Quanti migranti sono arrivati nel 2019?68 min read

13 Gennaio 2020 Dati migrazioni -

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Sociologo

Quanti migranti sono arrivati nel 2019?68 min read

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migranti 2019
Melilla, confine Spagna-Marocco | fronterasur

Il 2019 è stato un anno controverso per quanto riguarda i flussi migratori nel Mediterraneo. In Italia sono arrivate via mare poco più di diecimila persone, un numero estremamente basso rispetto agli anni precedenti.

A cosa dobbiamo questa drastica riduzione? Sostanzialmente all’aver bloccato le persone migranti in Libia, cosa di cui un giorno dovremo rispondere davanti al tribunale della storia: le persone in Libia, o tentando di scappare dalla Libia, muoiono, vengono torturate, stuprate, abusate.

Diversa la situazione europea più ampia. Nel 2019 abbiamo assistito ad una significativa ripresa degli arrivi di migranti in Grecia, con l’accordo siglato nel 2016 con la Turchia che mostra segni di cedimento. Seppur ridotto rispetto al 2018, continua anche un certo flusso di persone in entrata in Spagna.

In sostanza l’Europa ha rafforzato una linea molto semplice, e molto cruda: chiudere fuori i migranti dai propri confini, in Turchia, in Libia, in Marocco, Tunisia, Niger, Sudan.

Al proprio interno continua a litigare, anche se qualche barlume di linea comune si è intravista a fine 2019. Vediamo ora i numeri delle persone migranti arrivate via Mediterraneo in Italia e in Europa, e le principali novità politiche del 2019, che riassumiamo in questa versione finale del post.

Qui i numeri del 2020

Migranti 2019: i numeri in Italia

migranti nel 2019

Secondo i dati Unhcr, tra il 1 gennaio e il 31 dicembre 2019 sono sbarcate in Italia 11.471 persone. Nel 2018 arrivarono 23.371 migranti, addirittura 119.247 persone nel 2017. Un calo del 51% rispetto al 2018 e del 90% rispetto al 2017.

Tra i paesi di provenienza del 2019 sono arrivate soprattutto persone da Tunisia (2,6 mila persone, 23% del totale) seguite da Pakistan (1,2 mila persone, 10%), Costa d’Avorio, Algeria e Iraq.

Rispetto al 2018 tutte le nazionalità sono in calo, compresa la Tunisia stessa che ha dimezzato i propri flussi di persone in arrivo. Il calo più drastico è quello degli eritrei: ne arrivarono 3,3 mila nel 2018, sono 236 nel 2019.

Quanto al genere e all’età delle persone sbarcate, il 72% delle persone arrivate sulle coste italiane negli ultimi 12 mesi è di sesso maschile, le donne sono il 10%, i minori il 18% – in buona parte minori non accompagnati. Queste percentuali sono sostanzialmente invariate nel corso del tempo.

Migranti 2019: i numeri in Europa

Se consideriamo gli arrivi su tutte le coste europee, tra il 1 gennaio e il 31 dicembre 2019 sono arrivati via mare in Europa circa 123 mila migranti (nel 2018 furono circa 141 mila).

migranti in europa nel 2019

La Grecia torna ad essere l’approdo più significativo, con 74.482 arrivi nel 2019, di cui 59 mila via mare e 15 mila via terra attraverso il delta del fiume Evros tra Turchia e Grecia. È un dato superiore del 32% rispetto al 2018, quando arrivarono 50 mila persone.

Dall’accordo con la Turchia del 2016 l’afflusso in Grecia si era stabilizzato intorno ai due-tremila arrivi al mese, ma l’estate 2019 ha fatto segnare una netta ripresa dei flussi, che sono continuati anche durante l’inverno.

In Grecia sono arrivati soprattutto afghani (il 39% degli arrivi) e siriani (28%). Curioso l’arrivo di quasi quattromila persone dalla Repubblica Democratica del Congo, che si sono spostate dal cuore dell’Africa in Turchia per poi entrare in Grecia.

In Spagna sono arrivate 32.513 persone nel 2019, la metà rispetto alle 65 mila del 2018. Si tratta di persone che entrano in Spagna in gran parte via mare ma in parte anche via terra nelle enclave di Ceuta e Melilla confinanti con il Marocco. In Spagna arrivano persone provenienti dal Maghreb (soprattutto Marocco, il 28% degli arrivi, e Algeria) e dell’Africa subsahariana (Guinea, Mali, Costa d’Avorio, Senegal).

