Libri a mollo: perché ne abbiamo bisogno6 min read

3 Giugno 2015 Cultura -

Libri a mollo: perché ne abbiamo bisogno6 min read

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Libri a molloLibri a Mollo è uno di quei rari eventi letterari che mi piace. Mi piace veramente, ecco. C’è Più Libri Più Liberi, la fiera della piccola e media editoria. C’è il Festival di Mantova, che però non sopporto, così come il Salone del Libro di Torino, che fa troppo mega libreria in cui devi anche pagare per comprare gli stessi libri che trovi fuori ma senza sconto.

Poi ci sono queste cose qui, Citofonare Interno 7, Libri a Mollo: robe che tu ci vai e ti senti tra amici, in cui puoi partecipare, intervenire e parlare con gli autori e gli organizzatori. La mente di diamante che ha pensato questo evento (a cui ho partecipato anche io per questo libro) è Carmelo Calì, direttore di Libri e Bar Pallotta, meraviglioso centro di scoperte (altrimenti denominato libreria) nato nel 2008 a Ponte Milvio.

Libri a Mollo è giunto alla seconda edizione, iniziata il 28 maggio e che si concluderà il 24 settembre. Il 2 luglio ospiterà il mitico Johnny Palomba. Non credo che abbiate qualcosa di più importante da fare, il 2 luglio. Nemmeno il matrimonio di vostra sorella può reggere il confronto con una serata con Palomba.

Ora vi raccontiamo, io e Carmelo, perché Libri a Mollo – se abitate a Roma – proprio non ve lo potete perdere.

Come nasce Libri a mollo?
Libri a Mollo è nato a giugno dell’anno scorso, in sinergia con i ragazzi del chioschetto, accanto alla Torretta Valadier. L’idea nasce dal fatto che anche loro erano un po’ stanchi della movida di Ponte Milvio, dedicata solo ai ragazzini che si ubriacano e basta. Per cui hanno pensato di integrare la loro attività con la nostra, cercando di unire autori, fare un po’ di cultura e divertimento. Al progetto si è interessata anche Sara Martorano, consigliere del XV municipio, che ha fiutato la cosa e ha deciso di appoggiarci insieme con l’assessore alla cultura Alessandro Costa, e Daniele Torquati. Tutto è iniziato quasi per gioco, per evitare che si parlasse solo di Ponte Milvio come luogo per le risse e la movida.

Da cosa nasce questo nome?
Ponte Milvio è chiamato anche Ponte Mollo perché è una zona bassa. Se il Tevere esonda, è la prima zona di Roma che “va a mollo”. E poi, essendo il ponte più antico di Roma, era in legno, quindi molleggiante. Unendo i libri, l’oggetto del nostro lavoro, e il luogo appunto “molleggiante”, ci è venuto in mente questo nome per la manifestazione.

Avete avuto difficoltà burocratiche nell’organizzare Libri a Mollo?
Per la scorsa edizione no. Per questa invece siamo ancora in alto mare. L’anno scorso il via libera per l’occupazione di suolo pubblico arrivò in tempi molto brevi, quest’anno invece a manifestazione già iniziata non abbiamo ancora avuto l’ok dagli organi della sovrintendenza. Siamo cresciuti nel programma e nell’organizzazione, arrivando a stabilire anche un giorno fisso, per creare un appuntamento con il nostro pubblico, fissandolo in un orario serale, le 21.30. Ma nonostante questo, la nostra domanda è stata bloccata. Se non arriverà, svolgeremo le serate nello spazio antistante alla libreria. Ci perderemo in atmosfera, ma riusciremo a veicolare serenamente il contenuto.

Perché organizzare un’altra manifestazione letteraria dato il già affollato programma romano e italiano?
L’idea nasce dal fatto che questi festival si svolgono in zone lontane da questo quartiere, poco coinvolto da sempre nella vita culturale della città. Questa è una delle ragioni per cui abbiamo difficoltà ad intercettare il pubblico anche per la nostra libreria, non solo per Libri a Mollo. In altri quartieri come San Lorenzo c’è molto più movimento e partecipazione. C’è da dire che Ponte Milvio per molto tempo è stato periferia. Dopo la rinascita della movida, è rinato anche il quartiere. Basti pensare che nel 2008, quando ha aperto Libri e Bar Pallotta, questa è stata la prima libreria del quartiere. Quindi Libri a Mollo è stato un modo per rivitalizzare culturalmente il municipio XV, grande quasi quanto Milano ma isolato culturalmente.

