Come sta cambiando il matrimonio in Italia e in Europa34 min read

24 Febbraio 2023 Società -

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Sociologo

Come sta cambiando il matrimonio in Italia e in Europa34 min read

Reading Time: 28 minutes

Quando ci si sposa in Italia e in Europa? Sempre più tardi, secondo voci di corridoio che sentiamo spesso ripetere o che magari siamo noi stessi a pronunciare. Ma è davvero così? Ecco un quadro, anche storico, della situazione in Italia e in altri paesi europei.

Quando ci si sposa in Italia e in Europa: dati 2015

Gli ultimi dati disponibili forniti da Eurostat fanno riferimento al 2015. In media in Europa ci si sposa a 29,9 anni. Questo dato fa riferimento alla popolazione femminile. Per ottenere i valori dei maschi dovete solo aggiungere 2/3 anni a quelli indicati per le donne. Considerate anche che non sono disponibili dati relativi a: Austria, Belgio, Cipro, Francia, Malta e Regno Unito.

I paesi nordici e mediterranei sono quelli dove ci si sposa più tardi: 33,6 anni in Svezia, seguita da Spagna (32,7), Lussemburgo (32,1), Italia (32), Danimarca e Irlanda (31,9). L’Italia si conferma quindi tra i paesi dove ci si sposa più tardi in Europa. I paesi dove ci si sposa prima sono quelli dell’Est Europa: Romania (26,8 anni), Polonia (26,9), Bulgaria (27), Lituania (27,5), Croazia (27,9).

In tutti i paesi l’età media del primo matrimonio aumenta rispetto al 2014, con la sola eccezione dell’Ungheria, dove diminuisce di 0,1, e della Danimarca, dove resta uguale. L’aumento più significativo si registra in Irlanda (un roboante + 1,3 anni), seguita dall’Italia (+0,7).

Quando ci si sposa in Italia e in Europa: una lettura storica

I primi dati messi a disposizione da Eurostat rispetto all’età media del primo matrimonio per le donne europee fanno riferimento al 1990. Prendiamo quindi come riferimento il periodo 1990-2015 e analizziamo il fenomeno in termini storici.

Ci accorgiamo subito che nel 1990 le donne europee si sposavano a 24,8 anni, mentre nel 2015 a 29,9. Questa variazione oscilla dal +4,1 anni della Danimarca al +7,2 di Ungheria e Repubblica Ceca. Anche considerando gli ultimi cinque anni il fenomeno rimane significativo, con le donne che, rispetto al 2011, si sposano in media 1,8 anni più tardi in Lussemburgo, 1,5 anni in Italia, 1,4 in Spagna e Portogallo, e comunque significativamente più tardi in tutti i paesi europei. Unica eccezione la Slovacchia, dove l’età media del primo matrimonio per le donne è diminuita di 1,1 anni tra il 2011 e il 2015.

Possiamo quindi affermare che è vero, ci si sposa sempre più tardi. Ma entriamo ora più nel dettaglio.

In termini assoluti i paesi dove ci si sposa più tardi rimangono, come già detto, quelli del Nord Europa. Considerate che sono paesi dove già nel 1990 ci si sposava dopo i 27 anni. Tutti i paesi dove le donne si sposano sotto i 30 anni rimangono quelli dell’Est Europa: Romania, Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Slovacchia. Facciamo attenzione però: questi paesi partivano nel 1990 da valori molto bassi.

Questo significa che sono quelli che registrano i cambiamenti più tumultuosi. Se pensiamo ad esempio che 25 anni fa in Ungheria le donne si sposavano a 22 anni e ora a 29,2, capiamo come in alcuni contesti stiano avvenendo mutamenti importanti a velocità impressionante.

Per quanto riguarda l’Italia la situazione è in netta e continua crescita: le donne si sposavano a 25,9 anni nel 1990 e il trend ha continuato a crescere più o meno di 1 anno ogni 5, con una netta accelerazione tra il 2010 e il 2015, fino ad arrivare al dato medio odierno di 32 anni.

Infine un raffronto con l’età media del primo figlio. Notiamo che in tutti i paesi tranne Grecia e Polonia, l’età in cui ci si sposa è maggiore di quella in cui si fa il primo figlio, in alcuni casi anche molto maggiore (di quattro anni in Svezia, di tre in Danimarca).

I più maliziosi tra voi staranno pensando a vagonate di matrimoni riparatori, e a noi piace far loro credere che sia davvero così.