Vanno poi considerati anche i 3,3 mila arrivi registrati a Malta e i gli 1,7 mila registrati a Cipro.

Migranti 2019: strategie politiche

La principale linea comune europea è stata nel 2019 quella di intensificare l’azione di controllo dei confini esterni, per lasciare fuori dall’Europa il maggior numero di migranti possibile.

Vediamo le principali situazioni e scelte politiche adottate nel 2019 dall’Italia e dall’Unione Europea.

Lo smantellamento dell’accoglienza in Italia

Il decreto Sicurezza e immigrazione, o decreto Salvini, è diventato legge a dicembre 2018, e ha iniziato a dispiegare i suoi effetti nel 2019.

Il decreto ha abolito l’istituto della protezione umanitaria, la forma di protezione più utilizzata per i richiedenti asilo che fanno domanda in Italia, che si aggiungeva alle due forme condivise a livello internazionale (lo status di rifugiato e la protezione sussidiaria – qui abbiamo spiegato le differenze).

La conseguenza più immediata è stata l’aumento degli immigrati irregolari presenti sul territorio italiano, a causa del netto incremento della percentuale di diniegati, di coloro cioè che ricevono risposta negativa alla domanda di asilo e che prima ricevevano – non tutti certo, il 25% circa – la protezione umanitaria.

Secondo un rapporto di ActionAid e Openpolis, sarebbero 80 mila le persone rese irregolari dal decreto Salvini, per un numero totale di irregolari che potrebbe raggiungere le 680 mila unità a fine 2019 e le 750 mila a fine 2020.

Il decreto Salvini ha inoltre modificato radicalmente l’impostazione del sistema di accoglienza dei migranti in Italia, come abbiamo spiegato ampiamente qui.

Le conseguenze, che abbiamo approfondito in questo articolo pubblicato a un anno dal decreto, sono nefaste: molte persone vengono escluse dal sistema di accoglienza e messe in strada, e a chi rimane nel sistema vengono garantiti sempre meno servizi e di sempre minore qualità. Molte operatrici e operatori impiegati nei progetti di accoglienza perdono il lavoro.

La criminalizzazione del soccorso in mare

La firma dell’accordo tra Italia e Libia di metà 2017 promosso dall’ex ministro Minniti ha segnato anche l’avvio dello scientifico smantellamento del sistema di soccorso civile in mare portato poi a compimento dal suo successore Salvini.

L’accordo aveva di fatto legittimato l’operato molto aggressivo della Guardia costiera libica (e annesse milizie poco controllabili) cosa che, ben più del tanto discusso Codice di Comportamento delle Ong voluto da Minniti, aveva messo a rischio l’incolumità degli equipaggi delle navi di soccorso, convincendo molte Ong a ritirarsi dal campo del Mediterraneo centrale.

Alcune di esse poi sono state costrette a terra da ingiunzioni legali risoltesi sempre con un nulla di fatto. Il risultato è che a inizio 2019 erano pochissime le navi in attività, e quelle che hanno poi ripreso a navigare nel Mediterraneo centrale sono state sottoposte a ogni sorta di ostacolo.

Il 2019 è stato infatti un anno di navi cariche di persone migranti bloccate in mezzo al mare per il divieto di approdo ai porti italiani. La storia dei porti chiusi (che poi chiusi non sono mai stati) era cominciata da giugno 2018, da quando cioè Salvini era diventato ministro dell’interno, e ha raggiunto il suo apice mediatico a giugno 2019 con il braccio di ferro con la nave Sea Watch.

Il 12 giugno l’imbarcazione ha tratto in salvo 53 persone al largo delle coste libiche, di cui 13 sono state sbarcate nei giorni successivi per motivi di salute. Non avendo ricevuto l’autorizzazione a recarsi in Italia, ha trascorso 14 giorni a danzare attorno alle acque territoriali italiane.

Dopo 14 giorni la capitana della nave, Carola Rackete, ha deciso di forzare il divieto di accesso alle acque territoriali, è entrata e ha fatto rotta verso Lampedusa, dove è attraccata, senza autorizzazione, il 29 giugno, portando definitivamente in salvo i 40 migranti che erano rimasti a bordo.

Carola Rackete è stata arrestata, arresto che però non è stato convalidato dal gip di Agrigento che ha riconosciuto il rispetto del diritto internazionale e delle leggi italiane, come ben spiegato qui.

