Little free library Roma: intervista a Giovanna Iorio6 min read

3 Febbraio 2014 Cultura -

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Sociologo

Little free library Roma: intervista a Giovanna Iorio6 min read

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Little free library RomaL’avevamo promesso: raccontare le piccole biblioteche libere d’Italia tramite la voce dei loro protagonisti, di chi ha raccolto lo stimolo proveniente dagli Stati Uniti per diffondere il verbo della lettura nel nostro Paese.

Cominciamo dall’inizio, dalla Little free library Roma, la prima aperta in Italia dall’insegnante, blogger e scrittrice Giovanna Iorio.

Giovanna ha aperto la mini biblioteca nel parco dell’Inviolatella Borghese, quartiere Vigna Clara, Roma, il 1 giugno 2012.

E ci racconta di libri che spuntano a primavera come i fiori, padri che leggono con i figli, comunità che si creano e si incontrano e di un progetto speciale per il futuro.

Giovanna, hai tre righe per presentarti

Vivo a Roma, una città bellissima che mi dà tanta ispirazione. Amo i libri: insegno letteratura italiana e scrivo. Mi piace la corsa, la vita all’aperto. Credo nella forza delle parole. Sono convinta che le piccole idee miglioreranno la vita quotidiana.

La Little free library Roma che hai aperto nel parco dell’Inviolatella Borghese è la prima del genere in Italia. Come è nata l’idea? E perché proprio lì?

L’idea è venuta leggendo un articolo che parlava di queste piccole casette per i libri. In America sono diffusissime. Il parco che ospita la Little free library Roma si trova di fronte alla scuola dove lavoro. C’è un albero meraviglioso al centro di questa distesa di verde, dove giocano i bambini, passeggiano gli innamorati, corrono i cani. Ho pensato che mancasse qualcosa. Mancavano i libri. Ho proposto ai miei studenti di comprare una casetta per i libri e abbiamo realizzato, nel giro di poche settimane, un bel sogno per tutti i cittadini.

Raccontaci qualcosa della Little free library Roma: che area serve, quanti utenti ha, chi sono, quanti libri vengono scambiati…

Come dicevo il parco che ospita la Little free library si trova in una zona di Roma Nord molto bella. Ma è un parco che è stato aperto da poco al pubblico. Ora viene frequentato da tutti quelli che abitano nella zona. Nei mesi primaverili i libri aumentano, sotto l’albero, proprio come le foglie. D’inverno diminuiscono ma ce ne sono sempre. Di solito si fermano a leggere le mamme che accompagnano i bimbi al parco giochi, oppure qualcuno che ha voglia di un po’ di parole nella pausa pranzo.

La cosa più bella che sia mai successa alla Little free library Roma.

Un giorno ho trovato un papà che, approfittando di un giorno libero, aveva deciso di fare un picnic con una decina di bambini, tutti compagni di scuola di suo figlio. Mi sono avvicinata anche io: c’era da mangiare, tutti erano molto felici di aver raggiunto questo posto speciale. Mi hanno chiesto di restare un po’ e allora abbiamo raccontato storie, accanto alla casetta in legno.

Avendo un po’ approfondito l’argomento, la domanda che mi sorge spontanea è: ma le Little free library funzionano? Le persone effettivamente portano i loro libri? Non è che portano solo i libri peggiori, di cui vogliono liberarsi?

Sì, funzionano. E non solo nei parchi “belli”. Subito dopo questa casetta, insieme al Comitato Robin Hood e Francesco Gargaglia, ne abbiamo messo una seconda in un parco meno “fortunato”, sulla Cassia, a Tomba di Nerone. Il parco, di notte, ospita persone senza dimora. Tutti credevano che la casetta sarebbe stata “distrutta” o saccheggiata. E invece è piena di libri. È vero, a volte qualcuno porta libri di cui si vuole liberare. Ma secondo me sono pochi i libri “peggiori” in assoluto, mentre ci sono pessimi lettori.

