Mologa, l’Atlantide russa: una città sacrificata al progresso4 min read

21 Settembre 2016 Viaggi -

Mologa, l’Atlantide russa: una città sacrificata al progresso4 min read

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@dronestagr.am
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14 aprile, il giorno di Mologa. Se, in un 14 aprile del futuro, dovesse capitarvi di trovarvi nella Oblast’ di Jaroslavl’ in Russia, vi accadrà sicuramente di vedere un certo numero di imbarcazioni, gremite di monaci e sacerdoti, scivolare sulle acque di un bacino artificiale e fermarsi davanti ad alcune croci che emergono dal lago per celebrare, davanti a esse, dei riti sacri. Quelle croci rappresentano tutto ciò che oggigiorno emerge della città di Mologa: le punte dei suoi splendidi campanili. Il 14 aprile è, infatti, il giorno dedicato al ricordo di questa città, sacrificata al progresso dal regime stalinista in una lenta agonia durata ben dodici anni, dal 1935 al 1947.

Mologa, l’Atlantide russa

“L’Atlantide russa”: ecco come, oggi, viene definita questa città sommersa. La sua storia è per molti versi simili a quella della nostra Fabbriche di Careggine, della quale abbiamo già parlato in un precedente articolo: entrambe sono state sacrificate per permettere la costruzione di un bacino artificiale atto a fornire energia elettrica al paese. Il caso di Mologa è, però, molto più tragico rispetto a quello del paesino toscano.

I cittadini di Mologa, fedeli fino all’ultimo. Nel 1935 fu individuata la città di Rybinsk come sede ideale per la costruzione di una grande centrale idroelettrica e, conseguentemente, fu deciso l’allagamento della città di Mologa. Mentre, però, gli abitanti di Fabbriche di Careggine si risolsero, seppure all’ultimo momento, a lasciare le loro case che furono così sommerse dall’acqua non essendoci tempo di abbatterle, i cittadini di Mologa osarono addirittura sfidare il potere di Stalin. Su di una popolazione di circa 130.000 abitanti furono 295 quelli che resistettero fino all’ultimo all’ordinanza, rifiutandosi di lasciare le loro case ed esercitando, di fatto, una resistenza passiva al governo di Mosca.
La loro ostinazione, purtroppo, non servì a cambiare i piani di Stalin, che non ebbe pietà per i ribelli. Impassibile, il governo andò avanti per la propria strada: Mologa fu allagata esattamente come previsto e gli eroici cittadini che rimasero barricati nelle loro case andarono incontro a una lenta e terribile morte per annegamento.
Insieme a quelle 295 vite scomparve per sempre anche una città che, nel passato, aveva conosciuto ricchezza e splendore, essendo stata alla fine del quindicesimo secolo uno dei più importanti centri per il commercio con i Paesi asiatici e, in seguito, una sloboda, un insediamento libero, sede di importanti magazzini e depositi di merci. L’acqua sommerse palazzi, chiese, conventi di rara bellezza, oltre a centinaia di abitazioni.

Mologa: era necessario? Ancora oggi il dibattito sulla reale utilità del bacino di Rybinsk e sull’opportunità di sacrificare la città di Mologa rimane aperto. Due anni fa, quando a causa di un periodo di siccità è stato possibile passeggiare nuovamente a piedi per la città, uno dei superstiti, Nikolai Novotelnov, diciassettenne all’epoca della deportazione, ha potuto rivedere i posti dove ha trascorso la sua infanzia. Un altro elemento che distingue Mologa da Fabbriche di Careggine è, infatti, la particolarità che il bacino di Rybinsk non viene periodicamente svuotato per la pulizia come quello di Vagli, ma vede il livello delle sue acque abbassarsi e alzarsi in modo naturale, come quelle di un torrente, secondo le condizioni metereologiche.

Mologa e il suo ricordo. Il viaggiatore che si trovi a passare, oggigiorno, accanto al bacino, potrà sicuramente vedere l’altissima torre campanaria del Monastero di San Nicola emergere dalle acque. Se il periodo gli sarà favorevole, riuscirà anche a scorgere le cupole della splendida Cattedrale dell’Epifania, ormai quasi ridotte a scheletri, in un’immagine spettrale, bella come un ricamo e inquietante come una ragnatela. E forse, chissà, chiudendo gli occhi e restando in silenzio potrà ancora sentire le voci, colme di dolore e dignità, di quei 295 cittadini che non vollero abbandonare la loro città natale.

Nelle pagine successive alcune immagini di quello che resta della città di Mologa a testimonianza del suo antico splendore.

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Fiorentina per nascita, pratese per residenza, cittadina del mondo per vocazione. Ama viaggiare, studiare le lingue, scrivere racconti, cantare, ballare, la musica, il teatro, i musei, l’arte. Scrive per ogaeitaly.net e recensisce libri per sololibri.net. Il suo peggior difetto è essere curiosa della vita. O è un pregio?
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