A seguito di questa vicenda, il governo gialloverde ha prodotto un secondo decreto sicurezza, noto come Decreto sicurezza bis, che abbiamo presentato qui. Si tratta in sostanza di un decreto costruito ad hoc per contrastare l’azione delle navi umanitarie nel Mediterraneo.

Il decreto stabilisce che il Ministro dell’Interno può, “per motivi di ordine e sicurezza pubblica”, limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale, e prevede sanzioni molto pesanti per le navi che violano tale divieto.

Tutto questo nonostante il 2019 sia l’anno in cui si è finalmente acclarato ciò che da tempo già si sapeva: non esiste alcuna correlazione tra presenza di navi di Ong in mare e partenze di migranti dalla Libia.

Le morti in mare

Le persone muoiono in mare da sempre, tanto che negli ultimi cinque anni, dal 2014 al 2019 sono 15 mila le persone morte nel Mediterraneo. 15 mila. Una vera e propria ecatombe, che pure considera solo le morti di cui siamo a conoscenza.

Il 25 luglio 2019 si verifica il più grave naufragio dell’anno, con 150 persone che perdono la vita a causa del rovesciamento di due imbarcazioni da poco partite dalla Libia.

Se si guarda ai numeri assoluti, il 2019 ha visto un calo nel numero di morti in mare, ma solo perché sono state in calo le partenze. In termini relativi, l’attraversamento del Mediterraneo è sempre più pericoloso: nel periodo giugno 2018-giugno 2019, in cui sono gradualmente entrate in vigore le politiche di deterrenza di Salvini, ha perso la vita in mare il 6% delle persone partite dalla Libia, contro il 2% dei periodi precedenti.

Gli accordicchi in Europa

Grande novità di settembre 2019 è stata l’accelerazione imposta al processo che dovrebbe portare ad un accordo per la redistribuzione dei migranti in arrivo sulle coste di Italia e Malta in altri paesi europei.

L’accordo è stato raggiunto a Malta il 23 settembre (qui un nostro approfondimento), ma il processo si è poi arenato. Durante il Consiglio dell’Unione Europea dell’8 ottobre l’accordo è stato sostanzialmente sospeso. Solo Portogallo, Irlanda e Lussemburgo si sono detti disponibili a firmare l’accordo oltre a Francia e Germania, e altri paesi hanno sollevato perplessità, sono perciò necessarie ulteriori discussioni per allargare la platea dei firmatari.

L’accordo era nato soprattutto per evitare situazioni imbarazzanti e irrispettose della dignità umana come quelle a cui erano costretti i migranti salvati dalle navi umanitarie, che prima di poter attraccare in un porto sicuro dovevano stare giorni se non settimane in mare aperto.

Anche se non assistiamo più ai proclami sui porti chiusi di Salvini, rimane aperta la questione su come gestire a livello europeo l’accoglienza dei migranti che attraversano il Mediterraneo.

A novembre la Germania ha ribadito, anche se in via solo ufficiosa, la volontà di arrivare a un superamento del Regolamento di Dublino, resta da vedere quanto questa linea sarà condivisa a livello europeo (cos’è il regolamento di Dublino e come si può superare? Ne abbiamo scritto qui).

Il lato oscuro degli accordi con Libia e Turchia

A inizio ottobre 2019 un’inchiesta di Nello Scavo per Avvenire ufficializza ciò che in realtà sapevamo già, fornendo però prove schiaccianti e imbarazzanti: nel 2017 l’Italia ha trattato direttamente con i trafficanti di esseri umani per siglare l’accordo che avrebbe notevolmente ridotto le partenze di migranti dalla Libia.

Peraltro non con trafficanti qualunque, ma con quello che si ritiene essere il più importante di tutti, conosciuto con il nome di Bija. Diverse inchieste giornalistiche, ma anche documenti delle Nazioni Unite, lo accusano di essere a capo del sistema che gestisce il traffico di esseri umani in Libia, ma anche protagonista di azioni di guerra, tortura e violenza. Insomma, un vero e proprio criminale di alto profilo, quello con cui ha trattato l’Italia all’epoca di Minniti.

Ora quegli accordi sono in via di redifinizione. Il ministro dell’interno Lamorgese ha proposto alla Libia alcune modifiche, che riguardano: la graduale chiusura dei centri di detenzione dei migranti, trasformandoli in centri gestiti dall’Unhcr; il potenziamento dei corridoi umanitari; il supporto alla Libia nel controllo delle frontiere terrestri meridionali; l’attivazione di un piano di supporto umanitario alle municipalità libiche.

