What is Left?3 min read

22 Dicembre 2013 Cultura -

What is Left?3 min read

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What is leftWhat is Left? è un gustoso e bel documentario, non ci sarebbe altro da aggiungere al nuovo lavoro cinematografico della coppia Luca Ragazzi e Gustavo Hofer, costato solo ottanta mila euro e prodotto in casa. Un altro ottimo segnale per il genere documentaristico italiano dopo l’exploit di Sacro Gra al Festival di Venezia.

Luca Ragazzi e Gustav Hofer raccontano in modo ironico e divertente, partendo dalla non facile domanda what is Left?, l’ultima campagna elettorale del centro-sinistra italiano, la delusione, la vittoria quasi scontata e mai arrivata, il ritorno di Berlusconi e l’ascesa di Beppe Grillo. 75 minuti di drammaticità ma anche di amara ironia, capaci di catturare il pubblico in sala.

Il film non si appesantisce in analisi troppo approfondite, ma nello stesso tempo non rinuncia a farsi veicolo di interrogativi sul perché di un ennesimo disastro della sinistra italiana, sempre a un passo dalla vittoria e mai realmente vincente.

Il racconto parte dalle primarie per la scelta del candidato premier del centro-sinistra e si snoda lungo le strade e le città toccate dalla campagna elettorale. C’è molto materiale girato: “girare è la cosa che ci piace di più fare” affermano i due autori durante il dibattito che segue la visione. Si seguono le sorti di tre candidati giovani: Enzo Lattuca del Pd forlivese, Celeste Costantino, calabrese ma romana di adozione, di Sel e Alessandro Di Battista, romano, “carbonaro” (della carbonara) e grillino.

I due autori dialogano con loro prima e dopo le elezioni. Captano i sogni e le speranze di una generazione che finalmente trova spazio nella politica istituzionale, cercano di individuare strade alternative alle nuove elezioni o alle grandi intese con il Pdl, immaginano un cambiamento che possa davvero dare una prospettiva migliore al nostro Paese. Tutto questo avviene attraverso una serie di dialoghi esilaranti a volte tra i due registi, a volte tra i registi e vari interlocutori politici, tra cui compaiono anche Dario Franceschini, Fabrizio Barca e Stefano Rodotà.

Ma la storia di questi ultimi mesi è nota: l’elezione di Napolitano a Presidente della Repubblica dà il via libera a un governo di grande coalizione formato da Pd e Pdl. La delusione nelle sezioni democratiche del centro storico di Roma è lampante, i commenti emettono un’unica condanna: la classe dirigente è colpevole dell’ennesima sconfitta, intrappolata com’è in una fitta e ingarbugliata ragnatela di potere e dilaniata da annosi dissapori.

Le riprese dei dibattiti nei circoli si alternano a immagini di repertorio: le grandi manifestazioni oceaniche del Pci, dei movimenti femministi, ambientalisti e per la pace non possono non colpire lo spettatore, creano una sorta di ulteriore disorientamento. Su tutto ciò emerge una figura, quella di Enrico Berlinguer, un uomo di cui si sente la mancanza umana e politica, un leader che sapeva stare in mezzo alla gente, che sapeva parlare alla gente, capire i problemi.

Così, il film si snocciola tra presente e passato, tra quello che ha rappresentato la sinistra in Italia per milioni di persone e quello che rimane oggi di tutto ciò. Ovviamente l’ironia e il sarcasmo colpiscono in modo molto velato e raffinato gli eredi di quella tradizione, incapaci di essere semplicemente di sinistra.

Ma una domanda alla fine del film ritorna: What is Left? La sinistra è Alexander Langer, è Enrico Berlinguer, sono gli Inti-Illimani, solo per citare i riferimenti dei due registi nel film (un plauso personale per averceli riportati alla memoria),  uomini capaci di pensare alle differenze come ricchezza, alla pace come unica via per creare una società più giusta ed equa, capaci di dialogare e capire i problemi delle donne, dei lavoratori, dei vecchi e dei bambini e soprattutto in grado di non rinnegare il proprio passato guardando avanti. This is Left! Semplice no?

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Andrea Bevacqua insegna Lettere nei Centri per l'Educazione degli Adulti in provincia di Mantova. Attivista altermondista e pacifista, pratica forme di politica dal basso.
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