Qual è la più grande soddisfazione che hai avuto grazie a Libri a Mollo?
La più grande soddisfazione è stata quella di ricevere dall’esterno la spinta a rifarlo. Non ero sicuro di voler riorganizzare Libri a Mollo perché la prima edizione è stata davvero molto faticosa e, non avendo delle risorse economiche per costruire una squadra che mi aiutasse a gestire tutta l’organizzazione, l’idea mi spaventava un po’. Ma grazie alla volontà degli autori, l’appogio delle case editrici e il credito conquistato lo scorso anno che ci ha permesso di chiamare nomi come Francesco Piccolo, ho avuto la spinta necessaria per ricominciare. Tra le soddisfazioni c’è quella di aver ospitato autori come Nicola Lagioia e Paolo Zardi. Quest’ultimo, sconosciuto al grande pubblico, è ora con Lagioia al Premio Strega e noi ne siamo felici, perché ci abbiamo creduto. Stesso discorso per Domenica Dara, autore di Breve trattato sulle coincidenze pubblicato da Nutrimenti. Dopo essere stato a Libri a Mollo, ha vinto 5 premi letterari. Abbiamo intercettato libri che a noi erano piaciuti e abbiamo veicolato: questo del resto è il lavoro quotidiano che facciamo in libreria.

Qual è la più grande sfida per un libraio oggi?
La più grande sfida è quella di tenere in piedi la libreria, e oggi non è facile. Avendo abbandonato la rincorsa del grande pubblico, interessato all’offerta commerciale, noi senza nessuna presunzione cerchiamo di fare da filtro tra i lettori e i libri. Per questo abbiamo deciso di avere molti contatti con editori indipendenti, selezionando gli autori per noi validi: è una sfida ardua perché quando tagli fuori una serie di cose per scelta, porti avanti una battaglia ideologica che mal si accompagna a una sfida commerciale. Certo non teniamo fuori i grandi, ma non prendiamo tutto: scegliamo i temi, gli autori e i libri da tenere. I risultati ci premiano: molti editori ci hanno accordato la loro fiducia, aprendo dei conti depositi con noi (minimum fax, e/o, tra i tanti). I clienti inoltre trovano già dall’ingresso una selezione di libri che non sono novità, ma che sono libri che piacciono a noi. Bisogna partire dal presupposto che, se un libro è uscito tre anni fa ma tu non lo hai letto, per te sarà comunque un libro nuovo. Non bisogna rincorrere solo i libri appena usciti.

Qual è la tua missione in libreria?
Fare da filtro fra tutto quello che c’è sul mercato editoriale, cosa che faccio anche grazie a Carla che lavora con me. Cerco di imparare il mestiere del libraio ogni giorno, interpretando i cambiamenti che ci sono stati e che sono in corso, nel pubblico e nel settore, intercettando ciò che accade e mettendolo in pratica per tenere in piedi la libreria. Libri a mollo è una di quelle iniziative che mira a conquistare il pubblico, non solo per fargli comprare un libro ma per offrire intrattenimento in qualità. Fare il libraio come lo intendo io significa anche contrapporsi a una filosofia, quelle delle librerie di catena, in cui l’offerta debordante non è un valore aggiunto, se non c’è qualcuno che ti indirizza e ti fa da filtro. Entrare in questi luoghi è spesso un’esperienza che può mandare in confusione, che a volte ti porta a non comprare nulla. E poi noi amiamo ascoltare i lettori, i nostri clienti, che con i loro consigli ci aiutano a costruire un’offerta intelligente.

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Stefania nasce nel '82, mentre in Portogallo si dava alle stampe l’allora sconosciuto Il libro dell’inquietudine di Pessoa. Il suo destino sembra essere legato all’editoria: lavora per 10 anni in 4 diverse fucine editoriali. Sin dai tempi dell'università, scrive di libri su vari portali. Ora lavora come web editor freelance, scrive di libri, finanza e lifestyle e, quando è tempo, fa l’olio più buono del mondo.
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