Vedremo nei primi mesi del 2020 se tali modifiche verranno effettivamente introdotte e quale sarà la loro effettiva portata. Intanto però trapelano notizie non molto confortanti sulla capacità di rendere effettivi gli accordi sottoscritti: a novembre il Guardian ha pubblicato un report interno dell’Unione Europea, in cui l’Unione Europea ammette di non riuscire a monitorare la cosiddetta guardia costiera libica con cui ha stretto accordi, e che la Libia rimane un paese in cui avvengono estese violazioni dei diritti umani.

Lo stesso documento conferma che “le condizioni dei migranti in Libia sono notevolmente peggiorate di recente per i problemi di sicurezza legati al conflitto in atto, per gli sviluppi nell’economia del contrabbando e della tratta e per il peggioramento della situazione nelle strutture di detenzione sovraffollate”.

Ah, secondo un’inchiesta pubblicata su Euronews, tutto questo ci sarebbe costato finora quasi 500 milioni, di cui cento messi dall’Unione Europea.

La situazione è ora più confusa che mai in Libia, con l’intervento diretto di Turchia e Russia, ed è di nuovo il grande spettro che si agita a pochi chilometri dalle coste italiane, e che rappresenterà certamente ancora un centro di attenzione per tutto il 2020.

Le condizioni disumane dei migranti in Grecia e Bosnia

Nella seconda metà del 2019 è emersa in tutta la sua drammaticità la situazione dei migranti in Grecia, che pure non è mai stata rosea. Il recente incremento negli arrivi, unita alla cattiva gestione da parte della autorità greche ed europee, ha reso ancora più esplosiva la situazione nel sistema di accoglienza greco.

Circa 40 mila persone vivono nei campi profughi sulle isole di Lesbo, Chios, Samos, Kos e Leros. Da tempo la loro situazione, così come quella più in generale di rifugiati e richiedenti asilo in Grecia, è motivo di imbarazzo per tutta l’Europa, e lo sta diventando sempre di più.

Il governo greco infatti ha annunciato di voler chiudere i tre campi profughi per sostituirli con centri di detenzione di almeno cinquemila posti ciascuno. In questi centri i profughi non sarebbero più liberi di muoversi ma sarebbero rinchiusi fino a quando non ottengono una risposta alla loro domanda di asilo o non vengono respinti in Turchia.

Altrettanto complicata la situazione dei profughi lungo la rotta balcanica, in particolare in Bosnia. Qui almeno cinquemila persone sono accampate nella zona di Bihac, in attesa di superare il confine con la Croazia, e poi con l’Italia, oppure con la Slovenia e l’Austria.

A Bihac e dintorni molte persone vivono al di fuori dei circuiti dell’accoglienza, in strada o in case abbandonate e invisi a buona parte della popolazione, dopo la solidale accoglienza iniziale. Non va molto meglio a chi viene “ospitato” nel campo profughi di Vucjack, prive ormai di qualsiasi forma di assistenza. Chi tenta di attraversare il confine poi va incontro ad azioni sempre più violente della polizia croata.

Un’Europa insomma che pur di proteggere i suoi confini è disposta a mandare persone alla morte, a torture, a una vita di grandi sofferenze tra Libia, Turchia, Grecia, Bosnia, Marocco.

Tutti i numeri sugli stranieri in Italia, li trovate qui

Qui invece le parole delle migrazioni: cosa intendiamo con migranti, rifugiati, richiedenti asilo, immigrati, profughi?

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Sociologo, lavora come progettista e project manager per Sineglossa. Per Le Nius è responsabile editoriale, autore e formatore. Crede nell'amore e ha una vera passione per i treni. fabio@lenius.it
20 Commenti
  1. daria papadia

    Be', certo. La soluzione adottata dallo scorso governo dei compagni per eliminare gli immigrati clandestini era geniale: chiamarli immigrati regolari. Il governo attuale, invece, stupidamente continua a chiamare i clandestini come "clandestini". La soluzione sarebbe, invece, chiamarli "migranti diversamente regolari". Basta copiare dal governo PD.

    • Fabio Colombo

      Ciao Daria, si tratta di scelte politiche di fronte a cui non ci sono verità assolute: né quella del governo "dei compagni" né la tua.

