L’Europa spacca in due le banche6 min read

14 Febbraio 2014 Economia Europa -

L’Europa spacca in due le banche6 min read

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@Guillaume
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Nessuna banca di dimensioni rilevanti in Europa potrà condurre sia attività di investimento che attività bancaria tradizionale di raccolta del risparmio. Da una parte il trading rischioso, dall’altra i risparmi clienti. Delle due l’una: o banca di investimento, o banca classica. Con netta separazione.

Questo avverrà se e quando sarà approvata l’ultima proposta della Commissione europea, pubblicata in data 29 gennaio. Mentre l’Italia si avvita su se stessa, l’Europa prosegue il mastodontico lavoro di riforma post-crisi del sistema bancario.

Europa: spezzare il circolo vizioso banche/debiti sovrani

Viaggia, pur fra mille difficoltà, verso il doppio obiettivo messo a fuoco con l’Unione Bancaria: spezzare il circolo vizioso banche/debiti sovrani e affidare il governo del sistema bancario-finanziario UE a organi e regole europee, sorpassando il balbettio degli Stati membri. Il tutto per sanare le falle messe a nudo dalla crisi.

Infatti, mentre prosegue l’opera di posa dell’ultima pietra dell’Unione Bancaria – il sistema di risoluzione delle crisi (SRM -Single Resolution Mechanism) che predispone mezzi e procedure per risolvere le future crisi bancarie, ponendo le perdite a carico delle banche stesse – la Commissione europea ha pubblicato l’ultima proposta di Regolamento del suo mandato 2009-2014: la Riforma Strutturale del sistema bancario europeo. Si chiude col botto.

Come se le riforme fin qui poste in essere non fossero già strutturali per la loro portata (nuovi requisiti di capitale, nuove regole sulla protezione dei depositi, sulla vigilanza bancaria, sui derivati, sulla protezione degli investitori, sui reati finanziari, sulla trasparenza, sulla gestione delle crisi e via dicendo), ecco giungere un vero pezzo da novanta. La nuova normativa, infatti, andrà a intaccare nel profondo l’essenza, la struttura (da cui il nome del Regolamento), delle banche.

Prendendo le mosse da analoghe iniziative nel Regno Unito (Vickers Report) e negli USA (Volcker’s rule), la riforma è intesa a separare all’interno di uno stesso gruppo bancario le attività di intermediazione tradizionale, cioè raccolta di risparmio e concessione di prestiti e finanziamenti a vario titolo, detta retail, da quelle di investimento in proprio della banca, cioè non in esecuzione di ordini della clientela, detta proprietary trading. Al superamento di determinate soglie – banche sistemiche secondo la normativa UE, o per tre anni consecutivi con 30 mld di attivi, 70 mld di attività di trading o attività di trading superiori al 10% del proprio attivo di bilancio – l’autorità di vigilanza avrà facoltà di calare la scure e spaccare in due la banca, o il gruppo bancario.

@European Parliament
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Con provvedimento di separazione, infatti, vengono create due entità giuridicamente distinte: una per la conduzione dell’attività di investimento in proprio della banca, cioè il trading per proprio guadagno; l’altra (o le altre, se si tratta di gruppo bancario) dedicata esclusivamente all’attività bancaria tradizionale di intermediazione con la clientela e ad alcune attività connesse.

La separazione legale fra l’investment banking (oltre certi volumi) e il tradizionale retail banking dovrebbe garantire più trasparenza, ridurre i rischi, facilitare le operazioni di vigilanza e la gestione di eventuali crisi. Con la separazione si vuole evitare che l’attività di trading si avvalga del collateral (cioè della garanzia) rappresentata dalla presenza nella pancia della banca dei depositi tradizionali.

Si vuole evitare, cioè, che la banca usi i depositi come leva dell’attività speculativa per proprio guadagno. Si vuol evitare, da ultimo, che i contribuenti siano chiamati ad accollarsi eventuali salvataggi bancari per proteggere i risparmiatori i cui denari siano stati utilizzati impropriamente dalle banche per proprio tornaconto.

Europa contro deregulation bancaria: una storia

Si tratta di una novità di grossa portata. Roba che scotta, si direbbe. E i grandi gruppi bancari si può stare certi che non staranno a guardare. Ma come ci si è arrivati?

@The White House
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Nel 1999, sulla spinta della deregulation, Bill Clinton firmava la legge che favoriva fusioni e acquisizioni nel settore finanziario americano. Quella legge segnava la fine del canone sacro che vietava la mescolanza dei mestieri, nato dopo il crac di Wall Street del 1929. Lo storico Glass-Steagal act del 1933, approvato per mano di Franklyn Roosevelt nella Grande Depressione, vietava infatti alle banche che raccolgono i depositi di usarli per investimenti speculativi o per acquisire partecipazioni azionarie. Era una netta separazione dei rischi, spazzata via nel 1999 sotto i colpi della nuova filosofia imperante.

