Matteo Salvini: la Lega deve tornare a fare la Lega5 min read

17 Dicembre 2013 Politica Politica interna -

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Matteo Salvini: la Lega deve tornare a fare la Lega5 min read

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E così anche la Lega Nord vuole vivere la sua stagione di presunto rinnovamento. Matteo Salvini, classe 1973, è il nuovo segretario federale del partito. È stato il congresso tenutosi domenica scorsa al lingotto di Torino ad ufficializzare il risultato delle primarie aperte ai soli iscritti, svoltesi la settimana prima. L’82% dei votanti aveva infatti espresso la propria preferenza per Salvini ai danni dello sfidante nonché fondatore della Lega Umberto Bossi.

La solita retorica

L’attenzione dei media era chiaramente tutta rivolta all’altro e ben più popolare Matteo, Renzi, ma anche Salvini nella stessa giornata ha potuto tenere il suo discorso programmatico davanti ad una platea di militanti che, tra un applauso e un coro da stadio, inneggiavano al nuovo capo. Le capacità retoriche dell’ex enfant prodige della pianura padana sono fuori discussione. L’occasione è di quelle importanti che meriterebbero un discorso scritto ad hoc e anche se questa volta Salvini il compitino dice pure di averlo fatto, a poco è servito visto che preferisce comunque parlare a braccio, da vero militante che ci mette il cuore.

Il trucco poi è sempre lo stesso, forse ancora efficace ma sicuramente vecchio e consiste nel mostrarsi poco interessato alle questioni della politica di palazzo, ma sostenere di avere a cuore solo e soltanto i problemi di tutti giorni, le difficoltà tangibili dal popolo, che possono essere comprese solo da chi è costantemente presente sul territorio. Insomma il solito appello alla militanza e alla concretezza di chi fa nei piccoli centri, nei comuni, contro la distanza di chi governa da Roma o da Bruxelles. Colpisce il sentir citare da un vero campione di razzismo le parole di De Andrè o il coraggio di Nelson Mandela, ma la spudoratezza è la cifra dei nostri giorni.

[quote align=”center” color=”#999999″]La Lega deve tornare a fare la Lega[/quote]

recita uno degli slogan del nuovo segretario. I vent’anni passati nella palude romana sembrano non essere mai esistiti. La vicenda Credieuronord, la fedeltà incondizionata a Silvio Berlusconi, una volta considerato il mafioso d’Arcore e presto diventato uno statista in grado di accogliere i desiderata dei popoli del nord, i diamanti di Belsito, il Trota e le spese della famiglia Bossi, gli illeciti addebitati ai vari amministratori locali del partito da Cota a Lancini, tutto scomparso. Al massimo sembra trattarsi di bagattelle frettolosamente derubricate ad errori dovuti ad un eccesso di moderatismo democristiano intrapreso al fine di raggiungere l’agognata libertà del nord. A giudicare dall’entusiasmo dell’assemblea c’è ancora chi se la beve e non è escluso che possa sempre funzionare il giochino di presentarsi come il nuovo contro gli sprechi da parte di chi per vent’anni ha comodamente banchettato imparando molto bene da coloro i quali avrebbe dovuto combattere.

Ora però, la Lega deve tornare a fare la Lega e se, come ricorda il neo segretario, chi almeno una volta in passato ha votato Lega Nord tornasse a farlo, il successo sarebbe garantito. Si torna quindi ai cavalli di sempre: prima il nord e la secessione come obbiettivo sul piano nazionale. Se la Lega deve tornare a fare la Lega, è necessario rispolverare il linguaggio di sempre, quello tanto rozzo quanto efficace in termini elettorali. Ecco allora un rinnovato campionaro di minacce più o meno risibili: i leghisti andranno a prendere a casa chiunque oserà indagare ingiustamente su uno di loro e sappia chi governa che il popolo del nord non può esser provocato, perché i forconi sono niente rispetto ai padani e, anche se Salvini non li ha citati, chissà se sono ancora pronti i fucili bergamaschi tanto cari a Bossi.

In Europa con l’estrema destra

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Il primo appuntamento elettorale all’orizzonte è però quello relativo al rinnovo del Parlamento Europeo e allora ecco la solita filippica contro Bruxelles e i poteri forti che hanno solo il profitto come interesse e l’attacco alla moneta unica definita come vero e proprio crimine contro l’umanità. A livello europeo, dunque, l’obbiettivo è una guerra contro questa Unione da condurre attraverso una alleanza con quelle forze che ne vorrebbero una ricostruzione non più basata su logiche economiche.

Poco importa se il minimo comune denominatore  di questa alleanza sia l’appartenenza all’estrema destra e poco importa se poi, in politica interna, il Front National francese, il partito delle libertà austriaco, i Democratici svedesi, l’estrema destra olandese e i fiamminghi, Russia Unita di Putin perseguano obbiettivi diversi e abbiano una diversa concezione dell’organizzazione dello stato e delle libertà individuali. Il nemico comune è uno solo ed è quello che va combattuto. Così anche la Lega torna a parlare dell’uscita dall’Euro, minacciando perfino azioni di disobbedienza da parte dei presidenti di regione del nordcontro i vincoli imposti da Roma e da Bruxelles, sempre in nome della libertà.

Se da un lato verrebbe spontaneo considerare tutto ciò l’ennesima dimostrazione di folklore al quale ci hanno abituato negli anni i leghisti, dal sole delle alpi all’ampolla con l’acqua del Po, dall’idea di Padania alle camicie verdi, dall’altro è forse il caso di non sottovalutare ancora una volta questo fenomeno. In un periodo di impoverimento generale, in un paese sempre più ignorante, è chiaro che populismo e demagogia andranno per la maggiore. Il vantaggio della Lega è però quello di essere un partito ben strutturato e presente sul territorio. Al governo in Piemonte, Lombardia e Veneto e in numerosi comuni del nord è e rimane una realtà, per quanto in calo di consensi, sicuramente organizzata e capace di condurre una campagna elettorale becera ma efficace.

Immagini| IL GIORNOtwitter

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L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio. (Italo Calvino)
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