Muoversi in bicicletta: la pedalata che può salvare il mondo6 min read

10 Aprile 2014 Ambiente Società -

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Antropologa e insegnante

Muoversi in bicicletta: la pedalata che può salvare il mondo6 min read

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muoversi in bicicletta
@Seth Anderson

Muoversi in bicicletta: un’azione sostenibile e resistente

Avete mai provato ad attraversare la città di notte, in sella ad una bicicletta?
Se sì, forse avrete presente quella specie di brivido che fa sentire strani, persino un po’ fuori posto, mentre si percorrono le strade vuote, finalmente liberi dal costante pericolo di essere travolti (a Roma direbbero “arotati”, e secondo me rende perfettamente l’idea) e messi a terra da qualche automobilista che sbuca da una laterale o esce in retromarcia da un parcheggio; la percezione della bellezza insita in una pedalata ritmica, rotonda ed armonica; la sensazione di profonda libertà che dà il muoversi in bicicletta, che si avverte nell’avanzare leggeri, prendere le curve larghe, stare un po’ più in mezzo alla corsia senza sfasciare i copertoni nelle buche o sulle sporgenze dei tombini.

La possibilità di muoversi in bicicletta sempre così – senza pensieri, anche di giorno, per le vie cittadine – è il sogno di ogni ciclista urbano. E quindi sì, lo confesso: io sogno un mondo senza automobili.

Un contesto urbano organizzato in modo intelligente, infatti, non dovrebbe più averne bisogno. Ma affrancarsi dalla profonda dipendenza, dalla radicata abitudine che ne abbiamo implica pazienza, disciplina ed una visione a lungo termine: si potrebbe cominciare, suggerisco io, riscoprendo le grandi potenzialità del muoversi in bicicletta.

La bicicletta questa sconosciuta, verrebbe quasi da dire. Per molti, infatti, la bicicletta non è niente più che un vecchio relitto abbandonato lì in garage: quella del nonno, quella che “prima o poi la metto a posto e la rivendo”, che sta lì solo ad occupare spazio inutilmente. Oppure è un mezzo superaccessoriato da esibire la domenica a bordo strada: io ce l’ho col telaio in carbonio, io con la sella anatomica, la mia però è ammortizzata. O, ancora, è quello strano attrezzo per dimagrire che pianti in camera e ti fa fare i chilometri pur non spostandoti di un millimetro: una costosa ed ironica contraddizione in termini.

Senza voler criticare tutto questo, è opportuno però precisare che qui stiamo parlando del muoversi in bicicletta inteso non come sport o passatempo, ma come pratica abituale e sistematica, e dunque della bicicletta come vero e proprio mezzo di trasporto per spostarsi, andare al lavoro, portare a scuola i figli, raggiungere le proprie mete quotidiane (e, perché no? rilassarsi e gironzolare nel tempo libero).

Nel suo ormai celebre testo Elogio della bicicletta, del 1973, Ivan Illich insisteva su come non sia assolutamente dimostrato che un sistema di trasporto (e di vita) fondato sul mito della velocità sia da preferire ad altri sistemi. La velocità a cui Illich si riferisce è proprio quella dell’automobile e dell’intera visione del mondo che vi è connessa in termini di efficienza, produttività, crescita economica. Si tratta allora di capovolgere questa visione del mondo e di cominciare a farlo dalle gambe, prima che dal pensiero.

Muoversi in bicicletta: tra funzionalità e filosofia

È in questo senso che pedalare in sella ad una bicicletta può far sentire liberi, e non soltanto per modo di dire: si tratta infatti di un’azione che consente di riformulare radicalmente le nostre modalità di uso degli spazi, soprattutto urbani. Un uso abituale della bicicletta può rappresentare – e, di fatto, in alcuni contesti culturali già rappresenta – una possibilità di disintossicazione e disassuefazione dall’immaginario automobilistico e di re-immaginazione, reinvenzione pratica, fisica e dal basso del rapporto con i territori abitati.

La bicicletta è il mezzo di trasporto che, più di tutti gli altri, consente il massimo spostamento sulla base della forza impiegata: il raggiungimento del giusto punto di equilibrio tra potenziale di spinta delle gambe e peso da spostare rende l’uomo in sella ad una bici più efficiente “non solo di qualsiasi macchina, ma anche di tutti gli altri animali che si spostano sulla terra”, come sostiene Mirco Corato nel libro collettivo Pedalo dunque sono, di cui parliamo più avanti.

Questo punto di equilibrio viene raggiunto proprio grazie alla velocità che, della pedalata, è senz’altro un ingrediente necessario, data la scarsa superficie d’appoggio di una bici in corsa: la velocità in questione è però semplicemente quella “giusta”, quella che ti consente non tanto di arrivare primo ma di arrivare prima, di muoverti abbastanza rapidamente da essere in orario ma senza eccessiva fatica, senza sudore, senza sforzo inutile.