  2. daria papadia

    Egregio Sig. Colombo..io una verita' assoluta ce l'ho: da 1 anno, né io, né le mie vicine, possono piu' fare la spesa al vicino market Lidl a causa del gruppetto di africani all'ingresso. All'inizio chiedevano solo soldi, poi sono passati ad importunare tutte le donne sole, dove per "donne" intendo dalle bambine 12enni alle anziane. Non e' alta politica? Ma e' quello che interessa ai comunissimi elettori come me. che, sino a questa invasione di "naufraghi", della politica non interessava niente.

    • Fabio Colombo

      Ciao Daria, l'esperienza di ciascuno è certamente meritevole di ascolto e intervento, però esiste un mondo anche al di fuori di ciò che vedo/sento/tocco. La politica, di nuovo, è scelta: ci sono persone che vogliono andare al supermercato serenamente, chi vede nella presenza degli stranieri un pericolo e chi una crescita, persone che non vogliono morire in Libia, persone che vogliono muoversi per il mondo come facciamo noi, liberamente.

      • daria papadia

        "Muoversi liberamente" non significa entrare di prepotenza in casa altrui e pretendere pure di esserci mantenuti. Se le Sue idee sono dovute ad ideologie politiche di sinistra, Sig. Colombo, Le faccio presente che Karl Marx, il padre del comunismo, avversava l'immigrazione selvaggia perché danneggiava, e danneggia tuttora, i poveracci di casa nostra. Al contrario, Bakunin, il fondatore del movimento anarchico, desiderava l'immigrazione clandestina perché causa di disordini sociali, la famosa guerra tra poveri. Mi pare che i partiti di sinistra attuali si rifacciano piu' al secondo personaggio. Se invece, non si tratta di politica, ed Ella e' favorevole a fare entrare in Italia immigrati clandestini illegali perché "poveri", a parte il fatto che un africano con 4mila euro contanti per i trafficanti in tasca non e' povero neanche in Italia, forse sarebbe il caso di occuparsi prima dei 5milioni di italiani in miseria. In ogni caso, ognuno ha diritto alle sue proprie idee ed a preoccuparsi di tutto il terzo mondo se lo ritiene, a patto che lo faccia a sue spese e non pretenda lo sia della collettivita'. Grazie della Sua cortese attenzione. Firmato: una non-compagna e, pertanto, ignorante, fascista e trozkista controrivoluzionaria..

        • Fabio Colombo

          un paio di commenti e ti ritrovi bakuniano. nella battaglia delle etichette, poteva andarmi peggio.

      • IB

        Gentile Fabio Colombio, ho letto diverse volte questo suo commento e ogni volta l'ho trovato più irritante. Il lavoro del sociologo è CAPIRE la società e le persone che ci abitano. Tale comprensione dovrebbe avere lo scopo di AIUTARE le persone a capire come stanno realmente le cose proprio per EVITARE DI GENERALIZZARE. Invece la sua risposta a Daria sembra quella che di un padre che pretende di dare spiegazioni al figlioccio, ma è lui il primo a non comprendere la domanda. Quando si parla di immigrati, sarebbe il caso di fare delle distinzioni importanti proprio allo scopo di evitare di usare la stessa parola per definire persone completamente diverse.Innanzitutto, le statistiche dicono chiaramente che non basta scegliere di andare in Libia per essere un profugo. Anzi solo il 12% dei richiedenti lo sono ( https://bit.ly/3oH0Ot0 , dati del ministero dell'interno al 31/12/2020). Protezione sussidiaria e speciale richiederebbero molti altri commenti.Evidentemente un lavoratore stagionale in regola, un vero profugo, un immigrato regolare con lavoro sono tutte persone ben accette. Anche se non tutti sono "una crescita". Infatti, le ricordo che secondo ISPI, i profughi impiegano 15 anni a trovare lavoro. Quindi NON sono "una crescita" (economica), ma un costo ( https://bit.ly/2JZCXmp , pag 28 ) che mai ripagheranno.Il problema è che alla larga maggioranza viene rifiutato il visto e diventano irregolari. Così non possono che campare con ATTIVITÀ ILLEGALI (lavoro nero o criminalità) che NESSUNO considera "una crescita" o un arricchimento economico o sociale.Relativamente, al fatto che ci sono "persone che non vogliono morire in Libia". Le ricordo che OIM gestisce i rimpatri assistiti e ponti umanitari direttamente dalla Libia. Paese in cui tutti quelli che non sono profughi sono entrati VOLONTARIAMENTE, spesso pagando 5-10.000 dollari. Non proprio una cifra da poveraccio. https://bit.ly/31jgtqt https://bit.ly/39MxLyb http://bit.ly/2wBJI7n https://bit.ly/3dkPPAH Emigrare è un diritto. Immigrare No. Nemmeno un italiano potrebbe trasfersi a vivere in Australia o in Canada solo perché lo vuole. Quindi NON è vero che lo "facciamo noi". Nessuno stato al mondo, incluso il Vaticano, consente l'immigrazione incondizionata. Avete mai pensato di scrivere un articolo e spiegare perché? Lei per primo lo sa?Quindi, se fossi stato io a rispondere alla Sig.ra Daria, le avrei scritto che in questi tempi difficili, il primo passo è non generalizzare per non alimentare la xenofobia. Molti migranti sono solo persone come noi alla ricerca di una vita migliore. Purtroppo è anche vero che talvolta la convivenza non è facile perché il governo non fa abbastanza per rimpatriare le mele marce perché le norme attuali non lo consentono. Tutti i paesi del mondo hanno difficoltà su questo aspetto. Proprio per questo motivo è importante non lasciarsi sedurre dalle false promesse di persone come Salvini che infatti non ha fatto assolutamente niente a riguardo.

