Movimento 5 Stelle: le espulsioni e il verdetto delle Europee2 min read

11 Marzo 2014 Politica Politica interna -

Movimento 5 Stelle: le espulsioni e il verdetto delle Europee2 min read

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movimento 5 stelle
@Claudio Manenti

A detta dei suoi sempre più numerosi detrattori l’analisi sarebbe molto semplice: espulsi per lesa maestà nei confronti di Grillo, leader assoluto di un movimento fascista, allergico al dissenso ed al dibattito, prossimo all’autodistruzione. Questo leggiamo, questo ci viene detto, questo ci basta credere.

Il Movimento 5 Stelle racconta un’altra versione: la critica espressa dai 4 espulsi nei confronti di Grillo per quella “consultazione” con Renzi, risoltasi in un monologo tutt’altro che costruttivo, non sarebbe il motivo cardine della loro espulsione, bensì la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, colmo da mesi a causa di un atteggiamento “dissidente” assunto da questi in varie occasioni.

Un elettore del PD potrebbe sostenere:

si espelle qualcuno da un partito solo perché la pensa diversamente dagli altri? E noi che abbiamo cinquemila correnti interne che dovremmo fare? Spararci?

Risponderebbe un sostenitore dei 5 stelle:

Magari. E comunque non siamo un partito

Lasciando da parte le solite discussioni concentriamoci su due elementi fondamentali che sfuggono alle contrastanti versioni appena esposte.

Il primo: piaccia o no, il Movimento non accetta di formare coalizioni. Non si tratta di una presa di posizione politica, bensì di un elemento ontologico, espressione della raison d’etre del Movimento stesso, che nasce e si pone come alternativa ai partiti tradizionali, accusati di aver portato il Paese al declino economico e morale, e non come possibile collaboratore di questi. Farsi eleggere con i 5 Stelle e chiedere al Movimento di entrare nella maggioranza sarebbe come farsi eleggere con Forza Italia e chiedere l’aumento delle tasse e il carcere per Silvio: una palese dimostrazione di incompatibilità con i più basilari principi del proprio gruppo.

Il secondo: non è un caso che tutto stia avvenendo al Senato. Se alla Camera la maggioranza di sostegno al Governo è assicurata, così non è al Senato, dove i seggi hanno un peso specifico molto più elevato. Ogni Senatore fa gola, e i 5 Stelle non fanno eccezione. Resistere alla tentazione di staccarsi da un’opposizione bastonata quotidianamente ed essere accolti a braccia aperte dal gruppo di governo, coccolati dai media ed osannati come statisti, deve essere molto difficile.

La tempistica è infelice: le elezioni europee si avvicinano e il Movimento ha prestato il fianco al solito massacro mediatico, mentre si vocifera di altri Senatori pronti ad incrementare i numeri della diaspora pentastellata. Grillo dice “meglio pochi ma buoni”: il rischio di essere smentito questa volta non viene dalla rete, ma dalle urne.

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