Quanti migranti sono arrivati nel 2018?48 min read

7 Gennaio 2019 Dati migrazioni -

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Sociologo

Quanti migranti sono arrivati nel 2018?48 min read

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Migranti 2018: i numeri in Italia al 30 giugno

migranti 2018

Secondo i dati Unhcr, tra il 1 gennaio e il 30 giugno 2018 sono sbarcate in Italia 16.414 persone, l’80% in meno rispetto ai primi sei mesi del 2017. Nel mese di giugno 2018 sono arrivate tremila persone, mentre in tutti gli anni precedenti – 2014, 2015, 2016, 2017 – erano sempre arrivate 22/23 mila persone.

Tra i paesi di provenienza (dato aggiornato al 31 maggio 2018) il più rappresentato è la Tunisia (circa 2.700 persone, 22% del totale) seguito da Eritrea (2.200 persone, 17%), Nigeria (7%), Costa d’Avorio e Sudan (6%). Seguono Mali, Guinea e Pakistan.

Il 72% delle persone arrivate sulle coste italiane è di sesso maschile, le donne sono il 12%, i minori il 16% – in buona parte non accompagnati.

Migranti 2018: i numeri in Europa al 30 giugno

Se consideriamo gli sbarchi su tutte le coste europee, tra il 1 gennaio e il 30 giugno 2018 sono arrivati via mare in Europa circa 48 mila migranti. 13.694 sono sbarcati in Grecia e 17.781 in Spagna.

La Spagna è quindi in questo momento il paese europeo con il maggior numero di arrivi. Il numero delle persone in arrivo, in parte via mare e in parte via terra nelle enclave di Ceuta e Melilla confinanti con il Marocco, era già aumentato nel 2017, arrivando a 22 mila persone, numero destinato ad essere superato nel 2018. In Spagna arriva un’umanità varia di diverse nazionalità dell’Africa subsahariana (Guinea, Mali, Costa d’Avorio), del Maghreb (Marocco, Algeria), del Medio Oriente (Siria, Iraq).

In Grecia gli arrivi sono da qualche mese assestati sui due-tremila al mese, e arrivano soprattutto siriani e iracheni che sfuggono alle maglie del controllo turco.

Migranti 2018: strategie politiche

Il mese di giugno è stato particolarmente caldo, con diversi paesi che hanno posto questioni sul tavolo, a partire dall’Italia con il nuovo governo 5 Stelle – Lega. È stato un lungo mese di sfide, ricatti, accuse, uscite propagandistiche che si è concluso con il vertice europeo del 28 e 28 giugno in cui i 28 stati membri hanno prodotto un documento praticamente irrilevante. La montagna ha partorito un topolino.

migranti 2018

Tutto è (ri)cominciato con la nota vicenda dell’Aquarius, la nave dell’Ong Sos Mediterranée a cui Italia e Malta hanno negato l’approdo. Dopo nove giorni trascorsi in mezzo al mare con 629 persone a bordo, la nave ha dovuto affrontare un lungo viaggio per attraccare a Valencia, dopo la disponibilità data dal nuovo governo socialista spagnolo.

Da quel momento per le Ong è praticamente impossibile svolgere il loro lavoro. La nave Lifeline ha dovuto restare in mare per una settimana prima di poter sbarcare le 234 persone che trasportava a Malta, per poi essere messa sotto sequestro. L’Aquarius non può più rifornirsi a Malta, dovendo rientrare ogni volta al porto di Marsiglia. La nave Sea Watch dell’omonima Ong è stata bloccata a Malta dalle autorità e non si sa quando potrà ripartire.

Lungo tutto il mese c’è stata poi un’inutile cagnara tra Conte e Macron, la crescente difficoltà della Merkel il cui governo è stato messo in discussione dagli alleati proprio sul punto dei migranti, la visita di Salvini in Libia a cui è seguito il varo di un “piano di rafforzamento urgente” delle forze libiche, che dovranno sempre più agire come controllori delle frontiere esterne europee.

In mezzo a questa confusione è infine arrivato l’incontro del Consiglio europeo di fine giugno, in cui a quanto pare si è sfiorata la rottura prima di arrivare al già citato documento firmato dai 28 stati membri.

Sembra assurdo, come sottolinea Patrick Kingsley sul New York Times, ma l’Unione Europea rischia di sfaldarsi sul tema migrazioni proprio nel momento in cui gli arrivi di migranti sono ai minimi termini. L’emergenza, se anche così vogliamo chiamare un fenomeno che andava avanti da almeno tre anni, è finita da un anno.

Da due anni l’accordo stretto con la Turchia funge da barriera per i migranti siriani, iracheni, afghani, pakistani che fino a inizio 2016 entravano in Grecia per poi percorrere la rotta balcanica. Un accordo simile è in vigore da un anno anche con la Libia, grazie all’operato dell’ex ministro Minniti. Un accordo che ha molte contraddizioni, e che relega di fatto decine o centinaia di migliaia di persone a un destino di violenze, torture, stupri, ricatti, quando non alla morte.

L’Europa del 2018 è quindi un’entità politica sempre più chiusa e sempre più vittima degli egoismi nazionali. In questo gioco che riguarda più i destini politici di leader e movimenti che non l’interesse comune, a rimetterci non sono solo le persone respinte a frontiere esterne sempre più lontane e indefinibili, ma anche gli europei, qualsiasi cosa voglia dire questa parola.

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Sociologo, lavora come progettista e project manager per Sineglossa. Per Le Nius è responsabile editoriale, autore e formatore. Crede nell'amore e ha una vera passione per i treni. fabio@lenius.it
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