Oltre ad averne avviata una sei riconosciuta come la principale animatrice del movimento Little free library in Italia. Gestisci il blog che mette in connessione le esperienze attive e funge da ripetitore per comunicare all’esterno il fenomeno. Ti riconosci questo ruolo? Come lo vivi, una specie di missione o una casualità?

Il blog è arrivato un anno dopo l’apertura della Little free library Roma. Nel corso dei primi dodici mesi ero stata contattata da altre persone che volevano realizzare questo progetto. Per il primo compleanno della nostra casetta abbiamo organizzato una passeggiata nel parco con gli studenti della mia scuola, artisti e poeti. Abbiamo anche realizzato dei cartelli per illustrare la flora e la fauna del parco. In quell’occasione ho chiesto a tutti gli amici che avevano realizzato una Little free library di inviarci gli auguri: hanno realizzato tutti un video. Anche Todd Bol, uno degli ideatori del progetto, ci ha inviato i video auguri dagli Stati Uniti. A quel punto ho pensato che il blog potesse essere una buona idea per restare in contatto. Non abbiamo molto tempo, ma il blog esiste e lo curano persone entusiaste che, come me, credono in questo piccolo progetto. La parola missione non mi si addice… Piuttosto preferisco la parola comunità. Questo progetto serve, ed è servito, a creare una comunità. Un luogo speciale d’incontro. La lettura viene dopo.

Le Little free library riproducono su piccola scala il modello biblioteca pubblica, con la (non trascurabile) differenza che esse devono contare sulla partecipazione attiva degli utenti. Se questo da una parte è certamente un aspetto interessante, dall’altra non rischiate di fare concorrenza alle biblioteche pubbliche, da sempre riconosciute come luoghi di grande valore per le comunità?

Personalmente credo di no. La biblioteca pubblica continua ad essere un luogo di diffusione e conservazione del libro e ha un’importanza fondamentale. Spesso, però, l’accesso ai libri è problematico: la richiesta dei documenti, la distanza dalla biblioteca, il tempo a disposizione. La Little free library soccorre i lettori che non sapevano di voler leggere un libro e che, trovandosi accanto a una strana casetta piena di libri, lasciano il cellulare e si mettono a leggere un romanzo, una poesia, un saggio, una favola. Alcuni lasciano il libro dopo aver letto qualche pagina. Insomma, se sono circondata da libri probabilmente ne aprirò uno. Se tra me e il libro vi è una porta (anche aperta), forse non entrerò.

Dedichiamoci ora agli aspetti sociali legati al fenomeno: secondo i suoi promotori la Little free library innesca processi socio-culturali benefici per gli individui e la collettività, facendo circolare cultura, favorendo la lettura e promuovendo la socialità tra vicini di casa che magari prima non si conoscevano o comunque non su questo piano. È tutto vero? In base alla tua esperienza questo accade o ci sono delle difficoltà?

Quelle di cui parli sono le potenzialità del progetto. C’è bisogno, però, di un grande entusiasmo per promuovere questa idea tra gli scettici. A me dicevano che avrebbero “rubato” tutti i libri. Ma, finora, non ho visto ladri di libri. I ladri peggiori sono quelli che ti rubano l’entusiasmo e non permettono ad un’idea di crescere, adattarsi all’ambiente, modificarsi, cambiare e cambiarsi.

Infine, il futuro: quali prospettive per le Little free library in Italia? Pensi che le esperienze continueranno a moltiplicarsi e soprattutto che saranno durature?

Io un’idea ce l’ho… Con la mia amica Sara Cracco vogliamo realizzare dei progetti molto ambiziosi qui a Roma. Non solo Little free library ma luoghi di accesso ai libri senza barriere architettoniche. Ci stiamo lavorando. La Little free library è soprattutto un modo di concepire la cultura: piccola non significa senza valore. E soprattutto non dimentichiamoci quanto sia importante la parola “libera” accanto alla parola “cultura”.

Immagine | amicidiletture.blogspot.it

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Sociologo, lavora come progettista e project manager per Sineglossa. Per Le Nius è responsabile editoriale, autore e formatore. Crede nell'amore e ha una vera passione per i treni. fabio@lenius.it
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