Come sta cambiando il matrimonio in Italia e in Europa34 min read

24 Febbraio 2023 Società -

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Sociologo

Come sta cambiando il matrimonio in Italia e in Europa34 min read

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Quanti sono i matrimoni in Italia e in Europa: dati 2017

matrimoni in italia

L’anno con più matrimoni celebrati in Italia è il 1963, con 420 mila matrimoni. Nel 2017 i matrimoni in Italia sono 191 mila, molto meno della metà. Un altro dato: negli anni sessanta (1960-69) si celebrarono 4 milioni di matrimoni; negli anni settanta 3,7 milioni; negli anni ottanta 3 milioni; negli anni novanta 2,9 milioni; negli anni duemila 2,5 milioni.

Di primo acchito quindi sì, ci sono molti meno matrimoni in Italia. Anche l’inversione di tendenza che si era registrata tra il 2014 (189 mila matrimoni) e il 2016 (203 mila) sembra essersi arrestata.

Per un confronto con gli altri paesi europei dobbiamo fare ricorso a un altro indicatore: il tasso di nuzialità (crude marriage rate, nel linguaggio internazionale), che è il rapporto tra numero di matrimoni contratti durante l’anno e la popolazione del paese, e si esprime per mille abitanti.

Per l’Italia quindi 191 mila matrimoni in rapporto a circa 60 milioni di abitanti risulta in un tasso di nuzialità di 3,2 matrimoni ogni mille abitanti. Il grafico riporta un confronto tra alcuni paesi europei.

matrimoni in italia

Fatta eccezione per la Slovenia che si trova a 3,1, l’Italia è dunque lo stato con il più basso tasso di nuzialità d’Europa. Siamo abituati a stare in fondo alle classifiche, ma questo dato forse sorprende un po’, se ci immaginiamo il matrimonio come un’istituzione conservatrice di matrice religiosa.

In alto alla classifica troviamo, oltre ad alcuni paesi dell’est Europa su cui spicca la Romania, anche alcuni paesi del centro-nord Europa – Danimarca, Svezia, Austria, Germania – che leghiamo nel nostro immaginario a società più progressiste e secolarizzate dalla nostra.

La questione infatti è che il matrimonio non è un’istituzione religiosa.

Quanti sono i matrimoni religiosi in Italia e in Europa: 2017

matrimoni in italia

Nel Regno Unito i matrimoni religiosi sono il 26%, in Francia il 24%, in Spagna e Germania addirittura il 22%.

In Italia quindi ci si sposa poco, ma ci si sposa religioso. Le differenze regionali però sono molto ampie. In alcune regioni del centro-nord – Valle d’Aosta, Liguria, Provincia di Bolzano, Emilia Romagna, Toscana – i matrimoni religiosi sono meno del 35%, mentre in tutte le regioni del sud la percentuale supera il 70%.

Quando ci si sposa in Italia e in Europa: dati 2017

quando ci si sposa in europa

Secondo i dati Eurostat i paesi dove ci si sposa più tardi sono Austria (34,5 anni), Svezia (33,8) Spagna (33,2), Lussemburgo (32,1), Danimarca (32,4), Italia (32). L’Italia è quindi tra i paesi dove ci si sposa più tardi in Europa. I paesi dove ci si sposa prima sono quelli dell’Est Europa: Polonia e Bulgaria (27,3), Romania (27,5), Lituania (27,8), Croazia (28,2). Questi dati fanno riferimento alla popolazione femminile. Per ottenere i valori dei maschi dovete aggiungere in media due-tre anni.

Il cambiamento nel tempo anche di questo indicatore è evidente. I primi dati messi a disposizione da Eurostat rispetto all’età media del primo matrimonio per le donne e gli uomini europei fanno riferimento al 1990. Prendiamo quindi come riferimento il periodo 1990-2017 e analizziamo il fenomeno in termini storici. In Italia, ad esempio, la situazione è questa.

quando ci si sposa in italia

Nell’arco di 27 anni l’età media delle donne al primo matrimonio è aumentata di 6,3 anni e quella degli uomini di 6,1. Un cambiamento notevole, figlio dei cambiamenti sociali ed economici che hanno mutato i percorsi di transizione all’età adulta dei giovani, con percorsi formativi più lunghi e ingressi molto precari e graduali nel mondo del lavoro, ma anche con scelte che sono ora molto più accettate socialmente, come quella di non sposarsi oppure di dedicare più tempo anche ad esperienze di piacere e crescita personale.

