Le sorelle Macaluso di Emma Dante: in bilico tra la vita e la morte3 min read

14 Maggio 2014 Cultura -

Le sorelle Macaluso di Emma Dante: in bilico tra la vita e la morte3 min read

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Questa volta vorrei sbilanciarmi e dirvelo subito senza mezze parole: andate a vedere Le sorelle Macaluso di Emma Dante in scena fino al prossimo 18 Maggio al Piccolo Teatro Grassi e assisterete a un piccolo grande capolavoro, un gioiello che – a mio parere – brilla di tutto ciò che rende magico il teatro, che permette a un testo di elevarsi a spettacolo.Le sorelle Macaluso in bilico tra la vita e la morte

La regista palermitana torna a esplorare il tema della famiglia e dell’emarginazione con quella poetica, tutta carica della sua sicilianità, fatta di follia, tensione e condita da una punta di umorismo, che ormai rappresenta il suo marchio di fabbrica.

LA TRAMA

Protagoniste della pièce le 7 sorelle Macaluso, che inscenando una sorta di macabro corteo, si agitano sul palco per ricordare la storia della loro famiglia, fatta – esattamente come le storie delle famiglie tutte – di memoria, di sogni, di pianti, di sacrifici, di cose rinfacciate e di mai dette. Solo più tardi capiremo che è il funerale di una di loro e che questo piccolo popolo fatto di vivi e di morti si muove al confine tra il di qua e l’aldilà per portare via la defunta.Le sorelle Macaluso, in bilico tra la vita e la morte

Immagino un controluce, abiti scuri e un cammino. Una famiglia in movimento che entra ed esce dal buio […] vedo i sogni rimasti sospesi tra le ombre e la solitudine e vedo gli estinti stare davanti a noi con disinvoltura” (Emma Dante).

GLI ATTORI

Una trama che è solo un canovaccio ma intorno al quale i formidabili attori della Sud Costa Occidentale (la compagnia fondata da Emma Dante nel 1999) costruiscono una performance più che credibile, capace di portarci in tutti i luoghi evocati dalla storia della famiglia Macaluso in poco meno di un’ora e dimostrando quanto l’attore sia sempre stato al centro della ricerca drammaturgica e del percorso artistico della regista.

Un attore completo, che usa la voce, la gestualità, che sa come muovere il proprio corpo e che sa distinguersi dagli altri quando è necessario (meravigliosa la danza finale della defunta), ma che sa anche mettere la propria bravura al servizio della coralità: il corteo che si muove sul palco a inizio spettacolo come a percorrere le diagonali in una sala danza, lo fa con una precisione maniacale, capace di creare un sottotesto musicale tutt’altro che casuale anche col rumore provocato dallo scandire dei passi. E che ci riporta alle atmosfere tipiche delle performance di Pina Bausch.

L’USO DEL DIALETTO SICILIANO

La semplicità del testo scritto da Emma Dante permette a questo spettacolo di essere percepito a più livelli, ma comunque di arrivare al cuore dello spettatore: l’uso del dialetto siciliano non rappresenta un ostacolo alla comprensione della storia ma ci aiuta a contestualizzarla.

Dopo pochi minuti ci dimentichiamo che gli attori parlano una lingua che non capiamo con precisione perché siamo invece riusciti a immedesimarci, a trovare qualcosa della nostra storia in quella della famiglia Macaluso. Ed è così che lo spettacolo, per quanto mi riguarda, ha già fatto il suo dovere.

LA REGIA

Chapeau alla regista anche per tutte le scelte scenografiche, prima tra tutte per l’uso del buio come vero elemento scenico: come una sorta di vortice, è il buio che inghiotte i vivi e risputa fuori i morti, mostra e nasconde, incute terrore segnando il confine tra la terra e il cielo, confondendosi con gli abiti degli attori come per vestirli e svestirli – di vita, forse?

Alle 7 sorelle non restano che spade e scudi per lottare – al modo dei pupi siciliani – per la propria sopravvivenza contro una morte che evidentemente, alla fine, avrà la meglio. Ed ecco che quegli stessi scudi si trasformeranno nelle loro tombe, dalle quali spunteranno infine le loro fotografie.

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A 10 anni ripetevo le formule magiche delle mie eroine dei cartoni animati credendo che mi sarei trasformata in qualcuno. Ma non è mai successo. Poi ho iniziato col teatro: mi commuovevo per gli attori. Ho creduto che avrei fatto quel mestiere. Ma non è mai successo. Dopo una laurea in Beni culturali e una specializzazione alla Paolo Grassi, vedo tutti gli spettacoli teatrali e dopo fatico a tornare in me. E questo succede sempre.
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