Il mondiale Moto Gp 2015 è finito, finalmente5 min read
Reading Time: 5 minutesLa gara di domenica scorsa a Valencia ha assegnato il titolo a Lorenzo, ed ha rappresentato, ovviamente, la chiusura del campionato mondiale Moto Gp 2015. La prima parola che mi viene in mente a riguardo è: finalmente. È triste doverlo dire, ma il clima pesante che si è respirato nelle ultime settimane tra polemiche, sospetti, veleni, populismo di bassa lega ed ipocrisia non dovrebbe avere nulla a che fare con le due ruote, ed ha tolto molto dell’entusiasmo che il seguito sano di questo sport aveva verso un mondiale che, per larga parte della stagione, è stato tra i più tirati, belli ed incerti degli ultimi anni.
Mondiale Moto Gp 2015: l’infinita sfida tra Lorenzo e Rossi
Il titolo è andato a Lorenzo, come detto in precedenza. Ed è un’affermazione meritata, perché lo spagnolo è stato globalmente il più veloce dell’intera griglia, vincendo quindi sotto questo aspetto il confronto diretto con Rossi: 7 vittorie a 4, 5 pole position a 1, 6 a 4 il conto dei giri veloci. In più, un ulteriore elemento su cui il maiorchino ha saputo farsi forza è stata sicuramente la solidità: sempre sicuro dei suoi mezzi, ha saputo rimanere lucido nei momenti che contavano, cosa che gli ha permesso di minimizzare gli errori (ad esclusione della caduta di Misano) nonostante abbia dovuto rincorrere praticamente per tutto il campionato. La condotta di Marquez nelle ultimissime gare, da molti additata come la chiave del suo successo, è paradossalmente dannosa anche per la sua immagine, perché fa passare quasi in secondo piano il campionato di altissimo livello che Lorenzo ha corso.
Se c’è un aspetto in cui lo spagnolo della Yamaha è stato inferiore a Rossi, questo è sicuramente rintracciabile nella minore costanza di rendimento che ha avuto. Per la verità, i meriti qui sono soprattutto da attribuire a Valentino, che sotto questo aspetto è stato micidiale, scendendo pochissime volte dal podio (in 3 occasioni) e riuscendo, al contempo, a coniugare a tutto ciò una velocità di alto livello, ovviamente sempre necessaria per poter ambire a vincere il titolo. Se di errori in pista non se ne vedono, quello più grande e a conti fatti decisivo è avvenuto fuori, con le discutibili dichiarazioni nella conferenza stampa pre-Sepang che hanno sortito l’effetto opposto a quello che il pesarese si augurava, incattivendo Marquez (ma ne abbiamo già parlato qui). Al di là del giudizio nel merito sulla veridicità dell’accusa lanciata, un’uscita di questo tipo è sintomatica di lucidità carente – complice un momento delicato della stagione – che è cosa inusuale per un pilota come Rossi che, storicamente, sotto questo aspetto è quasi sempre stato all’altezza della situazione.Honda e Ducati: mondiale in chiaroscuro
Dietro il duo della Yamaha c’è stato il vuoto nella lotta per il titolo, a causa di una Honda che ha iniziato il campionato ad handicap, tra problemi tecnici e motivazioni di carattere “umano”. Per Marquez questa è stata una stagione tanto difficile quanto intensa: ha confermato di essere probabilmente il pilota più veloce sul giro secco dell’intero schieramento, ma ha anche sbagliato molto, troppo, a causa della sua incapacità di accontentarsi quando non era all’altezza di lottare per vincere. Come se non bastassero le difficoltà tecniche affrontate, lo spagnolo è stato travolto dalle attenzioni per quello che è stato il suo comportamento nell’ultima parte di stagione, indubbiamente antisportivo e non da persona matura, per quanto Marc non sia il solo colpevole in questa situazione.
Le note liete in casa Honda sono arrivate da Pedrosa, il quale è passato da un possibile ritiro a causa del persistere dei problemi al braccio ad inizio campionato, ad un finale di stagione in cui è cresciuto progressivamente, fino a tornare alla vittoria e, più in generale, ad occupare le posizioni che competono ad un pilota del suo talento.
Ducati ha fatto molto parlare di se, tornando tra i protagonisti del campionato. Se si guarda ai risultati ottenuti, decontestualizzandoli, la stagione è sicuramente positiva: è mancata la vittoria ma sono arrivati 9 podi complessivi, di cui 8 con i piloti ufficiali ed uno con il satellite Petrucci. Tuttavia, facendo riferimento all”andamento della competitività della casa italiana, resta un po’ di amaro in bocca: l’inizio di 2015 era stato molto promettente, ma dopo un primo terzo di campionato positivo, Ducati ha visto allargarsi il gap da Yamaha ed Honda, a causa probabilmente di una strada intrapresa in sede di sviluppo non propriamente corretta, unito ai miglioramenti che hanno dimostrato le due case giapponesi.
Nonostante ciò, si può comunque ricavare del positivo dalle stagioni disputate da Iannone e Petrucci: il primo si è dimostrato veloce ma soprattutto sorprendentemente costante, riuscendo nella seconda parte di campionato a tenersi dietro Dovizioso con regolarità. Il pilota del team Pramac ha invece sfruttato al meglio la prima vera occasione su di un mezzo dignitoso in Motogp, riuscendo a togliersi la soddisfazione del primo podio nella categoria in condizioni di bagnato, terreno su cui il ternano ha sempre dimostrato di sapere il fatto suo. Dovizioso, dopo una prima parte di campionato ottima, è andato in forte calo, ed è sembrato anche perdere di motivazione man mano che le difficoltà nel condurre la Gp15 si facevano sempre più elevate: nonostante i podi conquistati, il forlivese è una delle maggiori delusioni di questo 2015.
Il mondiale Moto Gp 2015 degli altri
Tra gli altri, meritano una menzione particolare per aver ben figurato Bradley Smith, miglior pilota satellite nella classifica generale nonché unico, insieme a Rossi, ad aver concluso tutte le 18 gare previste in stagione all’interno
della zona punti; la Suzuki, tornata a tempo pieno nel campionato dopo 3 stagioni di assenza, che pur non riuscendo mai a competere in gara per le prime posizioni, ha saputo progredire passo dopo passo nel corso della stagione, ponendosi all’altezza dei team satellite di Honda e Yamaha ed in qualche caso anche degli ufficiali Ducati, riuscendo nel contempo ad essere sempre insidiosa sul giro secco, con la doppietta in qualifica ottenuta a Barcellona che è li a dimostrarlo.
Tra le delusioni, oltre al già citato Dovizioso vanno menzionati sicuramente Redding e Pol Espargaro: l’inglese non è mai stato in grado di fare un salto di qualità pur disponendo di una Honda factory, attestandosi su posizioni decisamente mediocri. Il 3° posto di Misano, suo primo podio in Motogp, resta un episodio isolato, che lascia quindi il tempo che trova. Lo spagnolo della Yamaha, arrivato in Motogp con grandi aspettative e con la nomea di uomo del futuro per la casa di Iwata, non è riuscito a migliorare il suo livello dopo una prima stagione tutto sommato positiva, sbagliando molto e pagando dazio nettamente nel confronto diretto con Smith.