La mafia uccide solo d’estate: bugie di bambini, di grandi e della mafia3 min read

20 Gennaio 2014 Cultura -

La mafia uccide solo d’estate: bugie di bambini, di grandi e della mafia3 min read

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I bambini sono affamati di verità, soprattutto di quella che riguarda i loro affetti.

E così Arturo, il bambino di circa dieci anni protagonista de La mafia uccide solo d’estate, cerca le risposte ai suoi dubbi d’amore verso la compagna di classe Flora presso gli adulti che incontra: nel padre con le sue risposte allusive, in Giulio Andreotti visto in televisione e da subito scelto come guida sentimentale (chi l’avrebbe mai pensato…), nel magistrato Rocco Chinnici che gli fa scoprire le pastarelle di una nota pasticceria palermitana e lo induce a rendere noto il suo amore.La-Mafia-Uccide-Solo-D-Estate

Il fatto è che mentre cerca risposte legate all’amore, inizia a incontrare sulla sua strada la mafia e a porsi le prime domande su questa.

Il mistero che aleggia attorno alla mafia è affascinante per Arturo, la mafia è malvagia e fa cose brutte, ma allo stesso tempo non si vede, forse addirittura non esiste, la gente si ammazza per le donne mica per la mafia dice suo padre.

Quando Arturo scopre che al piano sotto casa sua si nasconde un boss mafioso decide di portare Flora a vederlo. “Vuoi venire a vedere un vero boss mafioso?”. E lei, desiderosa di avventure, lo segue, salvo poi scoprire, parlando con il presunto boss, che questi è un giornalista. “Sei il solito bugiardo Arturo!” gli dice offesa la bambina.

Il gioco tra bugie e verità d’amore si intreccia con le bugie e le verità sulla mafia, tanto che il giorno dell’omicidio di Chinnici, guarda caso in pasticceria, Arturo rivela a Flora che per tutte quelle mattine era stato lui (e non il furbo compagno di classe) a lasciarle le pastarelle sul banco, ma che quel giorno non gliele avrebbe portate perché erano piene di proiettili.

“Papà la mafia potrebbe farci qualcosa di brutto?” chiede Arturo dopo l’episodio della pasticceria. “Ma no stai tranquillo, dormi… la mafia uccide solo d’estate, adesso è inverno, di che ti preoccupi?”.

Bugie, mezze verità, gli adulti si preoccupano di tutelare i bambini da verità troppo sconvolgenti, oppure di tutelare se stessi da chi non vuole che la verità circoli troppo liberamente. Ma i bambini oltre che fragili sono anche curiosi e vogliono sapere, e per Arturo l’incontro con il giornalista presunto boss diventa illuminante, tanto che nell’intervista-premio al prefetto Dalla Chiesa, che la scuola gli assegna, il nostro protagonista inizia a fare domande che vanno dritte al cuore della questione: “Perché Andreotti dice che la mafia non è un’emergenza in Sicilia?”. Non lo sa, ancora, che quelle sono domande scomode.

E l’amore per Flora? Per un po’ va in naftalina, visto che lei parte con la famiglia per la Svizzera, ma Arturo non si rassegna e attende con pazienza il suo ritorno. Anni dopo, quando ormai sono giovani adulti, ad avvicinarli è il lavoro comune per la campagna elettorale di un politico, Salvo Lima!la-mafia-uccide-solo-d'estate

Il film prosegue, attentato dopo attentato, fino ai funerali di Falcone e della sua scorta, fino alle parole della vedova dell’agente che piangendo dice rivolta ai mafiosi “io vi perdono, ma voi dovete chiedermelo in ginocchio”, fino a quando il bisogno di verità diventa bisogno di giustizia ed esplode, tra la folla, carico di indignazione ma anche di passione, la stessa che finalmente porta Arturo e Flora ad abbracciarsi e baciarsi, proprio lì, al funerale delle vittime di mafia.

Strano paradosso la storia dei due, bella metafora sull’amore per la verità che alla fine è amore e basta, da cercare, inseguire, aspettare, e poi trasmettere, come fanno i due protagonisti alla fine portando il loro bambino neonato in visita alle targhe, sparse per Palermo, che commemorano i magistrati uccisi dalla mafia. Sembrano voler dire “noi non ti mentiamo piccolo, la via da seguire è questa, per quanto difficile e dolorosa”.

Grazie Pif per il coraggio di accostare temi apparentemente così distanti.

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Pensa che ho studiato Lettere con indirizzo Comunicazioni Sociali per fare il giornalista. Risultato? Mi son trovato a lavorare nell'educazione. Allora mi sono messo a studiare questioni educative per poi ritrovarmi a scrivere sempre di più. Di questo passo allora mi piace il cinema perché ho seguito corsi di teatro e amo lo sport perché ho studiato a lungo come montare le poltrone Ikea... Di sicuro c'è che son nato sulle sponde del Naviglio Martesana e ora mi trovo a rimirare il porto di Genova dalla finestra di casa: meglio non progettarmi a lungo termine!
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