prossime due stagioni sarà per lui. Ruoli e contratti di tutti gli altri sono assolutamente irrilevanti. E poi va beh, #FreeGigi. Nel frattempo non farebbe schifo neanche riassaggiare i Playoffs, se possibile.

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NEW YORK KNICKS

Phil Jackson. Serve aggiungere ancora meno. Anche se nel ruolo di Presidente è tutto da valutare. Carmelo Anthony resta un Fenomeno, che condiziona tremendamente, ma che se messo nelle condizioni ideali può fare la differenza come pochissimi altri giocatori. Il resto pure qui un work in progress, nell’attesa che scadano i contratti di Stoudemire, Bargnani (SIGH) e JR Smith.

SACRAMENTO KINGS

Vivek Ranadivé. Qui invece servirebbe aggiungere tantissimo, ma non è la sede adatta. Nel 2013/14 con Isaiah Thomas (che però ora è a Phoenix), Rudy Gay e DeMarcus Cousins in campo erano una squadra di livello più che discreto, vicina al 50% di vittorie nella clamorosamente competitiva Western Conference. Non sembrano necessariamente migliorati, i Playoffs restano un miraggio, ma per ora ci sia accontenta di continuare ad essere rispettabili. Se poi il caro DeMarcus riuscisse a far comunicare tra loro i neuroni (vedi finale dei Mondiali)…

continua…

Immagini| basketuniversofficial.altervista.org| amalamaglia.it| nbapassion.com

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Nella vita reale faccio cose e vedo gente, basta che ci sia lo sport di mezzo. In quella virtuale non dormo per star dietro al basket NBA. Ogni domenica sera mi chiudo in ripostiglio con cuffie e pc, lo chiamano podcasting, a me continua a sembrare un grave disturbo di personalità.
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