Mateo Kovacic, storia di un talento cristallino4 min read

27 Aprile 2014 Uncategorized -

Mateo Kovacic, storia di un talento cristallino4 min read

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mateo kovacicClasse ’94, nato a Linz, Mateo Kovacic è un giocatore che affascina e strega: regista davanti alla difesa, mezz’ala o trequartista, dove gioca il 19enne croato -ne fa 20 il 6 maggio- si distingue per accelerazioni improvvise, verticalizzazioni taglienti e dribbling facile.

Un 10 atipico, più palla al piede che lancio lungo: volando alto, più Xavi Hernandez che Pirlo. Baricentro basso, Mateo Kovacic predilige partire palla al piede per poi scaricare in profondità.

Titolare nella nazionale croata, con cui giocherà i Mondiali in Brasile, il gioiellino ex Dinamo Zagabria ha avuto un’ascesa fulminea: a 6 è giocatore del Lask Linz, squadra della sua città natale, quando ne ha 13 si trasferisce a Zagabria e va giocare nelle giovanili della Dinamo Zagabria, il club croato più prestigioso. Nel 2008 inizia il suo cammino nella Croazia, parte dall’Under 14 per arrivare nel 2013 ad essere titolare nella nazionale maggiore.

Nel 2009 subisce un grave infortunio alla gamba, che lo tiene fuori dai campi fino all’anno successivo: il 20 novembre del 2010 fa il suo esordio tra i professionisti, diventando a 16 anni e 198 giorni il più giovane debuttante e marcatore nella storia della massima serie croata.

mateo kovacic croazia

Mateo Kovacic: l’arrivo all’Inter

Con la Dinamo nella stagione 2012/2013 gioca anche la Champions League, dove nonostante il livello della squadra spunta per iniziativa e maturità: l’Inter di Moratti e Stramaccioni è in cerca di centrocampisti e sorprendendo gli altri top club europei riesce ad acquistarlo nel gennaio 2013 per 11 milioni di euro + bonus legati alle vittorie dell’Inter e qualificazioni in Champions fino al 2017.

(Al momento quindi, in casa Inter si risparmia).

Sin dal suo arrivo Kovacic dimostra di essere l’antieroe (o antiBalotelli): carattere tranquillo, profondamente religioso, non ha nessun vezzo da divo ma non manca in quanto a personalità: la fiducia dell’Inter e di Stramaccioni nel talentino è grande, tant’è che gli viene data la maglia numero 10, appena lasciata da Wesley Sneijder.

Il 10 croato viene subito messo in campo da Strama, dimostra le sue qualità in maniera un po’ discontinua e soprattutto si trova in una squadra in cui non gira più niente: la fiducia data però gli serve per iniziare a fare esperienza in un campionato decisamente più competitivo.

Nella stagione 2013/2014, dopo l’arrivo di Walter Mazzarri, Kovacic inizia un periodo difficile: non viene considerato tra i titolari, fa fatica a ritagliarsi uno spazio, gioca pochissimo.

Dopo gli iniziali proclami, che lo vedrebbero in campo “alla Hamsik”, con licenza di uccidere e concludere, il 10 scompare dai radar, suscitando perplessità in tanti tifosi neroblu, che lo vorrebbero vedere in campo in una squadra che in mezzo manca di talento e fantasia.

L’arrivo di Hernanes pare una pietra tombale per Kovacic, invece proprio con l’arrivo del Profeta il 10 riparte dove aver toccato il punto più basso in Juve-Inter, quando si dimentica di Lichsteiner che va a segnare. Mazzarri non è per niente tenero con lui nelle dichiarazioni post partita, il problema sta soprattutto nella fase senza palla.

Un po’ perché la squadra fatica nei risultati, un po’ perché la società cambia ed Erick Thohir vuole vedere giocare i giovani, in primis lui e Mauro Icardi, Kovacic ritrova minuti in campo e dopo l’ennesima follia di Guarin contro il Livorno, ha finalmente la sua chance e la coglie. Sia a Genova che a Parma, pur evidenziando ancora alcune timidezze ed imprecisioni, è lui la mente della squadra, da lui partono le trame di gioco. Così anche nello 0-0 in casa col Napoli, dove impegna Pepe Reina da fuori e serve un delizioso assist a Nagatomo nel secondo tempo.

Nel finale di partita, quando l’Inter è stanca, è l’unico ad avere ancora benzina e a proporsi. Quello su cui Kovacic deve più lavorare sono il tiro e la personalità: imparare a finalizzare sotto porta e prendersi maggiori responsabilità possono fare del croato un leader tecnico della squadra del futuro.

Valutato 15 milioni di euro dai maggiori indicatori di mercato, Kovacic ha bisogno di stare in campo per migliorare: la stagione 2013/2014 l’ha visto in campo (non significa da titolare) per 36 volte tra Serie A, Under 21, qualificazioni mondiali e Coppa Italia, 1.822 minuti e 4 assist, ancora troppo poco per crescere e diventare un leader.

Il talentino fa ancora gola a mezza Europa, Thohir ha dichiarato che l’intenzione dell’Inter è di costruire su giocatori come lui per un grande futuro: è anche la speranza dei tifosi, che stravedono per il croato e si illuminano ogni volta che Kovacic prende palla e parte in accelerazione. Kovacic e Hernanes devono imparare a dialogare e stare in campo insieme, allora sì, che ne vedremo della belle.

Immagine| Inter

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Scatto in profondità, controllo e, prima del tiro, un impercettibile passo di danza che manda in tilt gli avversari e libera la porta. Tango Hesitation lo chiamano, un movimento sublime un cui tutto – il ritmo, la passione e anche un pallone – rimane sospeso per una frazione senza tempo. Arte e struggimento: il piede e il volto di Diego Milito.
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