  3. fulvio

    cara Daria dovresti metterti a studiare un po. lo sai ad esempio che la Svizzera aveva introdotto, sino a non moltissimi anni fa, delle leggi razziali contro gli italiani che vi andavano a lavorare? che i nostri minatori in Belgio non potevano portare le famiglie? che la Germania, che abbiamo fatto grande nel dopoguerra, ci discriminava e in alcune zone lo fa tuttora? e quando ad inizio 900 siamo andati in America? Pensa li abbiamo introdotto la mafia! come vedi le migrazioni, per qualsiasi motivo avvengano; sono cicliche. Se continuiamo a ragionare come i nazisti, già le motivazioni sono le stesse solo che l'altra volta ci sono passati gli ebrei, non se ne esce più. Proprio noi italiani non possiamo appellarci neanche alla difesa della razza visto che siamo sempre stati terra di passaggio e di conquista. Affrontare una migrazione è principalmente un fatto di civiltà. Purtroppo ho scoperto in questo frangente che il mio popolo di civiltà ne ha ben poca. Vedo un moltiplicarsi di gruppuscoli di estrema destra che devono difendere cosa? Se siamo diventati i morti di fame d'europa prendiamocela con i nostri incapaci politici, PRESENTI PASSATI e purtroppo FUTURI, non con i migranti. Se blocchi il sistema di accoglienza e di integrazione purtroppo crei delle situazioni non gradevoli. A proposito lo sai che i migranti di pelle nera NON sono la maggioranza in Italia? Solo che gli altri passano inosservati...........

  4. fulvio

    E comunque , nonostante i proclami di Salvini, l'arrivo dei migranti non si è fermato minimamente. Il trucco è "se non fa notizia facciamo finta di niente" .................se non ne parli non esistono!

  5. fulvio

    Populismo brutta bestia. Ho visto pubblicare le foto del concerto dei PINK FLOID a Venezia spacciandole per "MIGRANTI PRONTI AD INVADERE L'ITALIA" , tranquilli cittadini diventare degni del più becero gerarca fascista, signore che esprimono idee che..........fortunatamente non sono un assistente sociale, stranieri ormai perfettamente integrati in italia con famiglia e lavoro aggrediti solo perché diversi, imbecillotti appena diciottenni che fanno i nazisti e tante altre amenità del genere. A nessuno è venuto in mente che la situazione attuale sia frutto di questo ormai evidente e rapido decadimento della società civile? FORSE LA NAFTALINA PER RIPORRE IL CERVELLO E' DI PESSIMA QUALITA'................CAMBIATELA!