Un cambiamento che attraversa trasversalmente tutti i paesi europei, anche se in misura diversa. Considerando l’età media delle spose al primo matrimonio, questa aumenta tra il 1990 e il 2017 di 9,3 anni in Austria, di oltre 7 anni in Spagna, Repubblica Ceca, Ungheria; più contenuto l’incremento in Danimarca (+4,7 anni) e Olanda, Romania e Finlandia, tutte intorno ai +5 anni.

Figli dentro e fuori dal matrimonio in Italia e in Europa: 2017

matrimonio in italia

In Italia il 28% delle nascite è avvenuta fuori dal matrimonio nel 2016. Nel 1970 questo dato era al 2%. Un mutamento straordinario, che pure ci lascia ancora agli ultimi posti fra i paesi europei dietro a Grecia – dove solo il 9,4% delle nascite avviene tuttora fuori dal matrimonio – Cipro (19%) e Polonia (25%).

matrimonio in italia

Il paese europeo con il più alto tasso di nascite fuori dal matrimonio è la Francia, dove sei bambini su dieci nascono da coppie non sposate, seguita da Bulgaria e Slovenia (59%), Svezia (55%), Danimarca (54%), Portogallo (53%).

Il dato che accomuna tutti i paesi è che la percentuale di bambini che nascono fuori dal matrimonio è in crescita ovunque, a ritmi quasi sempre elevatissimi. L’unico paese dove la percentuale si è stabilizzata negli ultimi 15 anni è la Svezia, dove il fenomeno aveva già raggiunto punte superiori al 50% negli anni novanta (quando l’Italia, per dire, era al 6%).

Quanti sono i divorzi in Italia e in Europa? Dati 2017

L’ultimo indicatore che consideriamo è il numero di divorzi che, visto il quadro dipinto finora, supponiamo essere in crescita un po’ ovunque. È così? Ni.

Nel 2016 il numero di divorzi in Italia è stato di 99 mila. Furono 18 mila nel 1971, primo anno in cui si poteva divorziare. La cifra si è poi stabilizzata intorno alle 10-15 mila unità all’anno per i successivi 15 anni. Il vero boom è iniziato a metà degli anni ottanta, con una crescita di divorzi proseguita inesorabilmente fino ad oggi.

In pratica, per ogni 100 matrimoni ci sono 48,7 divorzi. Erano 2,9 ogni 100 nel 1975, 20 ogni 100 solo nel 2007. È dunque indubbiamente così in Italia, dove i divorzi sono in crescita anche molto significativa.

Per un confronto con gli altri paesi europei dobbiamo fare ricorso a un altro indicatore: se per i matrimoni avevamo utilizzato il tasso di nuzialità, dobbiamo usare qui quello che possiamo chiamare tasso di divorzialità, ossia il rapporto tra numero di divorzi avvenuti durante l’anno e popolazione del paese, che si esprime per mille abitanti.

Per l’Italia quindi 99 mila divorzi in rapporto a circa 60 milioni di abitanti risulta in un tasso di 1,6 divorzi ogni mille abitanti (contro 3,2 matrimoni), uno tra i più bassi in Europa, davanti solo a Bulgaria, Romania, Slovenia, Grecia e Malta.

I paesi del centro-nord Europa presentano i dati più alti, dati che in ogni caso sono in crescita ovunque, almeno fino al 2010. Da lì in poi in alcuni paesi – come Belgio, Germania, Repubblica Ceca, Grecia, Spagna, Francia, Austria, Ungheria, Portogallo, Slovacchia, Regno Unito e Svezia – il dato è stabile o in leggera flessione e sarà da verificare se si tratta di un assestamento dopo anni di crescita, di un’inversione di tendenza temporanea oppure più solida.

E le unioni civili?

