Letta-Renzi: il premier in Italia mai eletto dai cittadini3 min read

18 Febbraio 2014 Politica Politica interna -

Letta-Renzi: il premier in Italia mai eletto dai cittadini3 min read

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letta-renziUna delle critiche che con più insistenza vengono mosse nei confronti della famigerata “staffetta” Letta-Renzi è quella di dar vita al terzo governo di fila non eletto dai cittadini. Ebbene, in verità si tratta del 68esimo. Di fila.

Agli elettori la Costituzione ha sempre e solo concesso decidere della composizione delle Camere; spetta poi al Presidente della Repubblica nominare il Presidente del Consiglio “e, su proposta di questo, i Ministri” (art. 92 Cost.).

Chiaramente la nomina suole cadere su qualcuno che, in seguito alle “consultazioni”, parrebbe in grado di ottenere la fiducia da parte della maggioranza dei parlamentari. Quel qualcuno oggi è Matteo Renzi, il quale, piaccia o meno, diventerà Presidente del Consiglio a pieno titolo ed in maniera assolutamente legittima poiché conforme a Costituzione. Potrà sembrare una procedura poco democratica, ma cade dal pero chi denuncia solo oggi ciò che accade dal ‘48.

La verità è che dell’elezione del governo non dovrebbe fregarcene nulla, ed a preoccuparci seriamente dovrebbe essere, invece, un macroscopico particolare purtroppo ed incredibilmente estraneo al pubblico dibattito. Mi spiego: la nostra Costituzione, come la maggior parte delle costituzioni moderne, assicura la democraticità del sistema tramite la classica ed arcinota divisione dei poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario) posti ognuno in capo a tre distinti organi: parlamento, governo e magistratura.

Il parlamento fa le leggi, il governo ne assicura l’esecuzione e la magistratura ne vigila il rispetto. Quando più d’un potere cade nelle mani dello stesso organo la democrazia è a rischio. è proprio ciò che sta accadendo in Italia: negli ultimi 25 anni abbiamo assistito ad un incredibile, eccessivo, incostituzionale e (quindi) pericolosissimo abuso della decretazione da parte del Governo, il quale di fatto legifera ormai più del Parlamento.

L’unico organo che ci è dato votare, quello che dovrebbe essere il più nobile, formato da esponenti della società civile di ogni classe ed estrazione sociale (imprenditori, operai e sindacalisti, insegnanti, intellettuali, personaggi dello sport e dello spettacolo, commercianti, ex sindaci, esponenti delle minoranze etniche e culturali, gente comune, chi più ne ha più ne metta) chiamati a dibattere dei problemi della vita reale ed a proporre soluzioni tramite la discussione e l’approvazione di leggi, si è ridotto ad essere poco più di un esercito di servi dei capi partito, utile solo per votare la fiducia, proporre qualche emendamento e fornire comparse ai vari talk show politici.

L’umiliazione e il depauperamento del Parlamento Italiano assumono contorni ancor più drammatici se considerate assieme ad una serie di fattori che possono spingere a mettere in dubbio l’effettiva democraticità del sistema nel quale viviamo.

Mi riferisco all’abominio della precedente legge elettorale, al fenomeno della compravendita dei parlamentari e degli elettori, ai legami con mafie e potentati economici, agli allarmanti livelli di corruzione e (il)libertà di stampa nel nostro Paese, ai nostri scarsi livelli di istruzione che si traducono in una scarsa capacità di leggere e comprendere fenomeni economici, sociali e politici anche solo di media complessità (e quindi di reagirvi adeguatamente), ed infine alla sostanziale non democraticità delle istituzioni europee (il Parlamento Europeo, l’unico organo che ci è dato eleggere, è quello dotato di minori poteri; e visto chi ci mandiamo sembra quasi un bene).

Se è vero che la democrazia è un organismo che per sopravvivere ha bisogno di auto-alimentarsi, temo che dalle nostre parti stia tremendamente soffrendo la fame.

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1 Commenti
  1. Piergiorgio Rossetto

    Durante la I Repubblica si soffriva dell'opposto eccesso, quella parlamentarizzazione che rispecchiava le mille anime dell'unico partito realmente in grado di governare, la DC, in ciò aiutata anche dal sistema elettorale proporzionale. In una riforma costituzionale seria (se ne parla da quasi 30 anni...) andrebbe potenziato non tanto il governo, quanto i poteri del presidente del consiglio, un vero premier in grado di determinare realmente la linea governativa.

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