Ma proprio gli Stati Uniti, oggi, fanno autocritica. E già da molti anni lo andava dicendo l’ex numero uno della Fed, Paul Volcker. Quest’ultimo dal 2008 è stato consigliere dell’amministrazione Obama e oggi la sua proposta, denominata appunto Volcker’s rule – non identica ma in sostanza simile a quella della Commissione europea – è divenuta legge, entrando a far parte del Dodd-Frank Act (la biblica legge di riforma del sistema bancario-finanziario USA firmata Obama).

Riassumendo, come conseguenza della crisi del 1929 gli USA inventarono la separazione fra banca tradizionale e banca di investimento. Nel 1999 questa regola fu rimossa. In seguito alla più grande crisi dopo il 1929, cioè quella del 2008, la regola viene in buona sostanza reintrodotta. Si tratta di corsi e ricorsi storici. O forse del fatto che non si impara mai dagli errori.

Vedremo alla prova dei fatti se è una buona idea. Soprattutto in Europa, dove a differenza del Regno Unito e degli Stati Uniti, da sempre vige il modello tedesco di banca universale, che riunisce in sé entrambe le attività che oggi si vorrebbero separare. Fatto sta che anche l’Europa, pur con i suoi tempi (dovuti al fatto che ogni cosa va negoziata fra 28 Stati membri) si muove per creare nuove regole e riparare ai danni del passato.

Attualmente, la proposta della Commissione è in una secca: il Parlamento europeo è in dismissione in vista delle elezioni di maggio e non pare intenzionato a occuparsene. Toccherà al prossimo. Il Consiglio già se ne occupa, ma dovrà poi attendere il nuovo Parlamento. In altre parole, la strada non è breve e sarà senz’altro accidentata.

C’è un però: si tratta dell’ultimo tassello di un’opera di riforma e, in un certo senso, moralizzazione dell’attività bancaria, senza precedenti. Non perfetta. Ma perlomeno esistente. Nessuno Stato avrebbe potuto muoversi in modo così pervasivo. Solo la tanto bistrattata l’Europa.

La domanda quindi sorge spontanea. Verrebbe da chiedersi perché alcuni politici non spiegano ai loro elettori cosa hanno intenzione di fare di fronte a progetti di grande portata, come questo, che vengono dell’Europa. Perché non raccontano l’indispensabilità dell’Europa e ne tacciono ogni fondamentale iniziativa, che cambierà la vita di 500 milioni di cittadini. L’ovvia risposta è che, per andare a caccia di voti, è meglio fare striscioni quell’unica volta che si mette piede al Parlamento europeo – invece di andarci ogni giorno al lavoro – e organizzare vaffa days di ogni sorta. Molto più fruttuoso sbraitare populismi con la vena grossa sul collo. Quanto è dannatamente di moda dare addosso a nemici a caso, all’Europa dei banchieri. Anche quando a legiferare contro certi banchieri è rimasta solo l’Europa. Già, ma questi sono dettagli.

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Milano, Dublino, Londra e Bruxelles. Specializzato in diritto bancario, dei mercati finanziari e dell'Unione europea, collaboro con le facoltà di Economia e Diritto di alcune università europee.
2 Commenti
  1. Paolo

    Bell'articolo, un po' tecnico. Poi sul finale una "piccola dimenticanza"... Non è proprio vero che non ci sia forza politica che non si occupi di questi argomenti... La divisione tra banche di investimento e banche tradizionali è un vecchio pallino del MoVimento ripreso a più puntate da Grillo in campagna elettorale... LeNius.. Mi raccomano...

  2. MoulesFrites

    Grazie molte per il tuo commento Paolo, come immagini certe materie sono tecniche in sè, provo a divulgarle e - anche se richiede un po' di sforzo da parte di chi legge - credo sia importante essere al corrente di certe cose come cittadini, non come tecnici. Grazie anche per l'informazione che mi dai, interessante. Il mio, tuttavia, era un appunto più generale. E a maggior ragione, se anche i 5S apprezzano una riforma del genere - ammesso che ne conoscano il dettaglio tecnico, senza il quale non si va da nessuna parte - allora sarebbe molto utile che evitassero di scagliarsi contro una fantomatica "europa dei banchieri", quando da 5 anni l'Europa non fa altro che produrre leggi - in un opera di riforma di portata storica, di cui nè loro nè nessun altro parla per ignoranza o malafede - che impongono limiti e regole alle banche. Altro che Europa dei banchieri. Basta chiedere ai banchieri, e vedrai. Perchè dunque aizzare cittadini male informati contro l'Europa? Conto l'Euro? Contro complotti non meglio precisati? Se una logica c'è, allora è legittimo pensare che sia solo elettorale. Per 5S come chiunque altro si comporti in questo modo. Solo che, se è così, è una logica antica, un po' triste e - ritengo - molto pericolosa.

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