Libri da ombrellone: Rimini di Tondelli2 min read

13 Luglio 2015 Cultura -

Libri da ombrellone: Rimini di Tondelli2 min read

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Libri da ombrellone Rimini di Tondelli
@Igor Andreani

Estate. Tempo di vacanze, tempo di lettura. Che cosa aspettarsi da questo luglio appena iniziato?

Sicuramente dei libri da portare in vacanza.

Che sia mare, montagna o qualsiasi altra cosa, i libri sono degli inseparabili compagni di viaggio. E scegliere quale portare non è una scelta da poco. Anziché proporvi una lista di titoli, oggi vogliamo soffermarci su un libro in particolare che ci fa pensare all’estate: Rimini di Tondelli.

Negli anni ’80 Tondelli era un mito generazionale. Aveva scritto libri forti, sinceri, in cui molti giovani dell’epoca si identificarono (Altri libertini, Camere separate). Inoltre, aveva un talento generoso nel promuovere scrittori più giovani.

Rimini esce nel 1985. Subito i suoi aficionados più stretti storcono il naso, adducendo che è un romanzo commerciale, che l’editore lo ha voluto per fare cassa, che le consuete tematiche cult (l’identità generazionale e quella gay, la libertà di linguaggio, il sesso esplicito ad es.) sono trascurate. Ma il libro piacque, anche ad un pubblico più vasto.

In effetti lo stile del romanzo è classico. È una scrittura di trama, di intrecci; un ottimo libro ”da ombrellone”.
Diverte, appassiona, lascia molto spazio al lettore, che deve riempire i vuoti di storie non connesse tra loro se non per l’appartenenza al comune fondale, la Rimini vorticosa e brulicante degli anni ’80.

Tondelli non si sposta a Rimini per l’occasione; lo spiega lui stesso in calce al libro. Sposando la ”verisimiglianza” invece di una più realistica e diretta immersione in fatti e cose, dipinge un ritratto non contingente, altamente simbolico e fortemente caratterizzato della Riviera romagnola, ma non (solo) per quello che è – ed era – ma per quello che rappresenta.
Ecco Rimini di Tondelli va letto ancora oggi.

Rimini diviene una sorta di Hollywood d’Italia, un luogo (e un non luogo) dell’anima, il serbatoio in cui l’Italia di allora – ma anche l’Italia di sempre, l’Italia tutta dal boom in poi – si dimentica, s’impasticca, ama, ricerca, si sballa, crea, piange, uccide anche.

Un grande, rassicurante, luccicante paradiso artificiale. Una ”scia di piacere” – dirà Tondelli parlando di Rimini– che ”segnava il confine tra la vita e il sogno di essa”.

Ecco che, allora, la trama (un giornalista milanese scende in Riviera per il suo primo incarico importante, imbattendosi in una folla incredibile e rutilante di personaggi) non è che il pretesto per lasciar spazio a questa polifonia di umori e pulsioni, per varcare la frontiera tra la monotonia opaca dell’Italia quotidiana e l’ossessiva, allucinata, inesausta invenzione terrena di un’Italia sognata.

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Aspirante antropologo, vive da sempre in habitat lagunar-fluviale veneto, per la precisione svolazza tra Laguna di Venezia, Sile e Piave. Decisamente glocal, ama lo stivale tutto (calzini fetidi inclusi), e prova a starci dietro, spesso in bici. Così dopo frivole escursioni nella giurisprudenza e nel non profit, ha deciso che è giunta seriamente l'ora di mettere la testa a posto e scrivere su tutto quello che gli piace.
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