  6. Caterina S

    Sono d'accordo, non possiamo assumere che capiamo perfettamente le ragioni per le cui queste persone hanno dovuto migrare. Infatti moltissimi avessero preferito non essere forzati a lasciare il paese e la famiglia grazie allo stato politico o di guerra nel proprio posto originale. Solo cercano una forma di preservare il loro diritto a una vita sicura, non continuamente minacciata ad ogni livello (non possono guadagnare dei soldi, non possono fornire risorse sufficienti per i figli, ed infatti la morte stessa potrebbe essere una constante possibilita'). Non possiamo giudicare neanche a tutto una etnicita', o neppure a tutti gli immigrati bassato solo sulle osservazioni di cinque o sei uomini in un solo market, in un solo quartiere. La maggioranza solo cercano i diritti umani basici e le opportunita' che sono state negate nel loro proprio paese.

  7. Caterina S

    Sono d'accordo che non possiamo giudicare a queste persone senza capire meglio quale sono le loro ragioni per aver migrato nel primo posto. La maggioranza solo cercano i diritti umani basici e le opportunita' che le sono state negate nei loro propri paesi, dato che molto spesso queste persone avessero preferito non essere forzati a lasciare il paese e la famiglia per ragioni politici o grazie allo stato di guerra. Molti immigrati semplicemente non avessero potuto rimanere nel paese senza morire di fame (usualmente non possono trovare nessuna forma di guadagnare soldi o trovare cibo), o forse senza essere uccisi dalla stessa polizia o forza militare. Bisogna uno sforzo maggiore per capire le storie specifiche di queste persone prima di giudicare e condannarli bassato solo sui numeri e statistiche che ci forniscono politici che gia sappiamo hanno delle motivazioni discutibili e che gia hanno anche una storia di bugie.

  8. fulvio

    Caterina hai perfettamente ragione. I nostri politici hanno una storia centenaria fatta di bugie Ormai vivono alla giornata Non si preoccupano degli italiani figurati degli stranieri. Ma se prima era evidente che le bugie politiche erano sottese dalla "ragion di stato" ora è solo campagna elettorale, becera e priva, nonostante i paroloni, di un qualsiasi disegno politico nazionale. La cosa veramente grave è che anche il popolo si è appiattito su questo modo di far politica..............che sia questa la politica del cambiamento?

  9. lydia nici

    tutto è giusto sono nata in Africa e ho seguito le loro leggi..è scoppiata una rivoluzione , i insegnavo ma aiutaco i poveri..non sono d'accorto al permesso di sbarco di assassini strupatori ecc, ma questo succede in tutto il mondo Nella mia grande ignoranza io colpelizzo coloro che sfruttano questa gente per arricchirsi...ho un vicino di casa somalo, conosco la somalia e lo aiuto così come aiuto gli eritrei ma denuncio chi ruba e fa del male...Siamo tutti migranti su questa terra ma manca l'AMORE:...e se ce ne fosse un po' saremmo felici di condividere il nostr pane..SONO POVERA MA LA MIA POVERTA' MI FA RICCA::..MARIANNA

  10. fulvio

    Nella mia regione stiamo cominciando a "toccare con mano" gli effetti dell'accoglienza e dell'integrazione. Alla manifestazione, tenutasi pochi giorni fa, "monumenti aperti" in cui i ragazzi delle scuole primarie e secondarie fanno da ciceroni ho incontrato ragazzi (secondo me ormai italiani) di chiare origini africane, asiatiche e medio orientali. PERFETTAMENTE INTEGRATI!!!!. Per tutto questo è bastato solo un pò di rispetto reciproco. Sarà perché noi sardi siamo un po strani (consideriamo straniero l'abitante del paese vicino ma percepiamo come persona in difficoltà il vero straniero) vuoi perché siamo stati sempre terra di conquista e sfruttamento e terra di migranti quindi ci immedesimiamo meglio, oppure semplicemente perché siamo sardi e il concetto di "identità nazionale" o se preferite di popolo lo abbiamo innato e nessuno è mai riuscito a togliercelo, per cui lo straniero in casa non ci fa paura anzi..............lo facciamo diventare sardo. LA COSA FUNZIONA e, se avessimo la possibilità di offrire lavoro e stipendi dignitosi sia ai sardi che agli stranieri, FUNZIONEREBBE ANCORA MEGLIO (ma non sono tutte rose e fiori purtroppo se Carlo V ci definiva todos cabajeros ora....todos morti di fame)

  11. Michelangelo

    Le statistiche qui pubblicate mi sembrano piuttosto avulse dalla realtà che ci mostrano tutti i media. Infatti quando si mostrano le percentuali dei paesi di provenienza si cita Tunisia, Pakistan, Iraq, Algeria ed Eritrea mentre non c'è nessun cenno alla Libia ed all'Africa Subsahariana. Come è possibile? Questo fa temere che anche le cifre dei morti in mare siano taroccate p. es. perché basate solo sulle dichiarazioni dei presunti superstiti la cui credibilità è piuttosto bassa per non dire nulla