Quando ci si sposa in Italia e in Europa: Età media delle donne al primo matrimonio

1990200020102015
Svezia27,730,432,733,6
Spagna25,628,130,932,7
Lussemburgo25,627,430,232,1
Italia25,927,830,332,0
Danimarca27,829,931,231,9
Irlanda26,6:31,331,9
Finlandia26,328,330,231,0
Germania25,527,7:30,9
Paesi Bassi26,128,029,830,8
Portogallo24,625,227,730,2
Grecia24,927,230,130,1
Ungheria22,024,828,329,2
Rep. Ceca21,624,627,928,8
Slovacchia:24,127,228,2
Bulgaria21,524,726,627,0
Polonia:24,126,126,9
Romania22,423,7:26,8
Media24,827,229,029,9

Fonte: Eurostat

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Sociologo, lavora come progettista e project manager per Sineglossa. Per Le Nius è responsabile editoriale, autore e formatore. Crede nell'amore e ha una vera passione per i treni. fabio@lenius.it
4 Commenti
  1. Luciano

    mahhhh.....matrimonio non c'è fretta o non interessa? Statistiche, numeri, saranno certamente importanti, credo che lo siano più per un'impresa, per le classifiche - spero nella Juve, sopratutto in Champion's -, meno per il modo di definire la vita e tutto quanto contribuisce a portare avanti in nostro essere uomo , donna, comunità ampia di persone o comunità famigliare o gruppo...... Credo sia più importante capire se per voi giovani è ancora necessaria l'unione matrimoniale, e quali siano, oltre ai classici problemi economici e di lavoro, le cause che vi hanno allontanati in buona parte dal matrimonio. Confesso che credo profondamente nel matrimonio sia religioso che civile, ognuno ha poi le proprie idee se l'unione o il matrimonio svolgono ruoli diversi e determinanti nell’ accogliere una nuova vita e nell'educazione alla vita. Quanto sia importante star vicino ai propri anziani (famiglia allargata o gruppo informale?) che vivono così a lungo e che spesso più che di cure hanno necessità di sentirsi amati ed attivi, risorse importanti nei confronti dei nipoti. E' importante conoscere i numeri, ma i numeri devono parlare di persone e non di statistiche e classifiche.

  2. Fabio Colombo

    Sono d'accordissimo. Questo è il grande limite dei dati, che dietro ai dati ci sono storie e nessun dato, anche il più preciso, riuscirà mai a contenere una storia. Quello che stiamo cercando di fare su Le Niùs è alternare dati e storie, anzi raccontare storie senza dimenticarci che comunque anche una lettura statistica può aiutarci a descrivere lo scenario in cui ci muoviamo e i cambiamenti che stanno avvenendo. Spetta a noi, poi, interrogarci sui dati e chiederci quali vicende, scelte, motivazioni ci sono dentro i numeri. Naturalmente possiamo farlo, anzi, mi sa che lo faremo.

  3. Luciano

    Direi che ci troviamo 'numericamente' d'accordo......oltretutto per anni ho seguito per la regione Marche il dossier statistico Caritas sull'immigrazione....nel 2005, mi sembra, ho deciso di fare in regione una piccola pubblicazione statistica che si intitolava: I NUMERI PARLANO DI PERSONE

  4. giorgio

    Interessante ma non sono menzionati motivi economici e fiscali che sono alla base della scelta,un po' come ignorare un elefante nella stanza: spiegherebbero almeno certe differenze macroscopiche rispetto ad altri Paesi europei. Ad esempio perche' in Ungheria ci si sposa cosi' tanto ? non c' entra nulla il costume o la mentalita' ma gli imponenti incentivi governativi che spingono a questa scelta.Non si fa menzione di un' altro aspetto essenziale: e' semplice il divorzio o e' una costosa e tortuosa vicenda burocratica?gli obblighi di mantenimento ci sono in caso di divorzio o ciascuno deve semplicemente provvedere a se stesso ? possono questi pagamenti essere cosi' onerosi da minare la qualita' della vita del ex coniuge pagante? in caso di non versamento degli alimenti possono esserci conseguenze penali? (leggevo oggi con sgomento e incredulita' dell' arresto di un cittadino che da alcuni anni non pagava il dovuto all' ex moglie). https://www.reuters.com/article/us-hungary-marriages-idUSKBN1Y01XG https://www.studiocataldi.it/amp/news.asp?id=30137-assegno-divorzio-come-funziona-in-europa#par5

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