Vista in questa prospettiva slow, la corsa in bicicletta rappresenta senz’altro una modalità dolce del movimento, che pure non perde assolutamente nulla in termini di funzionalità: per tutti i percorsi urbani fino a sei chilometri di distanza la bicicletta risulta più veloce dell’automobile. Muoversi in bicicletta inoltre è possibile anche quando è buio, fa freddo o piove: basta essere attrezzati.

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@morallymarketed.com

Se proprio vogliamo una motivazione che esuli da quelle strettamente funzionali, beh, muoversi in bicicletta fa molto bene al fisico ed aiuta a mantenersi attivi (io credo che la mattina non riuscirei mai a svegliarmi davvero del tutto se andassi al lavoro in macchina), senza contare i benefici che l’aria fresca, il movimento e la luce possono portare all’umore. Si dirà: “ma nella mia città l’aria non è buona, è inquinata!” Appunto: e che cosa la inquina? Modificando la formula pubblicitaria per una nota marca di navigatori, un cartello diventato ormai virale in rete fa notare: “You are not stuck in traffic. You ARE traffic. Get a bike. Break free”.

Sono ormai sempre di più – anche questo va detto – i veri e propri “pensatori su due ruote”, persone cioè che hanno fatto del muoversi in bicicletta non solo un passatempo ma una disciplina rituale e quasi filosofica, un’arte di ricerca della buona andatura che è armonia tra difficoltà, fatica, spostamento, velocità: potete trovare alcune esperienze di questo tipo nel libro Pedalo dunque sono. Pensieri e filosofia su due ruote, edito da Ediciclo, che raccoglie interessanti riflessioni attorno al tema del pedalare come vera e propria visione del mondo.

Muoversi in bicicletta consente dunque di sintonizzarsi su una temporalità profonda che fa godere al meglio il percorso e l’ambiente che si attraversa. è una pratica altamente sostenibile, perché il mezzo stesso è a bassissimo impatto ambientale e la sua manutenzione ordinaria economicamente accessibile alla maggior parte delle persone. è un’esperienza sociale perché, a differenza dell’auto che isola e individualizza, pone a contatto diretto con le altre persone, fa condividere percorsi, lascia percepire gli elementi ambientali, porta ad attraversare i luoghi.

La bicicletta, in alcuni casi, stimola persino a meditare, lasciando che le gambe facciano il loro lavoro ed i pensieri vaghino liberi; un pensiero-immagine diverso compare ad ogni giro di pedali, suggerito ed accompagnato dalle forme del paesaggio: la salita è per il ragionamento ed il pensiero, la discesa per il brivido e l’emozione.

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Antropologa culturale, autrice e insegnante, si occupa di temi legati alla maternità, all'educazione e alla narrazione. Lettrice onnivora e compulsiva, scrive col contagocce perché non ama sprecare le parole. Adora le birre artigianali e, finora, le migliori idee le sono venute andando in bicicletta.
4 Commenti
  1. camilla

    Per favore spiegatelo pure alla città di Torino!! Una città che vive da sempre di macchine.

    • Valentina Simeoni

      Ciao Camilla, credo che l'idea di una nuova mobilità si possa "fare strada", ahimè, solo dal basso: se sempre più persone si muovessero in modo alternativo alle auto, l'amministrazione sarebbe costretta a prendere atto delle esigenze dei propri cittadini e stimolata a promuovere le condizioni per la loro soddisfazione. Per dirlo alla città, dunque, credo si debba dirlo prima di tutto ai cittadini. Intanto buona bici a te, se la usi :)

  2. Laura

    Sono una ciclista cinquantenne. Ogni giorno almeno 30 km. Il tempo si trova sempre, se una cosa piace. Strade asfaltate di campagna. Io,la bici e la natura. Arrivo a casa e non ho nemmeno fame. Mi sembra di aver volato. Mi sento libera. Vado anche in palestra per allenare la parte superiore del corpo. Una vera prigione! C' e' chi vuole le finestre aperte,chi chiuse, chi la musica alta , chi bassa. Arrivo a casa con una fame terribile. Il problema e' la convivenza con altri in ambiente chiuso. Meno male che poi mi rilasso in bicicletta!!! Ciao

    • Valentina Simeoni

      Salve Laura, è un piacere leggere il tuo entusiasmo. Anch'io mi sento molto bene - molto libera e molto padrona di me stessa - quando mi muovo in bici, mentre in una palestra non ho mai nemmeno messo piede ;) Buona bici anche a te! Ciao e grazie.

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