    • Fabio Colombo

      Buongiorno Michelangelo, la Libia, insieme alla Tunisia, è il punto di partenza di molte delle imbarcazioni che tentano la traversata del Mediterraneo, ma i libici presenti su quelle imbarcazioni sono sempre stati pochissimi. Non credo che nessun altro media abbia mai parlato di persone della Libia, ma che partono dalla Libia, e sono soprattutto persone di Tunisia, Pakistan, Iraq, Algeria, Eritrea. Le persone dei paesi dell'Africa subsahariana erano molto numerose fino al 2016 e parte del 2017 (Nigeria su tutti, ma anche Guinea, Gambia, Costa d'Avorio, Senegal...), ora però sono pochissime, per la ragione che la rotta migratoria è stata chiusa dagli accordi che Italia ed Europa hanno siglato non solo con la Libia (paese di partenza delle navi) ma anche con i paesi di transito su tutti il Niger.

  12. Salvatore Guarracino

    ìÈ STATA AVVIATA L’UNICA COSA CHE DAVVERO FERMERÀ I BARCONI DALL’AFRICA.Due indizi:1) l’hanno fatta gli africani stessi 2) ha a che fare con la cosa che a volte noi italiani sembriamo odiare di più: il mercatoNon se n’è accorto quasi nessuno. Non ne ha parlato quasi nessuno. Hanno paura di accellerare gli eventi e perdere qualche milione di posti di lavoro!Ma 54 nazioni africane su 55 (tranne l’Eritrea), riunite in Niger, hanno iniziato la fase operativa di un accordo di libero scambio al loro interno, che progressivamente creerà un mercato unico (e libero da dazi, tariffe e barriere doganali) per tutti i paesi africani. Per il loro commercio interno.In altre parole, sta iniziando in Africa quel processo che - con l’avvio dell’Unione doganale alla fine degli Anni 50 - portò l’Europa su un sentiero di crescita e sviluppo. E, ancora una volta, non è un processo basato su statalismo, dirigismo, retorica delle chiacchiere e aiuti internazionali (che spesso finiscono solo nelle mani di classi dirigenti corrotte e alimentano corruzione e guerre). Ma sul mercato e il libero commercio.L’Africa negli ultimi 20 anni ha raddoppiato il proprio Pil. Ma, ovviamente, siamo ancora lontani da livelli di reddito e benessere che impediscano catastrofi umanitarie, guerre e grandi migrazioni.Ma se questo accordo di libero scambio andrà in porto (come finalmente pare) il continente africano si darà la più potente occasione di sviluppo che esista. E se la sarà data da solo, senza chiedere il permesso a nessuno.E solo così - certo con l’aiuto di una cooperazione internazionale “intelligente” - che in prospettiva si fermano le migrazioni e si fornisce a centinaia di milioni di persone la possibilità di una vita serena e tranquilla.

  13. Salvatore Guarracino

    Che il libero mercato sia la soluzione risolutiva dei mali causati dal colonialismo ho dei grossi dubbi. prova ne è il Sud America dove politiche liberiste e mercantilistiche hanno causato disastri sociali enormi in moltissimi paesi. Il potere economico che domina il commercio mondiale, difficilmente, toglierà le proprie mani dalle ricchezze dell' Africa. Comunque da qualcosa bisogna iniziare intanto occorre ridurre le guerre locali poi lo sviluppo arriva lasciando spazio alle iniziative locali anche a supporto dei grandi investimenti esteri.

  14. PASQUALE

    QUANTE BELLE PAROLE PER GLI EMIGRANTI. MA PER I POVERI EUROPEI, CHE FANNO LA FAME, CHE NON HANNO DOVE DORMIRE, CHE PER NUTRIRSI CERCANO NELLA SPAZZATURA, NESSUNA PAROLA. ALLORA DICO: OGNUNO SI DIFENDA COME PUO', NELLA PROPRIA TERRA NELLA PROPRIA NAZIONE, E CON I PROPRI MEZZI.AGGIUNGO, NON SONO RAZZISTA, SONO, UN POVERO ITALIANO CHE AMA IL SUO PAESE E LA SUA GENTE.SCUSATE.

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