Mommy di Xavier Dolan: lacerante storia d’amore e rabbia3 min read

15 Gennaio 2015 Cultura -

Mommy di Xavier Dolan: lacerante storia d’amore e rabbia3 min read

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Mommy di Xavier Dolan
@Mommy di Xavier Dolan

Madre single, seducente e aggressiva, Diane non controlla la propria vita, che le sfugge continuamente di mano. Suo figlio, compromesso da una grave patologia mentale, è iperattivo, ingestibile, bipolare, sempre in fuga dagli istituti. A completare un singolare ménage à trois in Mommy di Xavier Dolan appare Kyle, la nuova vicina di casa.

Ancora una volta il giovanissimo Dolan mette in scena il dramma di una madre e di un figlio nell’intento non di creare figure paradigmatiche in cui identificarsi, ma di rappresentare individui votati e destinati ad una lacerante infelicità, pur nel tentativo di una fuga.

Per Mommy Xavier Dolan sceglie il formato 4:3, che lascia spazio a un unico e ingombrante fotogramma. Una sola persona in ogni inquadratura o due ma viste con claustrofobico obiettivo.

Se nelle prime scene il ritmo frenetico ed eccessivo strappa divertimento e sorrisi, lo stesso suscita compassione quando l’obiettivo dal livello superficiale muove fin dentro le trame più intime di questo straziato tessuto familiare.

Raffinatissimo regista, nonostante la giovanissima età, Dolan è capace di articolare segmenti narrativi che coinvolgono lo spettatore senza mai ammiccare o ricercare un plauso facile. Le scelte registiche; le inquadrature perfette; la storia del rapporto madre-figlio declinata in modo assolutamente non banale.

Lo spazio già ristretto delle scene si riempie di suoni stridenti e fastidiosi, come una radio dalle frequenze mal sintonizzate. La musica colma uno spazio angusto e angosciante, stordisce, quasi irrita con i brani pop più in voga nelle classifiche (Armstrong, Dido, Counting Crows, Lana Del Rey, Oasis).

La scena (non a caso scelta per la locandina del film, perché certamente più rappresentativa) in cui Steve impone alla madre il silenzio con la propria mano sulla bocca di lei e poi bacia il dorso della stessa mano, che infrange il contatto tra le loro labbra, è potente e icastica, dalla forza prorompente, e chiarisce in un momento il complesso gioco delle parti, che si innesca nella vita di madre e figlio.

Il quinto film di Dolan, presentato in concorso alla 67ª edizione del Festival di Cannes, vince il Premio della giuria ex-æquo con Adieu au langage di Jean-Luc Godard. Dopo tre film in cui il rapporto madre-figlio è visto dalla prospettiva materna, in Mommy il punto di vista è quello filiale.

Steve è certamente un figlio difficile da gestire, malato e bisognoso d’affetto continuo, distrugge il mondo intorno a sé. Diane è probabilmente la persona meno indicata per prendersene cura, perché incapace di gestire anche se stessa.

La rabbia e la violenza, che connotano questo singolare rapporto familiare, fanno emergere per contrasto la forma più genuina, sincera e onesta di amore che si possa immaginare, trasmessa allo spettatore con soffio leggero e delicato.

Kyle, terzo vertice di questo triangolo familiare, è un personaggio assolutamente ben studiato e riuscito: è la vicina di casa con problemi di balbuzie e una vita priva di soddisfazioni. Remissiva e pacata al confronto di madre e figlio, è l’occhio che consente allo spettatore di spiare la vita della famiglia Deprés e diviene, poi, parte integrante del ménage à trois: la dolcezza e la delicatezza che bilanciano, forse, la violenza e l’eccesso di madre e figlio.

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Brigida Ranieri nasce il 21 luglio 1983. Dottore di ricerca in Filologia Classica e redattrice presso il Thesaurus Latinae Linguae a Monaco di Baviera, ora è ricercatrice all'Università degli Studi di Perugia. Ama leggere e viaggiare e vive la vita come in un romanzo russo o in un film in bianco e nero di Godard in compagnia di Jean Paul Belmondo.
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