Chiudiamo questa lunga carrellata dedicata ai cambiamenti del matrimonio in Italia e in Europa accennando ai primi dati disponibili sulle unioni civili in Italia.

Le unioni civili sono state introdotte nel 2016 dalla cosiddetta legge Cirinnà. Nel periodo compreso tra luglio 2016 e il 31 dicembre 2017 sono state costituite in totale 6.712 unioni civili, di cui il 70% tra uomini (4,7 mila unioni) e il 30%, circa duemila, tra donne.

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Sociologo, lavora come progettista e project manager per Sineglossa. Per Le Nius è responsabile editoriale, autore e formatore. Crede nell'amore e ha una vera passione per i treni. fabio@lenius.it
4 Commenti
  1. Luciano

    mahhhh.....matrimonio non c'è fretta o non interessa? Statistiche, numeri, saranno certamente importanti, credo che lo siano più per un'impresa, per le classifiche - spero nella Juve, sopratutto in Champion's -, meno per il modo di definire la vita e tutto quanto contribuisce a portare avanti in nostro essere uomo , donna, comunità ampia di persone o comunità famigliare o gruppo...... Credo sia più importante capire se per voi giovani è ancora necessaria l'unione matrimoniale, e quali siano, oltre ai classici problemi economici e di lavoro, le cause che vi hanno allontanati in buona parte dal matrimonio. Confesso che credo profondamente nel matrimonio sia religioso che civile, ognuno ha poi le proprie idee se l'unione o il matrimonio svolgono ruoli diversi e determinanti nell’ accogliere una nuova vita e nell'educazione alla vita. Quanto sia importante star vicino ai propri anziani (famiglia allargata o gruppo informale?) che vivono così a lungo e che spesso più che di cure hanno necessità di sentirsi amati ed attivi, risorse importanti nei confronti dei nipoti. E' importante conoscere i numeri, ma i numeri devono parlare di persone e non di statistiche e classifiche.

  2. Fabio Colombo

    Sono d'accordissimo. Questo è il grande limite dei dati, che dietro ai dati ci sono storie e nessun dato, anche il più preciso, riuscirà mai a contenere una storia. Quello che stiamo cercando di fare su Le Niùs è alternare dati e storie, anzi raccontare storie senza dimenticarci che comunque anche una lettura statistica può aiutarci a descrivere lo scenario in cui ci muoviamo e i cambiamenti che stanno avvenendo. Spetta a noi, poi, interrogarci sui dati e chiederci quali vicende, scelte, motivazioni ci sono dentro i numeri. Naturalmente possiamo farlo, anzi, mi sa che lo faremo.

  3. Luciano

    Direi che ci troviamo 'numericamente' d'accordo......oltretutto per anni ho seguito per la regione Marche il dossier statistico Caritas sull'immigrazione....nel 2005, mi sembra, ho deciso di fare in regione una piccola pubblicazione statistica che si intitolava: I NUMERI PARLANO DI PERSONE

  4. giorgio

    Interessante ma non sono menzionati motivi economici e fiscali che sono alla base della scelta,un po' come ignorare un elefante nella stanza: spiegherebbero almeno certe differenze macroscopiche rispetto ad altri Paesi europei. Ad esempio perche' in Ungheria ci si sposa cosi' tanto ? non c' entra nulla il costume o la mentalita' ma gli imponenti incentivi governativi che spingono a questa scelta.Non si fa menzione di un' altro aspetto essenziale: e' semplice il divorzio o e' una costosa e tortuosa vicenda burocratica?gli obblighi di mantenimento ci sono in caso di divorzio o ciascuno deve semplicemente provvedere a se stesso ? possono questi pagamenti essere cosi' onerosi da minare la qualita' della vita del ex coniuge pagante? in caso di non versamento degli alimenti possono esserci conseguenze penali? (leggevo oggi con sgomento e incredulita' dell' arresto di un cittadino che da alcuni anni non pagava il dovuto all' ex moglie). https://www.reuters.com/article/us-hungary-marriages-idUSKBN1Y01XG https://www.studiocataldi.it/amp/news.asp?id=30137-assegno-divorzio-come-funziona-in-europa#par5

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