Lago di Resia: storia del campanile che emerge dalle acque4 min read

30 Ottobre 2016 Viaggi -

Lago di Resia: storia del campanile che emerge dalle acque4 min read

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Lago di Resia in primavera
@Sergio via Flickr

La Val Venosta è un piccolo paradiso di montagna, un luogo ideale per la villeggiatura sia estiva che invernale. Nella bella stagione i turisti si dedicano al ciclismo o alle passeggiate, magari alla scoperta degli antichi canali di irrigazione che costituiscono la peculiarità del territorio: i Kandln, in legno, e i Waale, scavati nella roccia o nella terra. Durante l’inverno, invece, è lo sci a farla da padrone. Qui, a fine giornata, un lauto pasto a base di pan di cereali e formaggio di malga, accompagnato dalle celebri mele e da un buon vino come il Riesling o il Weißburgundler, riesce a soddisfare anche i palati più esigenti. Nel bellissimo scenario di questa valle altoatesina c’è un’immagine che, almeno una volta, vi sarà capitato di vedere: un tranquillo e placido lago di montagna dal quale spunta, solitario e quasi spaesato in mezzo a tutta quell’acqua, un campanile. Quel lago è il lago di Resia.

La storia del campanile che spunta dal lago di Resia

I turisti che arrivano sulle rive del lago di Resia si fermano affascinati: non capita tutti i giorni di vedere un campanile, dalla forma semplice e dall’aria robusta, che fa capolino dalle acque di un lago. In primavera, estate e autunno i colori della natura conferiscono a questa vista, già di per sé curiosa, un’aria dolce, solare o malinconica. Ma è in inverno, quando la superficie del lago si gela completamente, che la suggestione raggiunge il proprio apice: a volte è possibile raggiungere il campanile semplicemente passeggiando sul ghiaccio. Ma qual è la storia di questa severa e placida torre campanaria e perché si trova proprio in mezzo al lago come un dito alzato quasi a voler dire “non dimenticate”?

Curon Venosta stemma
@wikipedia.it

L’antico borgo di Curon Venosta: è rimasto solo il campanile. Il campanile che emerge dal lago di Resia può sembrare solo una curiosità, un’attrazione turistica originale che ha aggiunto una particolarità in più alla Val Venosta, incrementandone il flusso di visitatori. In effetti è innegabile che il campanile sia un’attrazione per i turisti e l’amore degli abitanti per la torre campanaria è testimoniato anche dallo stemma del paese di Curon Venosta, che rappresenta proprio il campanile immerso nel blu del lago, delimitato dal verde dell’erba e stagliato contro il bianco del cielo. Ma, per quanto tutto questo sia suggestivo, dietro alle belle immagini c’è una storia di dolore e sofferenza. Il campanile trecentesco, che era annesso alla chiesa di Santa Caterina, è infatti tutto ciò che rimane dell’antico borgo di Curon Venosta.

Un paese cancellato. Come per Fabbriche di Careggine in Toscana o Mologa in Russia, anche in questo caso l’allagamento del vecchio paese ha a che fare con una storia di avidità e con un bacino artificiale. Anticamente il lago di Resia era molto più piccolo e lì vicino si trovava un altro lago, quello di Curon, appunto. C’era poi, poco distante, il Lago di San Valentino alla Muta. Tanta abbondanza idrica non poteva passare inosservata e già nel 1920 il gruppo Montecatini presentò domanda per una concessione di sfruttamento dei tre laghi per produrre energia idroelettrica. Il progetto fu poi rallentato dalla guerra, ma, una volta lasciato alle spalle il periodo bellico, contrariamente alle speranze e alle aspettative degli abitanti esso fu ripreso e reso ancora più invasivo, con la progettazione di una diga che avrebbe completamente allagato il paese di Curon Venosta.
Gli abitanti della valle non si rassegnarono: si recarono a colloquio da Papa Pio XII e organizzarono una protesta davanti alla sede della Montecatini, ma niente servì. Nel 1950 la messa in opera della diga cancellò completamente il comune di Curon Venosta e parte di quello di Resia, che furono ricostruiti più a monte. Ben 150 famiglie contadine persero casa e terreni e la metà di esse non poté fare altro che emigrare.

Un campanile protetto. Di tutto l’antico borgo si salvò solo il campanile, che non poté essere abbattuto in quanto protetto dalle Belle Arti. Ancora oggi se ne sta lì, dritto come un soldato a guardia di un doloroso passato, impettito come il capitano di una nave ostinata che non vuole affondare. Se, un giorno, vi capiterà di passargli accanto e di fermarvi ad ammirarlo, fatelo in silenzio: sebbene le sue campane siano state rimosse nel 1950, prima dell’allagamento, la leggenda dice che ancora oggi sia possibile sentirle suonare, e che, nella loro voce, ci sia tutto il dolore e la disperazione di un paese che non esiste più.

Nelle pagine successive alcune immagini del lago di Resia e dell’antico campanile che emerge dalle sue acque.

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Fiorentina per nascita, pratese per residenza, cittadina del mondo per vocazione. Ama viaggiare, studiare le lingue, scrivere racconti, cantare, ballare, la musica, il teatro, i musei, l’arte. Scrive per ogaeitaly.net e recensisce libri per sololibri.net. Il suo peggior difetto è essere curiosa della vita. O è un pregio?
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