Le avventure della serie Ufo Robot sbarcano in edicola4 min read

16 Settembre 2014 Cultura -

Le avventure della serie Ufo Robot sbarcano in edicola4 min read

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Le avventure della serie Ufo Robot sbarcano in edicola
@Federica Intorcia

L’altro giorno getto il consueto sguardo distratto alle primizie della mia edicola, e non ti vedo che esce in dvd la serie completa di Ufo Robot? A chi ha meno di 40 anni la cosa non fa né caldo né freddo, probabilmente. Lo capisco. Ma questa riedizione in grande stile mi spinge a rifletterci un po’ su, al di là dell’inevitabile tuffo nei ricordi.

Quando la serie Atlas Ufo Robot comparve su Rai 2 avevo otto anni. Era il 1978, un anno che identifico con l’omicidio Moro e i mondiali di calcio in Argentina. Ricordo che era la prima volta che vedevo un cartone giapponese (due anni prima era sbarcata in Italia la prima serie anime Barbapapà), e ricordo che presto scoppiò una vera mania tra i ragazzini: biascicavamo tutti con estrema naturalezza di ”lame rotanti’’, di ”alabarda spaziale” (le tipiche armi del robot Goldrake), della perfidia di Vega e via dicendo.

Ricordo che comparvero magliette, zaini, giocattoli e ogni sorta di gadget con impressa l’effigie del robot. E la sigla italiana, efficacissima combinazione di musica accattivante, un po’ funky come era proprio dei Seventies, e di parole tanto fantasiose e incisive quanto ingenue all’orecchio smaliziato di oggi (per inciso, la canzone vinse nel 1978 il Disco d’oro, poiché superò il milione di vendite: tra gli autori, musicisti di vaglia come Vince Tempera e Ares Tavolazzi).

Ma, una volta svanita la polvere della memoria, mi resta un dubbio: chi era Goldrake? Da dove veniva? Perché tanto successo da noi?

La serie Ufo Robot è un anime televisivo uscito in Giappone nel 1975 e basato su un manga di due anni precedente. è un tipico prodotto di quegli anni: animazione essenziale, trame coinvolgenti e forte componente morale.

Appartiene al sottogenere ”mecha” (dalla stessa radice di ”meccanica”), che indica grandi esseri robotici con un umano che li guida dall’interno (a ben vedere, anche i terribili tripodi della Guerra dei mondi di H. G. Wells sarebbero dei ”mecha”), esemplari unici al servizio dell’umanità e contro le forze del male.

La trama l’ho ricostruita con l’aiuto del web, me la ricordavo poco. Dunque: il principe Duke Fleed del pianeta Fleed capita gravemente ferito sulla Terra assieme al suo super-robot, Goldrake appunto. I cattivi sono i signori di Vega, che hanno semidistrutto la patria di Duke. Quest’ultimo è adottato da uno scienziato e vive sotto altro nome (Actarus) in una fattoria.

Tutta la saga di Goldrake e del suo condottiero è quindi una serie di spaventose battaglie contro i veghiani, i quali hanno deciso di invadere anche il nostro pianeta. Actarus si fa aiutare da coraggiosi terrestri quali il fido Alcor e la bella Venusia. La cosa più bella è la fantasia immaginifica con cui ogni volta sono realizzati i mostri di Vega, per la serie: il male sembra avere molte più facce del bene.

Le battaglie sono cruente, non di rado i combattenti nell’una ed altra fazione muoiono tragicamente (e questo non fa certo di Ufo Robot un prodotto per bambini troppo piccoli), e i valori in campo rispecchiano in pieno le tradizioni culturali nipponiche, comunque semplificate e rese essenziali in modo da essere facilmente esportabili.

Lo shintoismo, la religione nazionale giapponese, con la sua matrice animista che mescola squarci soprannaturali all’ordinarietà quotidiana; il buddismo nella variante zen; il senso dell’onore del mondo guerriero dei samurai; il ”giri”, la tensione laica al sacrificio individuale per raggiungere gli obiettivi del gruppo o della comunità; la lealtà, il senso del dovere come collante sociale… sono tutti elementi della realtà giapponese che troviamo, più o meno palesi, in un anime di sicuro successo commerciale come Ufo Robot.

Perché dare un’occhiata alle avventure di Goldrake oggi? Oltre a una curiosità nostalgica o antiquaria per i piccoli miti del recente passato, o la semplice voglia di rivedere quello che ti ha divertito da bambino, è interessante questa commistione di tecnologia (il ”corpo” del robot e le sue incessanti trasformazioni), etica (i principi ideali, continuamente enunciati, dibattuti e difesi) e puro intrattenimento (le armi favolose, le dimensioni colossali dei guerrieri, l’epica della difesa della Terra contro l’alieno, così potente negli anni ’70 e ’80), che costruisce un prodotto abbastanza godibile ad ogni età.

Fate così: ascoltate l’improbabile quanto accattivante sigla di Ufo Robot e vedete se vi viene voglia di saperne – anzi, di vederne! – di più.

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Aspirante antropologo, vive da sempre in habitat lagunar-fluviale veneto, per la precisione svolazza tra Laguna di Venezia, Sile e Piave. Decisamente glocal, ama lo stivale tutto (calzini fetidi inclusi), e prova a starci dietro, spesso in bici. Così dopo frivole escursioni nella giurisprudenza e nel non profit, ha deciso che è giunta seriamente l'ora di mettere la testa a posto e scrivere su tutto quello che gli piace.
2 Commenti
  1. Giuseppe S.

    Ciao Pier, si tratta forse di una ristampa perché un amico ce l'ha da qualche anno. Oltre un anno fa, ero a casa sua, vidi il DVD e mi misi in ginocchio perché me lo prestasse, ma lui -- inaspettatamente -- mi disse «te lo sconsiglio: vedere oggi quei cartoni, girati con quella tecnica tanto lontana nel tempo, fa solo tristezza...»; me ne parlò così desolatamente che alla fine i ruoli erano capovolti: io non lo volevo prendere per non rovinare l'immagine dell'Ufo robot nella mia memoria, lui voleva darmelo per dimostrarmi quanto diceva. Non l'ho preso. E secondo me neppure tu.

  2. Pier

    Forse quella odierna è una ristampa, sì. Mah, a parte questi inarrestabili assalti nostalgici, può essere utile per valutare le differenze di estetica tra i bambini di oggi e noi bambini di 35 anni fa.

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